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Corriere, per fermare Cairo i soci storici archiviano dissapori e offrono 282,7 milioni. Ma i primi soldi li mette Bonomi

Da Della Valle, Mediobanca, Pirelli e Unipol arriva la controffensiva per arginare il patron di La7. La Investindustrial del finanziere milanese dovrà versare 67 milioni per assicurarsi la maggioranza relativa di una nuova società che lancerà un'opa a 70 centesimi per azione. Obiettivo, "creare un gruppo editoriale di portata internazionale”: quello che gli azionisti non hanno fatto in tutti gli anni di permanenza in via Solferino

Il fine giustifica i mezzi e la sepoltura degli antichi dissapori. E così, pur di non far passare il Corriere della Sera nelle mani di Urbano Cairo, Diego Della Valle, Mediobanca, Unipol e Marco Tronchetti Provera hanno unito le forze. E rispolverato dal Lussemburgo Andrea Bonomi, per lanciare una controfferta da 282,75 milioni sull’editrice del quotidiano milanese, Rcs. L’Opa totalitaria valorizza la società 70 centesimi per azione, per un totale di circa 365 milioni, il 31,58% in più rispetto a quanto offerto da Cairo, per di più in azioni della sua casa editrice e non in denaro sonante.

Del resto un salotto è per sempre. Non solo per chi negli ultimi anni lo ha aspramente attaccato, come Della Valle. O rinnegato come l’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, o ancora disprezzato come il numero uno di Unipol Carlo Cimbri. Ma anche per chi, come la famiglia Bonomi, lo aveva abbandonato da tempo immemorabile tra le macerie degli oscuri primi anni ’80. Chiamato alle armi da Piazzetta Cuccia, l’erede di Anna Bonomi Bolchini ritorna ora nell’entourage dei soci del Corriere della Sera e della sua editrice. Una società che già nel 2007 gli aveva portato lauti guadagni in occasione della vendita ad Rcs della spagnola Recoletos, di cui Bonomi era azionista. E lo fa da protagonista: sarà l’ex presidente della Banca Popolare di Milano (anche in quel ruolo sponsorizzato da Mediobanca) a mettere sul piatto la prima tranche di denaro contante necessaria all’operazione.

Con la sua lussemburghese International Acquisitions Holding, Bonomi verserà poco più di 67 milioni nel veicolo promotore dell’offerta dentro al quale verranno convogliate anche le azioni Rcs degli alleati (22,60%). A lui quindi andrà la maggioranza relativa (45%) della nuova società creata per il lancio dell’offerta che sarà ricapitalizzata in varie tranche in funzione delle adesioni. Fermo restando che l’altro 55% del veicolo dovrà restare equamente suddiviso fra Della Valle, Mediobanca, Unipol e Pirelli che nella prima fase conferiranno solo i titoli in portafoglio senza alcun esborso. Anzi, per uno di loro, si profila anche un incasso: Piazzetta Cuccia, storico consulente di Rcs, oltre che suo creditore e azionista, sarà advisor dell’operazione di cui è coprotagonista. Un manifesto conflitto d’interesse che non è certo una novità in via Solferino, visto il precedente esemplare della compravendita di Recoletos che ha portato l’editrice milanese sull’orlo del baratro, fruttando guadagni solo ai venditori come Bonomi e ai consulenti come Mediobanca.

“Attraverso questa operazione gli offerenti intendono garantire e preservare il prestigio e l’indipendenza delle testate giornalistiche di Rcs”, si legge nero su bianco nel comunicato che ha annunciato l’operazione. Nella quale gli storici azionisti di Rcs si propongono di ottenere l’obiettivo che non è stato raggiunto in tutti i loro anni di permanenza in via Solferino. Probabilmente grazie all’apporto di Bonomi, che però nell’editoria non ha esperienza alcuna. “Gli offerenti intendono creare un gruppo editoriale di portata internazionale”, si legge infatti nella nota.

In particolare, l’interesse dei candidati soci dell’editrice sembra imperniato esclusivamente su Corriere e Gazzetta dello Sport. Con buona pace di quello che rimane dei periodici e dei pochi restanti asset dell’editrice, che negli ultimi anni è stata spogliata per far fronte al debito accumulato con l’operazione spagnola del 2007. Nella nota si legge infatti che “un particolare interesse sarà rivolto al mondo degli eventi sportivi e all’ampliamento dell’offerta digitale che potranno essere sviluppati sia attraverso opportunità di crescita esterna sia attraverso l’ulteriore valorizzazione di testate di assoluto riferimento nel panorama dell’informazione sportiva europea quali Marca e Gazzetta dello Sport”. Sul Corsera, invece, saranno concentrate “le risorse del gruppo nel settore news”.

Intenti non molto differenti, insomma, da quelli espressi dall’editore di La7 l’8 aprile scorso in occasione del lancio della sua offerta per Rcs. Così come sono pressoché identiche le condizioni di validità dell’operazione relativamente ai rapporti con le banche creditrici. Più puntuali, invece, le clausole relative alla situazione dell’editrice. Mediobanca, Della Valle, Unipol, Pirelli e Bonomi si riservano infatti di ritirare l’offerta nel caso in cui, tra il resto, dovessero emergere “fatti o situazioni relative a Rcs e/o alle sue società controllate, non note al mercato alla data del presente comunicato, comportanti mutamenti sostanzialmente pregiudizievoli sulla situazione patrimoniale, economica, finanziaria di Rcs e/o delle sue controllate”.