Trash-Chic

Trash-chic, Napoli blindata per quattro giorni da Dolce&Gabbana. Per de Magistris è uno spot a costo zero

Basta con il binomio Napoli e Gomorra (adesso pure rafforzato dalla seconda serie per la tv), ci voleva il duo creativo Dolce & Gabbana per il rilancio di Napoli a livello planetario. Il migliore spot per la città. E il sindaco Luigi de Magistris è corso ad accendere un cero a San Gennaro. Mentre nelle botteghe dei maestri presepai di San Gregorio Armeno, Stefano e Domenico sono già comparsi versione pastorale con tanto di aureola.

Già di per sé geniale la scelta di D&G di aver svecchiato l’immagine dell’alta moda portandola in giro per il Bel Paese. Ogni anno, una location da urlo: Taormina, Portofino e adesso Napoli. Cinquecento camere d’albergo già prenotate, il quattrostelle Britannique requisito solo per le sarte e lo staff tecnico, tre collezioni di Alta Gioielleria, Alta Moda, Alta Sartoria sfileranno sullo sfondo di chiese barocche e chiostri maiolicati, fra il vicolame di Spaccanapoli, Castel dell’Ovo e Villa Pignatelli. E per gradire, cena pluristellata sulla spiaggia dei Bagni Elena all’ombra del seicentesco Palazzo donn’Anna, spettacolare nella sua incompiutezza (doveva essere un regalo del vicerè di Napoli a sua moglie Anna Carafa se non fossero esplosi i moti rivoluzionari).

Per palati fini qualche nozione di storia qua e là, mentre i più vip dei vip scenderanno direttamente dagli yacht ormeggiati nella baia di Posillipo. Ci sarà Madonna? Boh! Intanto il suo vezzo di una bottiglia di champagne al posto della pochette, come è stata selfiezzata una ventina di giorni fa al Met Gala di New York , fa già tendenza. Verrà Nicole Kidman? Forse. Unica presenza certa è Sofia Loren, eletta madrina del mega evento. Va be’, gioca in casa. Per il resto bocche cucite a doppio filo, a cominciare da Andrea Carovita, responsabile della comunicazione per D&G. Non vogliono rovinare l’effetto “botto” a sorpresa. Renzi non è invitato. Se ne farà una ragione.

Sazi, impepati e farciti. S’impenna la chef mania, come il tasso di colesterolo che schizza alle stelle. Una volta si chiamavano cuochi, erano grassi con il camice sporco di unto e se ne stavano ai fornelli. Oggi sono tutti chef, pettinati come tronisti, lucidati come modelli, da quattro salti in padella sono passati a quattro salti in tv. Tra un’indigestione di Masterchef, una scorpacciata di manuali di cucina non poteva mancare il “Favoloso ricettario del Regno delle due Sicilie” di Lietta Valvo Grimaldi, nobildonna palermitana, insegnante, esperta d’arte e di arte culinaria. Il pamphlet, dedicato a un pubblico goloso dai 5 ai 100 anni, è un viaggio gourmet, condotti per mano da un immaginario Monsieur Monsù, cuoco della real casa borbonica, attraverso il Regno delle due Sicilie, i suoi fasti e i suoi aneddoti legati alle gustose ricette arrivate dalla Francia e rivisitate in salsa napoletana. E si scoprono così le curiose origini della pizza Margherita (un omaggio alla regina), della pasta alla Norma, del sartù di riso, della puttanesca e del babà. “Ma la cucina è anche un pretesto – spiega la professoressa – per raccontare la storia del nostro Sud. Un itinerario storico-gastronomico che comincia dalle colonie della Magna Grecia e finisce al manifesto della cucina futurista di inizio Novecento, passando per prelibatezze aragonesi e arabe. S’impara mangiando.
@januariapiromal