Cultura

Dolce e Gabbana e lo spot con Sophia Loren: come ristrutturare un bene protetto col fai da te

C’è uno spot pubblicitario che è un vero capolavoro di poesia, di ambientazione, di fotografia e che tra l’altro ha una particolarità: è anche un tripudio di Oscar. Premio Oscar la splendida Sophia Loren, premio Oscar il regista Tornatore, premio Oscar il maestro Ennio Morricone. La location: Villa Valguarnera a Bagheria, ovvero una delle più interessanti dimore settecentesche, sia per la qualità architettonica del complesso, sia per il contesto paesistico; sorta nel 1712 su progetto di Tommaso Maria Napoli, architetto domenicano di cultura berniniana. Al primo impianto susseguirono, dopo il 1780, significative ed imponenti trasformazioni, specie nella parte interna, con saloni riccamente affrescati

Ma non è solo la sua magnificenza architettonica a decretarne la fama, quanto la presenza di personaggi illustri: i proprietari sono i Principi Valguarnera e Alliata, Fosco Maraini e Topazia Alliata di Salaparuta con la figlia Dacia. La villa, dopo fasi alterne di splendori e decadenza, è stata quasi interamente restaurata, anche se nelle vicinanze vi sono costruzioni non propriamente coerenti, per usare un eufemismo, con la magnificenza del contesto. Dolce e Gabbana, il cui amore per la Sicilia è encomiabile, ha quindi puntato sul fascino di questo luogo delle meraviglie, girandovi uno spot per lanciare nel mondo il nuovo profumo.

Lo spot inizia con Sophia Loren nelle vesti di padrona di casa che incede, con passo regale verso la villa ed apre il vecchio portone, seguita da stuoli di aitanti figli e nipoti che, una volta entrati all’interno, si improvvisano muratori, falegnami, carpentieri; in un crescendo di suoni e immagini travolgenti e suggestive. Sophia Loren oltre che direttore dei lavori, s’impegna anche come restauratrice, procedendo a saggi sui paramenti murari, ma anche come giardiniere lasciando (incautamente) cadere dei rami. Ovviamente gli operosi muratori lavorano, allegramente oltre che alacremente, sotto la supervisione “tecnica” di Sophia ed il tutto si conclude con un sontuoso ricevimento nei giardini della Villa. Il messaggio pubblicitario, come si sa e come ben conoscono i maestri della comunicazione, tende alla persuasione, sfruttando la convinzione che (come diceva il premio Nobel Simon) “l’uomo ha una razionalità limitata”.

Per questo la pubblicità tende a favorire scorciatoie di pensiero ed in ogni caso, pur di vendere (e giustamente secondo una logica di marketing) a veicolare sollecitazioni fuorvianti ed ingannevoli.

Cosa c’è di riprovevole in questo, peraltro bellissimo, spot? Che veicola, inconsciamente, il messaggio del fai da te, dell’autocostruzione, persino in un bene vincolato. Ovviamente nella realtà non andata così ma la “banalizzazione” pur sublime del messaggio, pur comprendendo e giustificando, qualsivoglia “licenza poetica” è quella di una squadra di volenterosi che ristrutturano senza il supporto di tecnici e procedure edilizie.

Ovviamente si obietterà che nel racconto mal si poneva il riferimento a poco romantiche pratiche burocratiche e relativi permessi, ma le capacità narrative di Tornatore avrebbero potuto prevedere l’inserimento fugace di un architetto, magari con il rotolo di carta di antica memoria. Del resto purtroppo anche le fiction televisive sovente dimenticano questo ininfluente particolare che, prima di costruire o restaurare sia necessario l’apporto di un tecnico e delle relative autorizzazioni. Di fronte al persistente fenomeno di abusivismo edilizio che raggiunge, proprio in Sicilia, proporzioni preoccupanti di oltre il 45% (dati del 2014), nonostante una forte crisi nel settore delle costruzioni, appare non educativa ed inopportuna una visione edulcorata del fenomeno presente ed anzi in aumento anche nelle altre regioni, dove il numero dei cantieri illegali raggiunge livelli preoccupanti. Nello stesso periodo 2012-2014, i valori medi dell’indice di abusivismo sono raddoppiati rispetto al triennio precedente. In Umbria e nelle Marche (dal 9 al 17,6% e dal 5,1 al 10,6%, rispettivamente), e incrementi significativi si registrano anche in Toscana (dal 7,9 all’11,5%), Lazio (dal 9,7 al 15,1%) e Liguria (dal 12,4 al 15,6%) secondo il rapporto Bes 2015.

Questi dati, sconfortanti, hanno ovviamente ripercussioni legate all’evasione fiscale, alla sicurezza dei lavoratori, alla sicurezza dei cittadini (vedi anche dissesto idrogeologico), alla qualità in generale, danneggiando imprese serie, progettisti e tutto l’indotto dell’edilizia legale in grave sofferenza dal 2007 e volano dell’intera economia nazionale.

Ovvio che gli autori, ribadisco, dell’affascinante spot, non avevano intenti criminali, ma come sostiene Andrea Zanacchi: “I messaggi commerciali attingono abitualmente elementi d’appoggio in ogni settore della vita sociale, ma lo fanno in modo selettivo e, in larga misura, deformato, proponendo ideali e stili di vita distanti da quelli reali, nonché prospettando, in genere, un mondo artificioso e spesso trasgressivo”.

Al pari delle fiction sulla medicina o sui cibi, dove l’apporto e la presenza degli operatori del settore sono parte integrante della narrazione (non c’è il fai-da-te delle operazioni chirurgiche o in quelle di cucina c’è sempre la presenza di chirurghi o chef) non si capisce perché nell’architettura e nella tutela del territorio non si debbano veicolare rispetto delle regole pur nella finzione televisiva: sarebbe un altro passo verso la dignità, la bellezza e la cultura della legalità.