Trash-Chic

Briatore, mummie e silicone. Il recupero “smart” del Tunnel Borbonico

Napule senza famiglie. Napule senza figlie. Napule ca s’appiglie. Napule senza ddie. 
Napule addo’ Marie i sanghe se ’nfonne. Napule cundannate. Napule ce sta ’u sole. 
Napule ce sta ’a luna. Napule cacata. Napule chiavata. Napule munnezze. Napule priezze. Napule a piezze. Napule r’ ’u ffuoche. Napule sfriggiata. Napule alliccata. Napule cu ’a pummarole. Napule ’mpesa ’a funa…

Sono gli urli di dolore di Mimmo Borrelli, drammaturgo multiforme. Alcuni li sussurra, altri li grida. 473 quartine, tutte d’un fiato. E travolge, lasciandolo senza fiato, il parterre di ospiti nel seminterrato di Palazzo Serra di Cassano.
Mimmo era sbucato dall’oscurità, attraversando un ipogeo scavato nelle viscere della Napoli antica, accompagnato dal geolologo Gianluca Minim. Qualche tempo prima anche anche il sindaco De Magistris si era infilato in testa un caschetto da operaio e si era calato nel ventre della città dove una task force di volontari continua a scavare estraendo da quello che fu il Tunnel Borbonico (530 metri di fuga verso il mare voluta dal re Ferdinando II) di tutto e di più: carcasse di auto, scheletri di motociclette, lavatrici, cumuli di medicinali scaduti, piramidi di munezza diventati reperti archeologici. Praticamente una discarica underground ante/litteram (le eco/balle sono un’eredità diell’amministrazione Bassolino) che adesso brilla come una cattedrale sotterranea di tufo con pareti alte fino a 30 metri.

Mimmo, a riflettori spenti è una persona estremamente semplice, anche un po’ timida, dall’elegante profilo greco. E’ il contrario della forza che sprigiona in scena: “E’ solo la passione che mi spinge ad andare avanti e perseverare con l’unica strada che conosco fin da bambino il lavoro dal basso”. Anche Michele Santoro è rimasto soggiogato da tanta bravura e visto che lui ama i contrasti stridenti aveva invitato Borrelli in tivù per metterlo di fianco a Briatore sul palchetto di “Italia” in onda su RAI Due.
Ecco, due mondi che più agli antipodi non si possono immaginare: il primo rappresenta l’incarnazione genuina dell’impegno sociale, il secondo (oddio, mi basterà lo spazio consentitomi dalla rubrica?) è la sfacciata ostentazione del cafonal/pop. E mentre Mimmo declamava il suo vibrante monologo la telecamera inquadrava il faccione di Briatore che lo guardava con quella aria un po’ da pesce bollito come a dirsi: “Che ‘sta a dire!”.
Le mummie puzzano. Emanavano un olezzo che allontanava con un fazzoletto davanti alla bocca i visitatori del Museo Archeologico di Napoli. E’ così sono state allontanate e sottoposte a un certosino restauro. Nei giorni scorsi sono ritornate in sarcofago (alcune risalgono al 300 a.c.) e di nuovo in bella mostra. Alle fine i corpi mummificati sono stati scagionati, a puzzare  erano certi finimenti di silicone del vecchio allestimento.
Silicone killer? Mi vengono in mente le facce tumefatte di soubrettine e sciurette sfigurate da gonfiamenti, sporgenze, turgori di silicone. E se volti e tette incominciassero a sprigionare cattivi odori per un silicone, chennesò, scaduto, andato a male? A quale restauratore potrebbero rivolgersi?

twitter: @januariapiromal