Cultura

Monza, Villa Reale trasformata in una macchina per far soldi

“Affittare un appartamento di 9mila mq nella villa reale di Monza a 30mila euro/anno per 30 anni? Ora si può! Partecipa alla selezione Anch’io come i Savoia”. Così era scritto su uno striscione con il quale i comitati in difesa della villa storica hanno sfilato recentemente per dimostrare la loro preoccupazione per quel che sta accadendo al capolavoro dell’architettura neoclassica. Per il suo utilizzo da parte della Nuova Villa Reale di Monza srl, la società di Attilio Maria Navarra controllata da Italiana Costruzioni Spa, che si è occupata dei restauri da 24 milioni di euro, di cui 20 dalla Regione Lombardia, in cambio della sua gestione per venti anni. Circostanza, questa, che ha innescato una serie di sub concessioni. Al secondo piano nobile, dedicato alle mostre, la società Cultura Domani srl, emanazione di Nuova Villa Reale di Monza srl.

Al sottotetto, in affitto, la Triennale di Milano con il Museo del Design. Al piano terra il ristorante Le cucine di Villa Reale, gestito da F&De Group. Al primo piano nobile, la Vision Plus ad occuparsi del monumentale Salone delle Feste, fino a poche settimane fa, quando è stata sfrattata per problemi legati ai pagamenti. Insomma, dopo un anno e mezzo di gestione privata del corpo centrale, i primi inquilini se ne vanno. “La gestione di un bene culturale non si realizza facendone uno spezzatino e mettendoci persone interessate al profitto. Ora gli inquilini si fanno guerra in nome dei soldi. Siamo arrivati a un livello di degrado che era prevedibile”, ha detto Bianca Montrasio, presidente dei comitati per il Parco e la Villa. Già, perché non c’è solo lo sfratto.

Per contenziosi legati ad alcune sponsorizzazioni, Nuova Villa Reale di Monza Spa ha portato in tribunale il Consorzio della Villa Reale e Parco di Monza, l’ente che rappresenta i proprietari pubblici del bene storico (Mibact, Regione Lombardia, Comune di Monza e Comune di Milano). L’accusa che arriva da più parti è che Villa Reale sia stata trasformata in una macchina per far soldi. Anzi, che la trasformazione prosegua, inarrestata. Senza che il Consorzio, presieduto dal sindaco Pd di Monza , Roberto Scannegatti, schierato in passato insieme al mondo ambientalista locale contro la svendita della Villa ai privati, si faccia valere.

Che anche l’attenzione nei confronti degli eventi all’interno della Villa non sia prioritario sembrerebbe indiziarlo un altro elemento. Alessandra Galasso, nominata direttore artistico e esecutivo all’inizio dell’anno, dopo soli sei mesi è stata costretta a recedere dall’incarico. E’ vero, si sono organizzate mostre, anche prestigiose, e performance teatrali. Ma intanto ci si può sposare nella Villa Reale, nelle sale al primo piano nobile della reggia in una “cornice di eccezionale bellezza e fascino”. Per i residenti a Monza 1.100 euro, per i non residenti 2.000, prezzo che comunque comprende “bouquet di fiori ed il suono del pianoforte e del violino che accompagnerà la cerimonia nuziale con musiche che potranno essere scelte direttamente dagli sposi”.

A giugno 2014, l’annuale assemblea di Confindustria. Il 26 maggio la premiazione, da parte di “TuttoFood“, dell’azienda pinerolese Albergian. Più una location per eventi di ogni tipo, che un luogo della cultura da esaltare con manifestazioni da hoc. Nel complesso, una situazione abbastanza confusa sulla quale il M5s Lombardia ha presentato un’interrogazione in Regione “perché sia garantita una programmazione coordinata che valorizzi il complesso”. Il primo caso di project financing di una realtà culturale pubblica, il modello di gestione evocato recentemente da Franceschini, mostra in realtà numerose criticità.

Ma intanto continuano a piovere stanziamenti. Sette milioni di euro dalla regione per l’accordo integrato di intervento per la valorizzazione del patrimonio culturale e artistico del comparto Villa Reale e Parco di Monza. Per il restauro del Teatrino, 1,5 milioni di euro dal governo. Rimane in sospeso il restauro dell’ala nord, per la quale esiste la proposta di Navarra di recupero a costo zero, grazie a un utilizzo come hotel di lusso. Proposta rilanciata qualche giorno fa. “Mi sto muovendo per capire come mettere insieme un progetto che deve trovare finanziamenti per il recupero ma anche garantire la sostenibilità della gestione”, ha sostenuto Scanegatti, per il quale in quel settore del complesso dovrebbe trovare posto una scuola di alta formazione. Due idee, evidentemente contrapposte. Il destino della Reggia è nelle loro mani. Sperare che l’ex residenza privata dei reali austriaci, poi Palazzo Reale con il Regno Napoleonico d’Italia e dopo con i Savoia, non si trasformi in un Hotel extra lusso è legittimo. Anche perché quel che è pubblico, tale dovrebbe rimanere.