Capitoli

  1. Bernardo Provenzano morto, dal libro di Gomez e Abbate: così venne arrestato il “ragioniere” di Cosa nostra
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Mafie

Bernardo Provenzano morto, dal libro di Gomez e Abbate: così venne arrestato il “ragioniere” di Cosa nostra - 5/18

Pubblichiamo un estratto de I Complici (Fazi editore), il saggio firmato dal direttore responsabile del fattoquotidiano.it e dall'inviato dell'Espresso

Ora però è diverso: lo Zio, senza i ragazzi di Nicola, non ha più complici fidati, non ha più nessuno che si possa fare carico della sua latitanza. E dove può andare un uomo braccato, un vecchio malato e senza forze? Può andare, pensano Cortese e i magistrati, solo lì dove tutto era iniziato. Può andare dalla sua famiglia di sangue. Può andare ai piedi della rocca Brusambra. Può andare solo, e da solo, a Corleone. Negli anonimi uffici di un commissariato nel centro storico di Palermo, nasce una squadra speciale che deve dedicarsi alla caccia del Padrino latitante. Viene chiamata “Gruppo Duomo”, dal nome del commissariato che la ospita e la compongono 26 uomini, 18 dei quali prelevati dalla sezione Catturandi della Squadra mobile e 8 dallo Sco di Roma. Hanno un unico ordine: lavorare sulla famiglia.

Alle 4 del pomeriggio dell’8 giugno del 2005, gli investigatori, intercettano una discussione tra parenti. A Corleone, seduti in cucina Salvatore e Simone Provenzano, fratelli del boss, parlano di soldi, rivangano vecchi dissapori mai chiariti. Non sopportano il fatto che i loro nipoti, Angelo e Paolo, in quanto eredi e diretti del loro più celebre fratello, abbiano «tutta questa benevolenza perché sono i figli di Binnu Provenzano». Salvatore è addirittura rancoroso. Gli fa rabbia che il Padrino l’abbia «mandato a chiamare dopo otto anni che non ci vediamo», solo «perché è in difficoltà». Ma che, vuole «litigare»?, chiede provocatoriamente a Simone. Poi aggiunge: «Iddu ancora ccà è»

È la conferma: i controlli si fanno più serrati. I segugi del Gruppo Duomo attivano alcune  microcamere, una persino nascosta su un palo della luce posto davanti alla porta d’ingresso dell’abitazione della famiglia del boss. Sui monitor della polizia va in onda il reality di casa Provenzano: anche i silenzi e le allusioni adesso hanno un significato. Il via vai di gente è però continuo: entrano ed escono colleghi di lavoro di Angelo, i compaesani, i parenti. Capire quale sia la persona giusta da seguire è una di quelle imprese che finché qualcuno non le realizza sembrano disperate. E oltretutto bisogna fare in fretta: da un momento all’altro il Padrino potrebbe cambiare rifugio. Potrebbe andarsene, affidarsi a mani e a complici diversi.