Società

Tatuaggi, quando la religione è incisa sulla pelle

Le questioni religiose risuonano tristemente nell’agenda europea dopo la serie di attentati a Parigi (gennaio e novembre 2015), Bruxelles (marzo 2016) e Nizza (luglio 2016), perpetrati da un gruppo integralista che rivendica un’identità islamica e professa di combattere società empie come quelle occidentali.

Temi che sembravano superati nelle società occidentali, improntate al rispetto della neutralità nelle relazioni Stato-società e all’indifferenza rispetto al fattore religioso, ma che sono tornati al centro dell’attenzione in Europa. Vi sono vari modi per descrivere questa centralità e in questo post la mia attenzione sarà portata sui tatuaggi come segno di appartenenza e di distinzione. Non parlerò dei tatuaggi in generale ma soltanto di quelli religiosi, e per riprendere il titolo di un articolo della Matinale del 4 settembre, quelli che possiamo definire “religione sulla pelle”.

Nonostante le prese di posizione contrarie dei rabbini, i giovani israeliani ricorrono ai tatuaggi sempre più spesso. Questa pratica mette in discussione l’esortazione della Torah “non farete incisioni sul vostro corpo” (Deutoronomio 14,1) principio ripetuto nel Levitico 19,28 “non vi farete incisioni nella carne per un morto, né vi stamperete segno addosso”, ma soprattutto potrebbe suonare oltremodo offensivo nei confronti di quegli ebrei che furono marchiati perennemente dai nazisti. Si trattava di un numero, di un marchio perenne che si apponeva alle bestie e così facendo vi era il proposito di offendere la religione ebraica che vietava come abbiamo visto qualsiasi tatuaggio.

I tempi sono cambiati e oggi i giovani israeliani ricorrono molto spesso al tatuaggio imitando attori, gente dello spettacolo, calciatori. La scrittura si presta ad alcune rappresentazioni grafiche estremamente raffinate e l’incisione di zion sono frequenti come quelli di shalom. Alcuni poi si fanno incidere intere frasi della Torah e non mancano tatuaggi più futili. Mostrare la propria appartenenza religiosa appare il movimento che spinge questi giovani a un tipo di marchio che li contraddistingue dagli altri, come il portare la kippah per non essere confusi con un arabo mentre si è ebreo sefardita. La stessa cosa fanno i palestinesi quando indossano la kefiah per le vie di Gerusalemme vecchia. Non si tratta solo di una tradizione, ma anche della preoccupazione di non essere scambiato con un ebreo sefardita a causa dei tratti somatici molto simili.

Ma i tatuaggi non sono solo in appannaggio dei giovani ebrei, gli sciiti da diversi anni hanno trovato il modo di esprimere la loro fede e la loro identità religiosa. Anche in questo caso la grafia si presta a tatuaggi cromatici, ma sono i motivi religiosi quelli che prevalgono e fra questi quelli che ricordano l’imam nascosto che secondo gli sciiti dovrà ancora manifestarsi. In questo caso ad esempio si fanno tatuare il 313, il numero dei compagni dell’esercito dell’ultimo imam Mahdi, che tornerà per salvare il mondo dall’oppressione. Quest’ultima moda è legata alla situazione politica e all’impegno degli sciiti nella guerra di Siria al fianco di Assad.

Non sono da meno i cattolici nonostante il divieto espresso nel Levitico, come abbiamo detto prima. Se si fa una piccola ricerca sui siti web incontriamo molti che fanno la domanda se tatuarsi sia peccato o meno. Per buona pace di molti che rispondono con argomentazioni bibliche, la moda del tatuaggio si diffonde sempre più. Quello di carattere religioso ha un suo posto definito, ma non è certo quello più diffuso e la varietà dei tatuaggi è tale da non poter fare una tipologia.

Quello che va ricordato è che mentre il tatuaggio era simbolo di galera o ancora nel panorama internazionale era legato alla yakuza, l’organizzazione criminale giapponese, ora tutto questo è sorpassato. Rimane da chiedersi se è prevalente in questa moda il senso estetico e la possibilità offerta all’uomo o alla donna di modificare i tratti della propria bellezza, come accade nella chirurgia plastica, o rappresenta qualcosa d’altro. E’ indubbio che, a parte questo aspetto, il ricorrere al tatuaggio con riferimenti religiosi è come, per alcuni, indossare il proprio credo e fare di questa unicità la propria bandiera. In un mondo che cerca di mescolarsi, grazie alla mondializzazione e alle spinte migratorie, vi è un altro mondo che ricorre al tatuaggio religioso per distinguersi dagli altri.