Lobby

Lobby, la Camera approva il regolamento. Nessuna sanzione ai deputati ma compreremo i pc ai ‘portatori d’interessi’

L'Ufficio di Presidenza approva il testo che per la prima volta disciplina l'ingresso a Montecitorio. Restano tutte le ombre sulla loro agibilità e sulla mancata responsabilizzazione degli onorevoli. Ecco perché

La Camera dei Deputati ha il suo registro delle lobby. Il testo è stato approvato oggi dal plenum dell’Ufficio di presidenza ed entrerà in vigore a 30 giorni. Che sia davvero una buona notizia però è da vedere. Il testo non è ancora disponibile perché gli uffici stanno provvedendo ad “armonizzarlo” con gli ultimi emendamenti che, a detta degli estensori, non cambiano la sostanza dei sette articoli approntati un anno fa dall’apposito gruppo di lavoro. “Un passo avanti decisi verso la trasparenza”, esulta il deputato di Sinistra Italiana Gianni Melilla, componente dell’ufficio di Presidenza di Montecitorio. Nelle votazioni si registra però l’astensione di Simone Baldelli e Gregorio Fontana di Fi, Riccardo Fraccaro (M5S) , Giulio Sottanelli di Sci-Ala. Fraccaro lo dice senza mezzi termini: “Questo regolamento non serve a nulla e può fare danni”.

Perché? Non mette una sbarra ai lobbisti condannati, se la condanna è avvenuta oltre dieci anni fa, pecca già raccontata dal fattoquotidiano.it. Resta il problema di come viene tracciata la presenza del lobbista e la reale natura di quella presenza a Montecitorio. Di fatto il registro che sarà istituito e pubblicato sul sito della Camera dà conto dei soggetti come una sorta di anagrafe ma non dei movimenti e dei reali motivi che li spingono nel Palazzo. Il lobbista di turno non potrà sostare in Transatlantico né davanti alle commissioni. “Ma nulla gli vieta di gironzolare per i corridoi o agganciare il deputato alla buvette e fare lì la sua attività di lobby”, dice Fraccaro. “Basta la sottoscrizione di un non meglio specificato modulo e gli viene dato accesso illimitato a tutte le altre pertinenze di Montecitorio, senza limiti di spazio o di orario. Manca la trasparenza dove serve e cioè sul merito – insiste Fraccaro – Non conta chi incontrano i lobbisti ma se e quando i portatori d’interessi propongono una modifica normativa a tutela dei loro specifici interessi. E tutto questo non è regolamentato”.

A spese dell’Ufficio di Presidenza, cioè del contribuente, verrà poi creato un ufficio con postazioni elettroniche per il lobbista che dovrà registrarsi. Lo lascia intendere la coda dell’articolo tre quando parla di “individuazione di locali e attrezzature”. Non è previsto infatti un contributo economico da chi rappresenta multinazionali, imprese, associazioni industriali. Qualche dubbio anche sugli aspetti sanzionatori. Sono tutti in capo ai soli lobbisti che incorrono nella cancellazione dal registro e nell’impossibilità di entrare nella stanza dei bottoni se non si dichiarano e non si attengono alle disposizioni. Ma gli affari hanno due contraenti e il regolamento nulla dice sulla condotta dei deputati, non contempla alcun obbligo per loro e di riflesso nessuna sanzione.