Musica

Rap, vent’anni senza Tupac

Oggi è il ventesimo anniversario dell’omicidio di Tupac Amaru Shakur, uno dei due o tre rapper di cui si può veramente dire che abbiano cambiato la storia della musica in generale e non soltanto dell’Hip-Hop.

1996: siamo in mezzo a quella che è considerata, a ragione, la golden age del rap, ma è anche un periodo funestato da numerosi episodi di violenza e dalla celebre faida tra East Coast e West Coast. Entrambe le fazioni vedono uccisi i propri artisti più rappresentativi (appunto Tupac per la West Coast e Notorious B.I.G. per la East Coast) nel giro di pochi mesi, ed entrambi in circostanze mai chiarite fino in fondo.

Sarebbe molto facile – ma anche molto superficiale – catalogare Shakur per gli oltre 85 milioni di dischi venduti, i tatuaggi, il look che ha influenzato generazioni di rapper a venire. In realtà, a vent’anni dalla sua morte, i tempi sono maturi per tracciare un’analisi politica di questa figura, così come è stato fatto già da tempo con Bob Marley e John Lennon.

L’elemento più importante nella formazione della coscienza sociale del giovane ‘Pac è senza dubbio l’influenza della madre, Afeni Shakur (scomparsa a maggio 2016), rivoluzionaria e militante delle Pantere Nere, che dà alla luce il figlio soltanto un mese dopo essere uscita dal carcere: Afeni è infatti una dei Panther 21, gruppo di attivisti antirazzisti che vengono assolti da accuse pesantissime solo dopo una battaglia legale e politica che fa storia. Lo stesso nome con cui viene ribattezzato il bambino, Tupac Amaru, riprende quello del rivoluzionario sudamericano che guidò la rivolta indigena contro i colonizzatori spagnoli, mentre suo padre adottivo, Mutulu Shakur, è per anni nella lista Fbi dei Most Wanted e la zia Assata Shakur è ancora oggi in esilio forzato a Cuba essendo ricercata in tutti gli Stati Uniti.

Allo stesso tempo, è impossibile non vedere l’influenza, nella poetica e nella ispirazione di Tupac, del periodo più nero della sua infanzia, quello della povertà e della caduta della madre nella spirale del crack, che dà una prospettiva della vita ben diversa a quello che era già considerato un brillante studente e un giovane poeta.

La discografia e la scrittura in versi di Shakur sono quindi un compendio, nel bene e nel male, di quello che succede nelle periferie afroamericane di quegli anni: l’attivismo e la lotta per i diritti, ma anche la ricerca dell’affermazione personale, del denaro, dei beni materiali. La delicatezza e la profondità di Brenda’s Got a Baby, che racconta la drammatica storia di una giovanissima madre povera del ghetto, e il pugno nella faccia di Hit ‘Em Up, in cui il rapper si vanta di aver fatto sesso con la moglie del rivale Notorious B.I.G. Il progetto “Underground Railroad” per tenere i ragazzi lontani dalla droga tramite la musica e la condanna per abuso sessuale, accusa che il rapper nega sempre con veemenza e che probabilmente mette fine alla relazione con Madonna. Tupac rappresenta gli anni ’90 come nessun altro.

Riascoltando le sue canzoni, a volte mi rendo conto che i beat sono superati, figli di un periodo in cui bisognava distinguersi nettamente fino al punto di cadere nello stereotipo. Quello che rimane granitico è il flusso delle rime, il contenuto, la personalità mostruosa di questo gigante. Pac vive.

Can you see the pride in the Panther
As he grows in splendor and grace
Toppling obstacles placed in the way,
of the progression of his race. 

Can you see the pride in the Panther
as she nurtures her young all alone
The seed must grow regardless
of the fact that it is planted in stone. 

Can you see the pride in the Panther
as they unify as one.
The flower blooms with brilliance,
and outshines the rays of the sun.