Politica

Elezioni amministrative, il doppio paradosso di Milano

stefano parisi 675

Scrivevamo della surreale situazione di Milano che si ritrova ad avere tre candidati sindaci pressoché identici giusto qualche tempo fa.

Andando a scavare, in realtà non sono identici. Uno è più “di sinistra” – se proprio vogliamo usare questa categoria – degli altri. Ed è Stefano Parisi, il candidato di centrodestra. Un passato nella Cgil, quota socialista, già manager della amministrazione milanese divenuto famoso per aver chiuso senza troppi conflitti un accordo con i lavoratori del Comune.

Di Giuseppe Sala si è detto tutto: ex manager Pirelli (di quelli che i lavoratori preferiscono prenderli a pedate piuttosto che ragionarci), poi in forze alla sindaca peggiore della storia milanese, quella Letizia Moratti catapultata da Berlusconi sulla poltrona di primo cittadino, e infine supermanager (circondato da persone finite sotto inchiesta o in galera) di quella Expo che oggi si ritrova con un buco di bilancio mostruoso nonostante avesse a disposizione contratti di lavoro particolarmente vantaggiosi per i lavoratori e uno stuolo di ragazzi che lavoravano addirittura gratis per la baracca. E questo è il candidato di centrosinistra, appoggiato pure da Sinistra Ecologia e Libertà.

La quale Sel, e qui sta il secondo paradosso, ha un candidato (ancora non ufficiale ma i bookmakers hanno chiuso le quote) che però non appoggerà, perché sta da un’altra parte: con quei pezzi di Milano civica, democratica e di sinistra che sostengono il progetto “Milano in Comune”. È Curzio Maltese, che fa parte, sia pure come osservatore, della segreteria nazionale del partito che fu di Nichi Vendola.

Milano è sempre stata un laboratorio per la politica, città anticipatrice di tendenze non solo dalle parti di Montenapoleone ma anche da quelle di Palazzo Marino.
E se questa è la politica che ci aspetta per il futuro, siam messi proprio male.