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Prestito sociale coop, Federconsumatori: “Impedire che i soci perdano soldi, Bankitalia deve monitorare”

Più trasparenza, miglioramento del sistema di vigilanza e la costituzione di un fondo per le vittime delle coop in crisi: è la proposta lanciata a Reggio Emilia dal Coordinamento nazionale soci coop

Riformare il sistema cooperativo affinché i prestiti sociali vengano tutelati e non ci siano più soci che perdono i propri investimenti a causa di una crisi o di un fallimento. È la proposta di Federconsumatori e del Coordinamento nazionale soci cooperative, che a Reggio Emilia, storica culla delle coop, hanno chiamato a raccolta il mondo della cooperazione per delineare una strategia futura dopo i danni registrati negli ultimi anni con la liquidazione e il default di molte realtà che hanno messo in ginocchio diverse centinaia di famiglie e lavoratori.

“Il sistema così come è costituito non può più rispondere alle esigenze dei soci che hanno permesse alle coop di vivere – ha spiegato l’avvocato Barbara Puschiasis, coordinatrice della consulta giuridica di Federconsumatori – I soci prestatori confidavano nel fine mutualistico, ma la mala gestio, la normativa e la mancanza di trasparenza hanno fatto sì che le garanzie venissero meno”. Di qui la necessità di correre ai ripari con una proposta concreta per salvaguardare un sistema che conta 1,2 milioni di soci per un ammontare di risparmi pari a 12 miliardi di euro.

Più trasparenza, miglioramento del sistema di vigilanza e garanzie sul prestito sociale sono alcuni dei punti indicati, a cui si aggiunge la costituzione di un fondo per le vittime delle cooperative in crisi che si vedono impossibilitate a restituire il prestito sociale. La bozza di lavoro è stata elaborata da Federconsumatori insieme al Comitato nazionale soci cooperative, che riunisce le esperienze di chi dalle cooperative è stato rovinato: soci prestatori di soldi che hanno perso pensioni, liquidazioni e risparmi di una vita, o soci che hanno perso il diritto ad avere una casa per cui hanno sempre pagato. È il caso della cooperativa Di Vittorio di Fidenza, o della San Lorenzo a Roma o ancora della CoopCa di Amaro (Udine), i cui soci hanno tutti dovuto fare i conti con fallimenti e liquidazioni in cui sono spariti anche tutti i loro beni. L’obiettivo è che vicende del genere non accadano mai più. Ma è anche un monito a coloro che finora non hanno vigilato su quello che stava succedendo nelle coop.

“Finalmente viene data opportunità ai soci di portare una testimonianza diretta e di fare delle proposte – ha detto Franco Montali, portavoce del Coordinamento nazionale delle cooperative in crisi e socio della ex Di Vittorio – È un primo passo verso la soluzione di problemi. Per lungo tempo c’è stato un silenzio assordante da parte delle istituzioni, del governo e dei vertici della Legacoop e del mondo cooperativo, nessuno ha tutelato i nostri interessi”. Un’indifferenza sottolineata anche dagli altri testimoni di fallimenti, che hanno dovuto riunirsi nel comitato proprio per far sentire la propria voce e non rimanere isolati.

La necessità innanzitutto, secondo il Comitato e Federconsumatori, è che sia mantenuto saldo il fine mutualistico della cooperativa, che spesso utilizza il prestito sociale non per questo scopo, ma per investimenti anche finanziari, senza che i soci ne siano informati. Anche per questo importante è la trasparenza nella gestione della coop e l’informazione nei confronti dei soci, che devono essere messi al corrente dei rischi sottesi al prestito. Simili garanzie devono essere date anche per quanto riguarda la cooperative edilizie di abitazione, in cui i soci devono essere informati dei rischi e messi al corrente del valore concreto del patrimonio. Affinché tutto funzioni inoltre, è necessario che ci sia un sistema di vigilanza indipendente composto da persone formate che non possono ricoprire più cariche per più di due mandati, e che ci sia democrazia reale all’interno delle cooperative in modo che i soci possano esercitare i propri diritti.

Il dito però è anche puntato alle istituzioni e agli organi di controllo. “Banca d’Italia può intervenire solo se c’è un esercizio abusivo dell’attività bancaria e quindi fa un controllo successivo dopo una denuncia – ha continuato Puschiasis – Noi vorremmo che ci fosse un monitoraggio costante”. Da parte sua, Banca d’Italia ha illustrato una proposta di integrazione sulla normativa delle “Istruzioni di vigilanza” per un maggiore controllo sulle coop e in generale sulla raccolta effettuata da soggetti diversi dalle banche, sempre con l’obiettivo di una maggiore trasparenza e tutela dei cittadini. Anche il governo, rappresentato dal vice ministro Enrico Morando, ha dato il suo benestare per fornire una risposta concreta all’emergenza che sta colpendo il sistema. Il vero lavoro ora dovranno farlo le istituzioni e i vertici delle coop sulla strada che Federconsumatori e il Coordinamento nazionale soci cooperative hanno cominciato a tracciare.