Mondo

Migranti, “tra 200 e 300 morti nel Mediterraneo. Erano partiti dall’Egitto e diretti in Italia”

Ne ha dato notizia Bbc Arabic, secondo cui "erano a bordo di quattro imbarcazioni sfasciate" che si sono ribaltate. Si tratta per la maggior parte di cittadini somali. L’ambasciatore somalo in Egitto ha confermato l’incidente. Mattarella: "Questa ennesima tragedia, avvenuta a un anno da quella in cui morirono altre 700 persone, ci deve far pensare". Intanto arrivano a Lampedusa 108 migranti salvati dal naufragio di un gommone

Sono tra 200 e 300 i migranti somali annegati nel Mar Mediterraneo: partiti dall’Egitto, cercavano di raggiungere le coste meridionali dell’Europa a bordo di quattro barconi che si sono ribaltati. “Non c’è un numero chiaro – ha detto il ministro dell’Informazione somalo, Mohamed Abdi Hayir – perché non viaggiavano legalmente”, aggiungendo che ha appreso che sull’imbarcazione è possibile che viaggiassero circa 500 persone, di cui fra 200 e 300 erano appunto somali “e la maggior parte di loro sono morti”. Un funzionario dell’Unhcr, Beat Schuler, ha riferito di 40 sopravvissuti: “Sappiamo che ci sono 40 sopravvissuti e che 460 persone potrebbero essere state sull’imbarcazione partita dall’Egitto”, ha detto, specificando che si tratta di una notizia che arriva da Malta.

La Bbc Arabic, che ha dato la notizia confermata poi dall’ambasciatore somalo in Egitto e dal direttore esecutivo di Human Rights Watch Kenneth Roth, cita “rapporti egiziani” secondo cui i migranti “erano a bordo di quattro imbarcazioni sfasciate“. “L’Egitto al momento non ha informazioni. Esamineremo questa vicenda con le parti coinvolte”, fa sapere Il Cairo.

Quattro barconi ribaltati: 400 probabili vittime
Il corrispondente della Bbc in Kenya ha fatto sapere di aver parlato con i parenti di tre giovani somali della stessa famiglia che sarebbero tra i morti, mentre l’ambasciatore somalo in Egitto ha confermato l’incidente. Secondo i media somali, una trentina di persone sono state tratte in salvo. Alcuni utenti somali hanno condiviso la foto di una lista scritta a mano, che conterrebbe i nomi delle vittime. Secondo le prime ricostruzioni si stavano dirigendo verso le coste italiane in 400.

Il salvataggio nel Canale di Sicilia: l’Aquarius sbarca a Lampedusa con 108 superstiti
Domenica sera altri sei cadaveri sono stati recuperati su un gommone carico di migranti diretto verso l’Italia, che si trovava nel Canale di Sicilia, a circa 20 miglia dalle coste libiche. Nel corso dell’operazione, coordinata dalla centrale operativa di Roma della Guardia Costiera, sono state salvate 108 persone, tra le quali cinque donne. La centrale ha inviato a soccorrerli la nave Aquarius, appartenente ad una ong. L’unità ha raggiunto il gommone che, a causa del mare molto mosso, rischiava di capovolgersi. I migranti hanno segnalato la presenza dei sei cadaveri sul fondo del gommone, ma l’equipaggio dell’Aquarius non è riuscito a recuperarli poiché l’imbarcazione, raccontano proprio i soccorritori, si è piegata a “V” e i corpi sono stati sommersi dall’acqua e portati a fondo. Le onde hanno trascinato via anche due dei tre migranti che all’arrivo della nave si erano buttati in mare; l’altro è stato salvato.

L’Aquarius, dopo aver recuperato i migranti partiti dal porto di Zabratah, in Libia, è intanto arrivata a Lampedusa. Qui i 108 migranti salvati raccontano il loro viaggio, testimoniando che dei 130-140 che erano al momento della partenza sei sono deceduti durante il viaggio due sono annegati, e altri risultano dispersi dopo essersi gettati in acqua in preda al panico all’arrivo dell’imbarcazione di soccorso. Quello che ha consentito ai superstiti di toccare terra è stato salvataggio tragico, tra onde di due e venti forza 5-6. Il gommone quasi completamente sgonfio, già pieno d’acqua e con il motore in avaria ha iniziato ad avere difficoltà serie dopo nove ore di navigazione, secondo i naufraghi era partito dalla Libia alle 9 di ieri mattina. I sopravvissuti provengono Gambia, Guinea Bissau, Guinea Conakry, Costa d’Avorio, Togo, Nigeria, Senegal, Mali, Sudan, Etiopia, Eritrea. I naufraghi, in ipotermia, traumatizzati, e altri con seri problemi di capacità motoria sono stati tutti subito presi in carico dall’equipe medica di Médecins di Monde.

Mattarella: “L’ennesima tragedia del Mediterraneo ci faccia riflettere”
Eventi come quello di oggi, ha commentato il presidente della Repubblica, ci ricordano che è necessario riflettere. “Di pensare oggi ce n’è veramente bisogno, ce lo ricorda l’ennesima tragedia del Mediterraneo pare con centinaia di morti a un anno dalla tragedia in cui ne morirono 800″. Pensare è necessario – ha concluso Mattarella in apertura del suo discorso di presentazione ai David di Donatello – e il cinema aiuta a pensare”.

Un anno fa oltre 700 morti: il relitto di quell’imbarcazione sarà portato ad Augusta
Il 18 aprile del 2015 si inabissava al largo della Libia un natante carico di migranti. In quel tragico naufragio morirono circa 700 persone, in gran parte non ancora restituite dal mare. Il relitto di quel peschereccio, fa sapere la Procura di Catania, titolare dell’inchiesta relativa a questa che è la più grande tragedia del Mediterraneo, è stato individuato e recuperato a 400 metri di profondità. Entro la fine del mese la Marina Militare provvederà a recuperarlo e trasferirlo nel porto di Augusta.

Il recupero del barcone è gestito da strutture governative, con il ministero della Difesa in prima linea, in coordinamento con strutture locali. Secondo quando si apprende, il natante recuperato, dopo l’arrivo nel porto di Augusta, dovrebbe essere sollevato con un pallone aerostatico e spruzzato con dell’azoto liquido per la conservazione e infine trasferito in un capannone.

In questi giorni, specifica la procura catanese, “sta per iniziare l’ultima e più impegnativa fase delle operazioni di recupero delle salme dei migranti e dell’imbarcazione naufragata”.
“Tali operazioni svolte per motivi umanitari dal Governo Italiano e delegate alla Marina militare e all’ufficio del Commissario straordinario per le persone scomparse sino ad oggi hanno consentito il recupero di 169 salme, e in quest’ultima fase, la Marina Militare, avvalendosi di apposite apparecchiature messe a disposizione da una ditta incaricata, provvederà al recupero dell’imbarcazione affondata e delle salme che giacciono all’interno”. La Procura distrettuale di Catania ricorda che in seguito al naufragio aveva subito avviato indagini e, sul piano dell’inchiesta, “al fine di accertare con esattezza la dinamica del sinistro, inoltre, con l’indispensabile ausilio della Marina Militare, era stata effettuata un’ispezione subacquea del relitto”.

L’ennesimo naufragio arriva a tre giorni dall’allarme dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni, secondo cui alla fine della scorsa settimana sono sbarcati in Italia ben 6mila migranti. Esattamente un anno fa, il 18 aprile 2015, un naufragio nel canale di Sicilia aveva causato 58 vittime accertate e tra 700 e 900 dispersi. Il bilancio della tragedia di oggi, se confermato, sarebbe peggiore di quello della strage del 3 ottobre 2013, quando i morti accertati furono 366.