Ambiente & Veleni

Rifiuti Roma, una semplice proposta

Sommessamente avanzerei una proposta sui rifiuti di Roma. Talmente semplice che dovrebbe essere ovvia. Talmente ovvia che mi chiedo se il ragionamento che mi porta a farla non sia sbagliato da qualche parte: forse qualcosa mi è sfuggito? Espongo dunque il ragionamento, in modo che possa essere integrato e corretto.

Innanzitutto chiariamo che lo scontro polemico in atto – quello per intenderci che vede come protagonisti attivi l’assessora all’Ambiente Paola Muraro, il presidente dimissionario di Ama Daniele Fortini e alcuni cronisti – non è, non si presenta come uno scontro tra diverse strategie, diverse filosofie su cosa fare, su come sia meglio gestire i rifiuti romani. Tant’è che quando si è presentata in questi giorni una posizione effettivamente diversa sul da farsi, e cioè quando il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha detto che bisognerebbe costruire un inceneritore, sia la Regione a guida Pd che il Comune a guida 5 stelle hanno risposto di no. I duellanti sembrano condividere la strategia raccolta differenziata- riciclo come asse centrale. Lo scontro in atto, il duello mediatico-politico è incentrato su accuse retrospettive più o meno chiare sulle inefficienze in atto, e su possibili più o meno oscure omertà con personaggi più o meno colpevoli.

Diventa difficile schierarsi in un contesto del genere e anzi si ha l’impressione che più si parla di rifiuti in questi termini dietrologici e meno se ne parla in termini di cultura ambientale e civica. Mi sembra di aver capito comunque che esista una difficoltà contingente di collocazione per alcune centinaia di tonnellate di rifiuti indifferenziati: difficoltà che si traduce anche in rallentamenti nella raccolta e nella pulizia. Ora, prima ancora di qualunque trovata più o meno geniale o necessaria sugli impianti, vorrei far presente che Ama raccoglie comunque ogni giorno più di 2.500 tonnellate di rifiuti indifferenziati e circa 2mila di differenziati (almeno apparentemente differenziati, cioè contenuti nei cassonetti o sacchi destinati alle varie frazioni da avviare a riciclo.)

Chi legge un intervento come questo che sto scrivendo sa benissimo che facendo un po’ di attenzione differenzia oltre l’80% dei rifiuti che passano per le sue mani. Un poco più di attenzione e di impegno da parte non dico della maggioranza, ma di una minoranza dei cittadini romani risolverebbero automaticamente il problema, riducendo i rifiuti indifferenziati di parecchie centinaia di tonnellate al giorno. Provo a dirlo in termini un pochino più consoni al clima mediatico: Virginia Raggi ha vinto con più di 700mila voti, basterebbe che la metà dei suoi elettori si occupasse di differenziare o far differenziare un chilo al giorno e già si darebbe un bel respiro a tutta la gestione. Non sto parlando del volontariato per pulire la città, che pure è importante e tornerà fuori per la manifestazione Puliamo il Mondo di fine settembre, ma semplicemente di rispettare le regole. La raccolta differenziata infatti, anche là dove ci sono ancora i cassonetti stradali e non solo dove c’è già il porta a porta, è un obbligo. Perché, a partire dalla sindaca Raggi, non si fa a gara a promuovere la differenziazione dei rifiuti da parte del primo e più importante operatore, ovvero i cittadini?