Diritti

Rom, l’affare da migliaia di euro per gli sgomberi voluti dal Comune di Roma

Marinela ogni giorno ingoia le pillole che lo psichiatra dell’Asl le prescrive da 2 anni per la sua insonnia e i frequenti vuoti di memoria pur avendo piena consapevolezza di essere una donna rom con tre figli. Sa anche di essere suo malgrado una vera “nomade” perché negli ultimi 3 anni ha cambiato casa 5 volte e un nuovo domicilio l’aspetta. Quello che nessuno gli ha spiegato è che è anche una “gallina dalle uova d’oro” funzionale al “sistema campi” della Capitale, fatto per arricchire pochi sulle disgrazie di molti.

L’ho incontrata per la prima volta 5 anni fa quando, in una tiepida serata autunnale, sono andata a trovarla nell’insediamento presso il quale risiedeva lungo la via Nomentana. Eravamo in piena “emergenza nomadi” e il “villaggio” della Cesarina nel quale viveva con la sua famiglia era rappresentato da due file di container malmessi infestati da topi e scarafaggi. Quella sera Marinela era felice perché il giorno prima aveva firmato il nuovo contratto di lavoro part-time come commessa. Era orgogliosa per la stabilizzazione e per essere riuscita a nascondere fino alla fine il suo essere rom al datore di lavoro. Se anche il marito fosse riuscito ad avere un contratto duraturo, la ricerca di un affitto sarebbe stata il passo successivo. Mi aveva colpito la sua intraprendenza e la lucidità con la quale intendeva costruire le tappe di un futuro in autonomia.

Dopo brevi incontri occasionali ci siamo rivisti ne dicembre 2013. Il Comune, attraverso una lettera scritta dal nuovo assessore della giunta Marino, doveva chiudere l’insediamento per lavori di rifacimento e intendeva trasferirla per 4 mesi nel “Best House Rom”, una struttura per soli rom nota per non avere finestre all’interno delle stanze. Marinela ha dovuto accettare la proposta senza sapere che i 4 mesi sarebbero diventati 24, di lì a poco il marito avrebbe iniziato a bere, lei a soffrire di insonnia e sbalzi di umore fino a perdere il lavoro.

In seguito ho rivisto Marinela solo in occasione dei trasferimenti imposti dal Comune di Roma. A fine 2015 il “Best House Rom” è stato chiuso e lei, che intanto si era separata dal marito e aveva visto nascere il terzo figlio, è stata collocata nell’ex Cartiera di via Salaria, altra struttura per soli rom, anch’essa senza finestre e sovraffollata oltre che da persone, anche da topi. Sette mesi dopo anche l’ex Cartiera è stata chiusa perché la giunta Raggi intende “superare i campi” e lei è stata accompagnata nel Centro di Raccolta di via Amarilli. La scorsa settimana le è stata consegnata una lettera: prossimo trasferimento nel Camping River, uno dei “villaggi a 5 Stelle” della nuova amministrazione.

Oggi Marinela ha 34 anni, non sogna più e non pensa più al futuro. Ormai esegue tutto alla lettera, non oppone più resistenza, fa quello che le viene detto. Non ha più lavoro e da tempo non riesce a seguire le figlie più grandi diventate adolescenti. A breve anche il Camping River sarà chiuso perché il Comune di Roma ha deciso di costruire un nuovo “villaggio” dove sarà trasferita. Marinela è una donna rimasta sola che deve gestire 3 figli e un esaurimento nervoso. Lei ha pochi amici e quasi nessuno è disposto a prendersi cura di lei.

Il “villaggio” della Cesarina, aperto dal sindaco Veltroni nel 2003, era gestito da una società che per l’accoglienza della famiglia di Marinela riceveva ogni anno quasi 18.000 euro. Lei è rimasta lì 10 anni. Nel “Best House Rom” è rimasta invece due anni e il gestore ha incassato per loro quattro 78.000 euro. Presso l’ex Cartiera di Via Salaria il costo che il Comune ha dovuto sostenere per la sua famiglia è stato pari a 12.000 euro mentre nel Centro di Raccolta di via Amarilli, per i 3 mesi l’importo ha superato i 17.000 euro. Nel Camping River resterà presumibilmente fino a dicembre ed il gestore incasserà 4.000 euro; nel nuovo “villaggio” il Comune ha già preventivato una spesa a famiglia di 15.000 per il 2017. Marilena non ha visto un centesimo e nulla è stato previsto per sostenere la sua inclusione.

Le “uova d’oro” generate dalla famiglia di Marinela hanno un valore superiore ai 300.000 euro: 1.800 euro al mese per 14 anni, corrisposte dal Comune di Roma a cooperative e associazioni del sociale per custodire la famiglia di Marinela in una vita in diverse “batterie” che inizia sotto Veltroni, continua con Alemanno, Marino, Raggi. Marinela è una persona diversa da quando l’ho conosciuta, pur rimanendo sempre una donna rom e una “gallina dalle uova d’oro”.