Economia

Strade provinciali, con i tagli ai fondi manutenzione in stallo. “Decine di arterie chiuse, rischi per la sicurezza”

A Nuoro il dirigente delle Infrastrutture ha dovuto ridurre i limiti di velocità su otto strade: troppo malconce per percorrerle a più di 50 chilometri l'ora. Lo stesso a Reggio Emilia. Nel Cilento la provinciale Ottati-Castelcivita è bloccata da un anno da un masso mai rimosso. Allarme anche in Abruzzo e Toscana, mentre in Lazio la competenza è passata alla Regione ma mancano comunque i soldi

Dal Veneto alla Puglia, dalla Toscana alla Campania: abbandonate, piene di buche, a rischio frane. Sono le strade provinciali, vittime della riforma degli enti locali. Perché se nel 2014 sono state 33 le Province che non hanno rispettato il patto di stabilità e due, Biella e Vibo Valentia, sono fallite, altre 40 su 76 (comprese Biella e Vibo) stando ai dati dello stesso governo rischiano il dissesto a causa dei tagli imposti dalla legge di Stabilità 2015 . E tra le competenze che, dopo la rivoluzione targata Graziano Delrio, restano a questi enti c’è proprio la manutenzione stradale. Senza soldi, però. Secondo il Sose, la società pubblica che si occupa di stabilire i criteri di efficienza della spesa pubblica, dal 2013 al 2015 gli investimenti per la sicurezza dei 130mila chilometri di strade provinciali sono crollati da 7.318 euro a 2.170 euro per chilometro. “Negli ultimi due anni – conferma l’Upi (Unione province d’Italia) le risorse a disposizione degli Enti di Area Vasta per la gestione delle strade provinciali sono diminuite del 60%”. Il risultato? “Decine di arterie sono state chiuse e, in alcune regioni, per evitare incidenti è stato necessario abbassare i limiti di velocità (anche fino a 30 chilometri all’ora)”, conferma l’Unione a ilfattoquotidiano.it.

L’UPI: “I CONTI NON TORNANO” – Con il decreto legge sugli enti locali appena approvato in via definitiva sono stati stanziati 48 milioni per le funzioni fondamentali delle Province e 100 milioni del Fondo Anas per la manutenzione straordinaria delle strade. Il decreto ha anche disapplicato le sanzioni per il mancato rispetto del patto di stabilità nel 2015 a carico delle Città metropolitane e del 50 per cento delle vecchie Province. Parliamo di un miliardo di euro che, senza sanatoria, si sarebbe aggiunto alla riduzione della spesa corrente prescritta per il 2016. Novecento milioni di euro rispetto al 2015, di cui 650 milioni a carico degli enti di area vasta e 250 milioni a carico delle città metropolitane. Il decreto, dunque, a prima vista ha concesso una boccata d’ossigeno. Ma non per tutti. Secondo Giuseppe Rinaldi, presidente della Provincia di Rieti e rappresentante del consiglio direttivo Upi, “nonostante le risorse aggiuntive previste dal decreto legge sugli enti locali, le funzioni fondamentali non sono coperte. Mancano almeno 600 milioni per garantire la sicurezza e la manutenzione dei 130mila chilometri di strade provinciali e delle oltre 5mila scuole superiori”.

LE STRADE A RISCHIO CHIUSURA – Agli inizi di luglio è arrivato l’annuncio del presidente della Provincia di Brindisi Maurizio Bruno, che ha lasciato tutti di sasso: “Fra qualche giorno dovrò chiudere alcune strade provinciali, non abbiamo le risorse per metterle in sicurezza”. Qui tra il 2015 e il 2016 il taglio dei trasferimenti statali è stato di 17 milioni di euro. “Questi 100 milioni prima destinati all’Anas e ora svincolati dal governo, di cui avremo tra gli 800 e i 900mila euro sono una piccola boccata d’ossigeno, ma sono insufficienti a risolvere una situazione pericolosa”, ha detto a ilfattoquotidiano.it Bruno, sottolineando come nei tagli “sono stati svantaggiati enti virtuosi per tamponare le emergenze di quelli in default”. Ma se a Brindisi alla fine la chiusura è stata scongiurata, altrove è andata peggio.

DA NUORO A REGGIO EMILIA: GIÙ I LIMITI – Infatti c’è chi è passato dagli annunci ai fatti. È accaduto a Nuoro, dove buche, guard-rail danneggiati e segnaletica carente hanno costretto il dirigente del settore Infrastrutture della Provincia a emettere sette ordinanze annunciando agli automobilisti il ‘declassamento’ di otto strade provinciali. Con nuovi limiti di velocità, scesi fra i 30 e i 50 chilometri orari. Diverso teatro, stessa scena a Reggio Emilia. Le ultime due arterie interessate dai nuovi limiti sono la provinciale 19 da Val di Secchia a Toano e la 62R Variante Cispadana. E, infine, a causa dell’erba alta che impedisce la visibilità, l’ex Provincia di Pistoia ha emanato due ordinanze a distanza di una decina di giorni. Lungo la strada provinciale Val di Forfora non si potrà guidare a più di 30 chilometri orari.

DALLE PROVOCAZIONI ALLE BEFFE – A Salerno a fine luglio il presidente Giuseppe Canfora ha lanciato una provocazione: “Sarò costretto a far mettere il limite di 10 chilometri orari sulle strade provinciali se non riceveremo fondi adeguati”. E piove sul bagnato, visto che secondo i dati dell’Aci oltre la metà di tutti gli incidenti stradali registrati nel 2014 (in tutta la provincia quelli totali sono 2.267) “non sono imputabili al comportamento degli automobilisti”. Le strade più a rischio risultano essere proprio le provinciali “sulle quali il tasso di mortalità supera il 61 per cento”. La ciliegina sulla torta, sempre nel Salernitano, è rappresentata da un masso crollato il 18 agosto 2015 sulla strada provinciale 12 che collega Ottati a Castelcivita. È passato un anno e il masso è ancora lì. Siamo in pieno Cilento: da allora gli automobilisti sono costretti a seguire un percorso alternativo. E mentre la Provincia decide se sia o meno il caso di rimuovere l’ostacolo, sono stati spesi 37mila euro per uno studio preliminare. E dire che già un paio di anni erano crollati enormi massi, tanto che l’arteria era stata chiusa nel 2013 per molti mesi. Poi il costone è stato messo in sicurezza. Costo dei lavori: 200mila euro.

RISCHIO DEFAULT, MOZIONI E IL CASO LAZIO – Nelle ultime settimane anche le Province abruzzesi (su cui gravano 51,5 milioni complessivi di tagli) hanno lanciato l’allarme sul rischio default e sui rischi di non poter garantire la sicurezza sulle strade. Non va meglio alle 9 Province della Toscana, dove il Consiglio regionale ha chiesto interventi a favori dei bilanci degli enti e ha approvato una mozione targata Pd che impegna la giunta a sollecitare un intervento da parte del governo e del Parlamento. Nel documento si ricorda che nella regione “il taglio alle Province è stato di 35,9 milioni che si aggiungono ai 54 milioni delle manovre finanziarie precedenti”. I risultati sono sotto l’occhio di tutti: in provincia di Livorno l’attenzione è massima per le frane che minacciano la viabilità sull’Isola d’Elba. Da circa un anno si aspetta l’inizio dei lavori sulla strada provinciale 26, tra Rio Marina e Portoferraio. In provincia di Lucca, invece, fanno paura le frane lungo la provinciale 39 di Vergemoli. E dato il bilancio della Città Metropolitana di Firenze (con un taglio di 27 milioni tra manutenzione stradale ed edilizia scolastica) restano fermi i lavori anche sulle ex strade provinciali nell’Empolese Valdelsa: le più a rischio sono la Virginio Nuova (nel Comune di Montespertoli) e la provinciale di Pietramarina e la Volterrana (provinciale 4) tra Ortimino e Castelfiorentino. E se dall’inizio dell’anno la Regione Lazio si occupa anche della manutenzione ordinaria delle strade, prima affidata alle Province, il succo non cambia: mancano i fondi. L’Astral (Azienda strade Lazio) ha già proceduto a una ricognizione complessiva. Ci sono 18 milioni per il 2016. E, parola di Astral, “sono troppo pochi”.