Diritti

Disabili, un figlio vale più di un voto

Di ieri la notizia di una mamma che decide di esprimere se stessa interpretando, non si sa bene come, il desiderio del proprio figlio (quattordicenne gravemente disabile) di ringraziare Torino, nella persona del sindaco Fassino, per riferiti gesti di grande attenzione verso i diritti dei disabili. Sarò polemica. E sarò consapevolmente polemica. Assolutamente non condivido questa strumentalizzazione pietosa, antiquata, lesiva ai limiti della questua elettorale più arcaica e abominevole. Usare, perché di questo si tratta, la disabilità del proprio figlio per raccogliere voti è, già di per sé, ridicolo e penoso. Ma, farlo con un quattordicenne ignaro di essere fotografato, ignaro di essere protagonista di una scelta politica e ideologica è davvero rischioso.

Se ognuno di noi acquisisse il diritto di raddoppiare il potere di voto in veste di rappresentante del proprio figlio disabile, saremmo fuori da uno Stato. Da qualsiasi forma di Stato. Ma questa è solo la prima impronta di un pensiero. Ho voluto acquisire informazioni contattando le diverse persone che conosco su Torino e chiedere cosa mai avesse fatto questo sindaco di così importante. Dunque, al di là di coloro che mi hanno risposto ridacchiando, anche coloro che sposano l’ideologia politica sostengono che l’attenzione è consistita nell’applicare una buona pratica. Mi hanno raccontato e indirizzato alla lettura di accordi tesi a rendere più accessibili i servizi pubblici. Senza parole.

Noi adesso diciamo bravo a chi fa il suo dovere. Quindi non si persegue più chi non fa il lavoro per il quale è pagato, ma si premiano a oltranza, con pubblicità da dentifricio, coloro che semplicemente fanno ciò per cui sono pagati. E non lo si fa con la festa di partito, eh no! ci si sdraia in un letto, ci mette lì accanto e si promuove la squadra del cuore. Senza peraltro tenere conto che, proprio ieri, è nata la pseudolegge sul Dopo di noi. Promossa da dentifrici e caramelle con sorrisi smaglianti, mentre assicurazioni, fondazioni, privati e benestanti si fregano le mani ai danni dei poveri veri. Disabili e anche disagiati. A loro il Dopo di noi non offre nulla se non l’arbitraria opera benefica di qualche ricco che vuole pulirsi la coscienza. Quella che una volta si chiamava elemosina, è stata ora normata. Ma su questo tornerò a raccontare nel concreto cosa accade alle famiglie interessate.

Nel frattempo continuo a chiedermi se quel ragazzino sia a conoscenza di tutto questo dire. Per affermare tutto ciò deve aver vissuto sulla pelle le difficoltà del prima, deve aver verificato ogni aspetto di questo suo percorso legato a disservizi, trasformatisi poi in qualità. E, anche qui, non so quanto sia giusto, mentre si perseguono serenità e inclusione, portare un ragazzino di 14 anni a fare battaglie in cerca di chi gli tende la mano. Polemica, solo perché spero che sia uno scivolone che non si ripeterà più.