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Attentati Bruxelles, caos governo: 2 ministri lasciano, dimissioni respinte. Media: “Salah era pronto a sparare”

Il passo indietro rifiutato dal premier per non mostrare segni di cedimento politico. Secondo la tv fiamminga Vrt, il piano dell'8° uomo delle stragi di Parigi è stato sventato dal blitz del 15 marzo. Per il quotidiano belga "La Derniere Heure" il vero obiettivo della cellula erano le centrali nucleari. Dalle indagini emerge anche il coinvolgimento di un 5° membro del commando, ancora da identificare e che potrebbe essere in fuga. Procura: "Khalid El Bakraoui ricercato per attacchi nella capitale francese". Abbassato da 4 a 3 il livello di allerta nel Paese

Salah Abdeslam era pronto a partecipare agli attacchi di Bruxelles insieme ad altri due complici – Mohamed Belkaid e Amine Choukri: secondo la tv Vrt aveva preparato un’azione a colpi di kalashnikov per le strade della capitale, mentre il gruppo di terroristi partito dal covo di Schaerbeek avrebbe dovuto farsi saltare in aria mettendo così in atto un piano analogo a quello di Parigi. Proseguono le indagini sulle stragi del 22 marzo: la procura ha reso noto che Khalid El Bakraoui, il kamikaze che martedì si è fatto esplodere nella metro, era ricercato dall’Interpol in relazione agli attentati del 13 novembre. Il governo belga, intanto, denuncia forti difficoltà: secondo diversi media, il ministro dell’Interno e quello della Giustizia avrebbero rassegnato le dimissioni, respinte dal capo dell’esecutivo Charles Michel. Mentre continuano i blitz nei sobborghi della capitale – una persona è stata fermata nella Chaussée d’Ixelles – il livello di allerta nel Paese è stato abbassato dal livello 4 a 3 per decisione dell’organo di coordinamento per l’analisi dei rischi: lo ha annunciato il ministro dell’interno Jan Jambon.

Bufera sul governo: due ministri lasciano, dimissioni respinte
Il governo belga è nell’occhio del ciclone per il giallo nato intorno alla vicenda di Ibrahimn El Bakraoui, uno dei kamikaze di Bruxelles arrestato lo scorso giugno in Turchia, vicino al confine con la Siria, e poi espulso verso il Belgio via Olanda, Paese dove se ne sono perse le sue tracce fino agli attacchi di martedì. La vicenda, rivelata dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan, ha avuto l’effetto di un terremoto sull’esecutivo e ha portato oggi i ministri dell’Interno e della Giustizia, rispettivamente Jan Jambon e Koen Geens, a presentare le loro dimissioni al premier Charles Michel. Il quale, in occasione di una riunione ristretta del governo, le ha respinte vista la gravita della situazione.

Nell’ottobre 2014 Ibrahim El Bakraoui aveva ottenuto la libertà vigilata dopo essere stato condannato a 10 anni di carcere in Belgio per un tentativo di rapina a mano armata. Dopo essere sparito nel nulla, Ibrahim era rispuntato lo scorso giugno a Gaziantep, al confine con la Siria, dove era stato fermato dalla polizia turca perché sospettato di essere un foreign fighter. A luglio El Bakraoui era stato espulso e mandato in Olanda dopo che, secondo le informazioni di fonte turca, Ankara aveva avvisato i belgi. Ma nonostante una segnalazione fatta dall’ambasciata belga ad Ankara alle autorità dell’Aja, Ibrahim era poi stato lasciato libero dagli olandesi per la mancanza di prove evidenti del suo radicalismo.

Media: “Salah pronto a sparare anche a Bruxelles”. Ora vuole essere estradato
Secondo i media belgi, Salah Abdeslam stava organizzando insieme ad altri due complici – Mohamed Belkaid e Amine Choukri – un attacco a colpi di kalashnikov per le strade di Bruxelles, mentre il gruppo di terroristi partito dal covo di Schaerbeek avrebbe dovuto farsi saltare in aria mettendo così in atto un piano analogo a quello di Parigi. La sparatoria avvenuta nel covo di Forest ha di fatto impedito l’attuazione del piano nella sua interezza, perché Belkaid è stato ucciso e Abdeslam e Choukri sono riusciti a fuggire, per essere poi arrestati qualche giorno dopo a Molenbeek. Secondo questo scenario il raid a Forest e i successivi arresti avrebbero evitato una strage ancora più grande di quella che ha insanguinato Bruxelles martedì scorso.

Una versione dei fatti che contrasta con quella fornita in mattinata da Sven Mary, legale del terrorista, che parlando con i cronisti aveva specificato che il suo assistito non era “al corrente” degli attacchi progettati nella capitale belga. Il legale ha annunciato anche un cambio nella strategia difensiva: se dopo l’arresto aveva chiesto di non essere estradato, ora Salah vuole andare in Francia “il più velocemente possibile“, “sta collaborando” e “non si oppone più all’estradizione”. Proprio questa mattina (giovedì 24 marzo) il tribunale di Bruxelles doveva decidere se tenere in cella il “kamikaze mancato”, Amine Choukri, Abid Aberkane e altri sospettati degli attentati del 13 novembre, ma l’udienza della Camera di Consiglio è slittata al prossimo 7 aprile.

Procura: “Khalid El Bakraoui era ricercato per le stragi di Parigi”
Altro legame tra gli attentati di Bruxelles e quelli di Parigi: Khalid El Bakraoui era ricercato dalla polizia in connessione agli attentati del 13 novembre nella capitale francese, ha riferito la procura belga, secondo cui era stato emesso un mandato di arresto internazionale l’11 dicembre. Il mandato d’arresto, si legge in un comunicato dell’ufficio del procuratore federale, era stato emesso dal magistrato a capo delle indagini in Belgio sugli attacchi di Parigi. El Bakraoui era sospettato di avere affittato sotto falsa identità, con il nome di Ibrahim Maaroufi, una casa nella città di Charleroi, che si ritiene sia stata utilizzata come covo dai terroristi di Parigi. Per El Bakraoui l’Interpol aveva emesso un avviso di ricerca con accuse di terrorismo, ma l’Organizzazione internazionale della polizia criminale non ha precisato quando esattamente.

Newsweek: “Jihadisti festeggiano gli attacchi in un video”
Un video pubblicato in rete celebra gli attacchi di Bruxelles. Il filmato, di 9 minuti, intitolato ‘Bruxelles Attacks‘ è stato diffuso su Youtube dalla fondazione pro-Isis Battart Media, secondo Newsweek online. Nelle immagini si vedono le conseguenze dei due attacchi contro l’aeroporto e la metro, i soccorsi, e i militari che sorvegliano le strade di Bruxelles. A un certo punto si vedono anche Donald Trump e il ministro dell’interno francese Bernard Cazeneuve. “I jet dei crociati, tra cui i belgi, continuano a bombardare i musulmani in Iraq e in Levante nel giorno e la notte, uccidendo bambini, donne, vecchi e distruggendo moschee e scuole”, afferma una voce in arabo, secondo Newsweek. Sottitoli in inglese traducono le parole di una canzone di lotta in sottofondo, accompagnata da raffiche di armi automatiche: “Fratelli alzatevi! Reclamate la vostra vittoria, Andiamo, andiamo alla jihad!”. Il filmato mostra tra l’altro le esercitazioni militari di “Abu al Qaqa al Baljiki” – “il belga” – mentre versi di musica rap in francese accompagnano le immagini del tiro a segno eseguito dal jihadista in una località della Siria. Pochi frammenti dopo è il turno di Dhul Qarnayn al Baljiki – altro “belga” – mostrato mentre in ginocchio declama dei versi di una tradizione religiosa. Nel filmato non si precisa se i due jihadisti abbiano svolto un ruolo negli attacchi ma si sottolinea comunque il legame tra loro e il Belgio.

Operazioni di polizia nella zona di Ixelles
La polizia ha compiuto diversi blitz vicino alla Chaussée d’Ixelles, all’altezza di rue de l’Athénée fino a piazza Fernand Cocq. Un uomo è stato fermato. Il suo veicolo, una Bmw serie 5, è stata perquisita dalla polizia. Il fermo è avvenuto in un supermercato specializzato in surgelati, un Picard. Il supermercato si trova al 135 di Chausse d’Ixelles, in una zona residenziale molto trafficata, densa di esercizi commerciali e di locali. In un secondo momento, però, è stato reso noto che il fermo non era avvenuto per reati legato al terrorismo.

Titolare della Salute: “61 feriti in condizioni gravi”
Negli stessi minuti il ministro della Salute, Maggie De Block, ha dichiarato che sessantuno dei 300 feriti negli attentati sono “in gravi condizioni“. “Le ferite più gravi sono le ustioni provocate da una forte esplosione e dalle schegge di metallo”, ha spiegato il ministro. Il numero delle vittime, finora 32, potrebbe dunque destinato a salire.

“Siti nucleari nel mirino”
E forse le conseguenze avrebbero potuto essere peggiori se venisse confermata la notizia diffusa da La Derniere Heure, secondo cui in origine il piano dei terroristi prevedeva un attacco ai siti nucleari. Per il quotidiano belga, i due fratelli Ibrahim e Khalid El Bakraoui (che si sono fatti esplodere, il primo in aeroporto e il secondo nella metro) avevano recuperato una telecamera che era stata nascosta davanti alla casa del direttore del programma di ricerca e sviluppo nucleare. Il video è stato recuperato dai due uomini dopo gli attacchi di Parigi e questo, sottolinea il giornale, mostra il collegamento tra Francia, Belgio e Siria nella pianificazione delle stragi. Il filmato di 12 ore è stato poi sequestrato in una successiva perquisizione a dicembre, in occasione dell’arresto di uno dei sospetti attentatori di Parigi, Mohamed Bakkali. La scoperta avrebbe spinto, il 17 febbraio scorso, al dispiegamento di 140 militari intorno alle centrali nucleari per garantirne la sicurezza.

“Quattro terroristi ancora in fuga”
E’ solo l’ultimo dettaglio inquietante che emerge dalle indagini sulle stragi che hanno messo in ginocchio la capitale d’Europa martedì scorso. Ma non è l’unico particolare che trapela. Secondo il Corriere della Sera, infatti, ci sarebbero quattro terroristi appartenenti allo stesso gruppo ancora latitanti. Sarebbero reclutatori e fiancheggiatori che avevano contatti con Najim Laachraoui (leggi la scheda), 25enne, nato in Marocco e cresciuto nel quartiere di Schaerbeek, che si è fatto saltare in aria all’aeroporto di Zavantem, ed era considerato l’artificiere della cellula dell’Isis responsabile delle stragi del 13 novembre a Parigi e poi di quelle di Bruxelles. Il suo Dna è stato recuperato dalle cinture esplosive utilizzate al Bataclan e allo Stade de France.

Due attentatori nella metro
Fonti vicine all’inchiesta fanno inoltre sapere che il commando entrato in azione il 22 marzo sarebbe stato composto da cinque uomini, e non da quattro come finora ipotizzato. Gli investigatori – secondo la radio belga Rtbf – sono convinti, infatti, che durante l’attacco nella metropolitana di Maelbeek, cuore delle istituzioni europee, era presente un secondo attentatore assieme a Khalid El Bakraoui, 27 anni, il kamikaze che si è fatto esplodere uccidendo 20 persone, tra cui, molto probabilmente, anche Patricia Rizzo, funzionaria italiana dell’Ue. La polizia belga cerca di risalire alla sua l’identità. I media intanto hanno diffuso il suo identikit ricostruito a computer, ma la procura ha smentito la sua rilevanza per le indagini. Come rende noto l’emittente, la sua presenza è stata rivelata dalle immagini delle telecamere di sorveglianza accanto a El Bakraoui proprio pochi istanti prima che questi si facesse esplodere. L’uomo porta con sé un borsone. Non è confermato se sia rimasto ucciso nell’attentato o se invece sia riuscito a fuggire, come ‘il terzo uomo‘ dell’aeroporto di Zavantem: il terrorista ancora senza nome immortalato con un cappello nero e una giacca chiara assieme a Najim Laachraoui e a Ibrahim El Bakraoui, 30 anni, fratello di Khalid, fermato in Turchia, estradato e poi rilasciato dalle autorità belghe “per mancanza di prove” nonostante fosse un soggetto attenzionato e con precedenti.

Caccia al terzo uomo in aeroporto
L’attentatore dell’aeroporto, ancora ricercato, durante il viaggio in taxi verso lo scalo parlò degli americani e di quanto fosse in disaccordo con alcune loro politiche. Lo riporta La Derniere Heure, raccontando che il tassista è stato coinvolto nella conversazione. Gli altri due uomini, che si sono poi fatti esplodere, erano invece molto silenziosi. Il tassista ha anche raccontato che nell’abitacolo dell’auto ha sentito odore di ammoniaca, ma non ha dato peso alla cosa. Dopo aver lasciato i tre uomini all’aeroporto e aver in seguito sentito delle esplosioni, è andato alla polizia. Qui ha raccontato dei tre pacchi caricati nell’auto, informazione che ha permesso di trovare la terza bomba inesplosa nell’aeroporto e di individuare il covo di Schaerbeek da dove la cellula è partita. All’interno la polizia ha trovato detonatori, una valigia piena di chiodi, centinaia di litri di prodotti chimici e una bandiera nera dello Stato islamico. Secondo il sindaco di Schaerbeek, Bernard Clerfayt, l’appartamento era già stato segnalato alla polizia da un vicino, che aveva raccontato di vicini “strani” (guarda).

Jihadisti britannici: “Ora Downing Street e aeroporti”
Intanto alcuni britannici presunti membri dell’Isis celebrano in un video gli attacchi di Bruxelles e affermano che i prossimi bersagli degli jihadisti saranno Downing Street e gli aeroporti londinesi di Gatwick ed Heathrow. Alcuni fotogrammi del filmato, in cui appaiono uomini mascherati con accento britannico, sono stati pubblicati dal tabloid Daily Mail online.