Cultura

Adozioni prima della stepchild: c’era una volta la matrigna

La matrigna, è noto, non gode di buona stampa. E in effetti da Cenerentola a Biancaneve a Rapunzel direi che, con diversi gradi di orrore, non ne esce benissimo. La figura della seconda moglie è rappresentata in una veste minacciosa e orrenda nei suoi rapporti con le figlie di primo letto del di lei coniuge.

La perfidia, la crudeltà, l’assenza assoluta di scrupoli e soprattutto la competizione mortale con la bellezza della figliastra ha rappresentato un topos letterario imprescindibile lungo il percorso formativo delle nuove generazioni europee. Almeno fino all’altro ieri. Ma oggi?

Risponderò a questa domanda. Prima però è necessario cercare di capire perché solo matrigne e non anche patrigni. La risposta mi sembra facile: perché al tempo di queste narrazioni i nuovi matrimoni erano rari e per lo più quasi sempre su spinta e necessità del vedovo che assorbito interamente dal lavoro doveva ricorrere ad un’altra donna per l’accudimento dei minori e il conflitto con la figliastra diventava a quel punto inevitabile per quelle ragioni che pur a loro e in quel tempo risultavano sconosciute ma non per questo meno condizionanti avendo secoli dopo Freud dato loro i nomi ma non lo status ontologico.

E veniamo alla questione che abbiamo lasciata aperta: oggi, che le seconde mogli non aspettano l’evento fatale della morte della prima per entrare in scena e i secondi mariti non sono più una rarità, vale ancora il paradigma della matrigna? Oggi le cose sono radicalmente mutate. Non ci sono più matrigne ( o patrigni ), ma terzi genitori e non ci sono più figliastre, ma stepchild.

Ah, le magnifiche sorti e progressive! Il sole che dall’avvenire si è anticipato in questa nostra stagione di correttezze politiche e di buone intenzioni e ha ingentilito i rapporti tra gli estranei biologici che però vivono nello stesso tetto impallidendo il ricordo delle nefandezze delle matrigne di una volta fino a cancellarne le tracce. Oppure non ci sono più matrigne perché non ci sono più madri? In questo nostro tempo di legami liquidi e di passioni fredde, le madri e le matrigne, i padri e i patrigni finiscono col somigliarsi sempre di più accorciando le antiche distanze tra il bene e il male e ispessendo lo spazio intermedio dell’indifferenza.

Un guadagno lessicale, una perdita di passioni e uno svuotamento del serbatoio delle storie da raccontare.