'ndrangheta

‘Ndrangheta, condannato audito in Senato sulla legge Delrio. M5s: “Finocchiaro spieghi in Antimafia”

Nel 2014 l'avvocato Paolo Romeo ha illustrato le sue proposte di modifica sulla riforma delle province davanti alla Commissione affari costituzionali. Nonostante avesse scontato una pena definitiva per concorso esterno. Due anni più tardi è stato arrestato nel filone d'inchiesta "Mammasantissima", dalle cui carte emerge che a invitarlo fu un senatore Ncd. Giarrusso: "Non basta: vogliamo sapere dalla presidente della commissione come sia potuto accadere"

Chi ha invitato in Senato un condannato definitivo per mafia – che per giunta sarebbe stato di nuovo arrestato due anni dopo con accuse gravissime – a discutere di una legge dello Stato, in particolare la riforma delle Province? Per scoprirlo, il senatore M5s Mario Michele Giarrusso chiede a Rosy Bindi, presidente della Commissione parlamentare antimafia, di convocare la senatrice Pd Anna Finocchiaro, presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, dove si è consumato il fattaccio.

Il personaggio che il 16 gennaio 2014 è stato convocato in Ufficio di presidenza a dire la sua sulla riforma Delrio è l’avvocato Paolo Romeo, di Reggio Calabria, che all’epoca aveva già alle spalle una condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, rimediata nell’inchiesta Olimpia e scontata in carcere. E già è abbastanza per domandarsi che cosa ci facesse in Senato. Ma due anni dopo l’audizione, il 10 maggio 2016, l’avvocato Romeo è stato nuovamente arrestato su richiesta della Procura di Reggio con l’accusa – nientemeno – di essere al vertice del sistema politico-criminale collegato alla ‘ndrangheta che da anni, secondo i pm, gestisce il potere reale nella provincia reggina. E ancora, il 15 luglio, Romeo è stato raggiunto in carcere da un altro ordine di custodia, nella nota inchiesta “Mammasantissima”, quella che ha portato fra l’altro alla richiesta di arresto per il senatore di Gal Antonio Caridi.

La storia dell’imbarazzante invito è emersa, nel torpore di inizio agosto, proprio durante la discussione del caso Caridi in Senato. Nell’occasione, la senatrice Finocchiaro ha precisato in aula: “Non è stato Paolo Romeo a chiedere di essere audito”, la richiesta è arrivata da “un gruppo parlamentare” che ha presentato l’avvocato condannato per mafia come un rappresentante “dell’associazione Cittadinanzattiva (che ha sempre smentito qualsiasi legame, ndr)”. Ma quale fosse il gruppo parlamentare responsabile di quell’invito, nessuno lo ha mai spiegato ufficialmente. Le carte dell’inchiesta Mammasantissima lo indicano in Giuseppe Esposito dell’Ncd. Ma secondo Giarrusso non basta. “Vogliamo sentire il nome dalla Finocchiaro, e soprattutto sapere come sia potuto accadere che un condannato per mafia sia potuto entrare in Parlamento a proporre modifiche di una legge dello Stato”, spiega il senatore 5 Stelle a ilfattoquotidiano.it. “Dobbiamo capire fino a che punto è profonda e grave l’interferenza dei poteri mafiosi all’interno del Senato: dalla presidente Finocchiaro dobbiamo sapere in quali acque nuotava lo squalo”.

Nelle intercettazioni di Mammasantissima – prosegue Giarrusso nella richiesta alla Bindi – “si fa riferimento a diversi interlocutori del Romeo in Senato che sarebbero stati ringraziati a mezzo stampa e che avrebbero dovuto perorare la causa e gli emendamenti che lo stesso Romeo dice di aver preparato e fatto presentare. Si tratta di una gravissima e inquietante interferenza nell’attività del massimo organo legislativo del nostro Paese”.