Cosa Nostra

Catania, il magistrato Gozzo assolto dall’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio

L'attuale sostituto pg di Palermo era finito a processo per un'intercettazione di Totò Riina pubblicata da Il Fatto Quotidiano nel 2013. Per quella vicenda erano state perquisite le case di due cronisti del giornale. Accusato di essere la fonte del documento, è stato assolto "per non aver commesso il fatto"

Il sostituto procuratore generale di Palermo, Nico Gozzo, è stato assolto dal Tribunale di Catania “per non aver commesso il fatto” dall’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio. L’inchiesta sull’allora procuratore aggiunto di Caltanissetta era stata aperta dopo la pubblicazione, sul Fatto Quotidiano nel 2013, del contenuto di alcune intercettazioni in carcere tra il capomafia Totò Riina e i familiari. In particolare, Il Fatto virgolettava una frase del padrino corleonese ritenuta ambigua dagli investigatori. “Quest’anno la Juve è una bomba”, diceva Riina. Parole apparentemente innocue che, a dire dei pm, avrebbero nascosto una minaccia a uno dei magistrati palermitani che indaga sulla trattativa Stato-mafia.

Dopo la pubblicazione dell’articolo venne aperta un’indagine dai pm di Caltanissetta che, ipotizzando il coinvolgimento di un collega del distretto, trasmisero tutto a Catania. Vennero perquisite le abitazioni di due cronisti del Fatto e a casa di una di loro fu trovato un file dal quale, secondo l’accusa, sarebbe stato possibile dedurre un ruolo di Gozzo nella fuga di notizie. Gli avvocati del magistrato, Francesco Crescimanno e Roberta Pezzano hanno però ottenuto la sentenza di assoluzione dalle accuse.