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Trattato Usa-Ue sul commercio, “giova alle multinazionali ma nuoce alla salute”  

Pubblichiamo l'intervento di Roberto De Vogli, professore associato in salute globale e politica economica presso il Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università della California Davis, honorary senior lecturer presso l’University College di Londra e associato del dipartimento di Psicologia dello sviluppo e della socializzazione all'università di Padova

Il trattato di libero commercio tra Usa e Ue chiamato Transatlantic Trade and Investment Partnership (Ttip) è il più importante accordo commerciale mai discusso nella storia. Se approvato, avrà effetto su nazioni che rappresentano circa il 50% del prodotto interno lordo (Pil) mondiale. I sostenitori del TTIP affermano che l’accordo rappresenta uno stimolo importante per la crescita economica e l’occupazione. Gli oppositori dicono invece che l’accordo favorirà le corporazioni transnazionali e nuocerà alla salute dei cittadini. Chi ha ragione?

Al fine di valutare i potenziali effetti futuri del Ttip sulla salute, ci si è affidati all’analisi delle evidenze storiche dell’impatto sanitario dei trattati di libero commercio simili al Ttip approvati in passato. In un recente articolo, apparso su Epidemiologia & Prevenzione, abbiamo esaminato la letteratura pubblicata su riviste scientifiche internazionali e concluso che il Ttip può influenzare negativamente la salute pubblica.

Il Ttip potrebbe influenzare l’accesso ai farmaci. Riducendo gli ostacoli tecnici agli scambi commerciali (Technical Barriers to Trade, TBT), quest’accordo potrebbe promuovere maggiore cooperazione scientifica tra agenzie come la European Medicine Agency (EMA) e la Food and Drug Administration (FDA), e ridurre quindi la duplicazione dei processi. Il Ttip, tuttavia, contiene una clausola sulla proprietà intellettuale (Intellectual Property) e una sugli aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuali (Trade-Related Intellectual Property Rights) che, espandendo ed estendendo i monopoli sui brevetti, avrà l’effetto di ritardare la disponibilità di farmaci generici e causare un sottoutilizzo di farmaci essenziali tra le popolazioni più vulnerabili come i poveri e gli ammalati. Oltre a limitare l’accesso ai farmaci, il Ttip potrebbe anche ridurre l’accesso alle cure sanitarie: la regola sull’accordo dei servizi sul commercio (Trade in Services Agreement, TIS) comprende una clausola “anti-arretramento” (ratchet clause) che preclude la possibilità che servizi sanitari pubblici, che sono già stati privatizzati, possano tornare a essere gestiti dallo Stato. Questa è una grave violazione contro la volontà dei cittadini di scegliere il proprio servizio sanitario nazionale.

Il Ttip potrebbe influenzare negativamente le politiche finalizzare a ridurre il consumo di tabacco e alcol. La clausola del Ttip chiamata arbitrato privato per la risoluzione delle controversie tra investitori e Stati (Investor to State Dispute Settlement, ISDS) consente alle corporazioni transnazionali di citare in giudizio, di fronte a tribunali internazionali privati, gli Stati che abbiano approvato una legge in grado di ridurre il valore del loro investimento. L’ISDS, già incluso in trattati di libero commercio approvati in passato, è stato ampiamente utilizzato dalle corporazioni transnazionali. La Philip Morris, ad esempio, ha già citato in giudizio l’Uruguay e l’Australia per delle leggi sull’apposizione di avvertenze grafiche sui pacchetti di sigarette finalizzate alla protezione della salute, rifacendosi a potenziali violazioni dell’accordo di libero commercio.

Un altro gruppo di determinanti della salute che potrebbero essere influenzati dal Ttip sono le malattie legate alla dieta e all’agricoltura. Un caso storico rilevante è il North American Free Trade Agreement (NAFTA) che, causando una riduzione rilevante delle tariffe doganali applicate alle bevande analcoliche zuccherate e ad altri prodotti alimentari insalubri, ha indirettamente favorito la penetrazione di multinazionali delle bevande zuccherate e del fast food in Messico. Negli anni successivi all’approvazione del NAFTA, tra il 1996 e il 2006, il consumo di bevande altamente energetiche in Messico è più che raddoppiato tra gli adolescenti e più che triplicato tra le donne. Oggi il Messico è al secondo posto a livello mondiale tra i maggiori consumatori di bevande zuccherate ed ha una delle più alte prevalenze di diabete del pianeta. Il Ttip potrebbe causare un indebolimento delle norme nel settore alimentare e agricolo soprattutto nella Ue. Il Ttip rischia di causare l’aumento delle importazioni di carne bovina trattata con ormoni e polli trattati con il cloro, oltre a facilitare le importazioni di cibi geneticamente modificati (GM), entrambi illegali o soggetti a restrizioni all’interno dell’Ue, ma permessi negli Stati Uniti.

Discutibilmente, il più grave effetto sulla salute del Ttip riguarda la sua capacità di scoraggiare o bloccare politiche ambientali. Il cambiamento climatico è ampiamente considerato la più importante minaccia del secolo per la salute globale, in grado di provocare il collasso della civiltà moderna. Le disposizioni ISDS sono state sfruttate dalle grandi corporazioni transnazionali di combustibili fossili per citare in giudizio quei governi che cercano di limitare l’estrazione e l’esportazione dei combustibili stessi. Un caso emblematico di utilizzo del Isds del NAFTA riguarda una causa del valore di 15 miliardi di dollari lanciata dall’azienda TransCanada contro il governo degli Stati Uniti per aver deciso di bloccare la costruzione dell’oleodotto Keystone XL, dall’Alberta (Canada) al Texas (USA), a causa del suo potenziale impatto sui cambiamenti climatici.

Nel complesso, il Ttip non è solo un potenziale fattore di rischio per la salute, ma anche una minaccia alla democrazia. È curioso notare l’assoluta mancanza di reciprocità all’interno del progetto dell’arbitrato: le corporazioni transnazionali possono citare in giudizio i governi, ma non il contrario. I governi sono minacciati perfino di fronte a decisioni democratiche relative a leggi che promuovono equità economica e accesso alle cure sanitarie: la multinazionale francese Veolia ha citato in giudizio il governo dell’Egitto per una legge finalizzata ad aumentare il tetto del salario minimo dei lavoratori, una causa politica per la quale si è battuto anche Giulio Regeni. La società olandese Achmea ha citato in giudizio la Repubblica Slovacca per avere pianificato la creazione di un’unica compagnia di assicurazione sanitaria sotto il controllo dello Stato rifacendosi alla clausola “anti-arretramento”.

È inoltre importante sottolineare che i più importanti gruppi di lobby del Ttip sono le stesse corporazioni e circa il 92% delle riunioni di consultazione per il TTIP sono state realizzate con il loro contributo ivato. Il coinvolgimento delle organizzazioni della società civile invece è stato scarso o nullo. Ricordiamoci poi che i negoziati del trattato sono stati tenuti segreti, al punto che i primi documenti del Ttip accessibili al pubblico sono stati ottenuti grazie all’azione organizzata di associazioni non-governative.

I sostenitori del Ttip che, oltre a Usa e Ue e le corporazioni transnazionali, includono Confindustria, il governo Renzi, e le Camere di commercio, non hanno dubbi: l’accordo aiuterà il paese a uscire dalla crisi economica. Gli oppositori, come le organizzazioni che fanno parte della Campagna STOP TTIP, sono di parere opposto. E voi da che parte state? Dalla parte dei colossi privati transnazionali che difendono il loro diritto al profitto o dalla parte dei cittadini che difendono il loro diritto alla salute? Qualcuno, comprensibilmente, potrebbe non scegliere, ma come scrisse Howard Zinn “non è possibile essere neutrali in un treno in corsa”: o fermiamo il “treno del Ttip”, o corriamo verso un futuro nel quale gli Stati dovranno inginocchiarsi di fronte al potere privato transnazionale. In realtà è già un po’ così.