Capitoli

  1. Maltrattamenti negli asili, le cause di un’emergenza: tra omertà, lacune nella selezione e scarse tutele
  2. I DATI SUI MALTRATTAMENTI 
  3. CHI (NON) DENUNCIA I MALTRATTAMENTI
  4. LA CULTURA DELLE PUNIZIONI CORPORALI
  5. LA PROPOSTA DEI TEST E LE TELECAMERE
  6. DOPO LE CONDANNE, INTERDIZIONE E TRASFERIMENTI
Società

LA CULTURA DELLE PUNIZIONI CORPORALI - 4/6

Nella maggior parte dei casi a denunciare sono i genitori. Molte scuole ignorano una circolare ministeriale del 2006, che permette di sospendere le maestre indagate: gli istituti aspettano che a intervenire sia la magistratura. Sotto accusa la mancanza di paletti nelle assunzioni e la legge sull'interdizione dai pubblici uffici, che in questi casi è a discrezione dei giudici. La politica, però, inizia a muoversi: si fa strada l'ipotesi di test psico attitudinali e di telecamere obbligatorie per legge

“C’è anche chi tende a giustificare certi atteggiamenti – spiega il sociologo Marziale – perché magari anche in casa si utilizzano metodi educativi basati sulla paura”. Nel 2013 la Ong inglese Association for the Protection of All Children ha denunciato l’Italia al Comitato europeo per i diritti sociali del Consiglio d’Europa perché troppi italiani puniscono i propri figli corporalmente. Alla base della denuncia uno studio pubblicato da Ipsos nel 2012 che rivelava come tra il 3 e il 5% dei genitori intervistati picchia i figli a scopo educativo ogni giorno, il 18-27% qualche volta al mese, il 50% occasionalmente e il 25% mai. E se nel 2010 il Consiglio d’Europa bandì le sculacciate, sulla differenza tra maltrattamenti e abuso dei mezzi di correzione si è espressa di recente la Corte di Cassazione ritenendo che fosse colpevole del primo reato una maestra in una scuola di Capo di Ponte (Brescia) che schiaffeggiava gli alunni abitualmente.

CHI C’È DIETRO LA CATTEDRA – Pur essendoci meno controlli nelle strutture private, gli episodi di maltrattamento avvengono anche in strutture pubbliche. Ad oggi le regole per le maestre cambiano in base a quanto viene deciso dai Comuni. Per lavorare negli asili pubblici bisogna superare un concorso, la materia però è lasciata agli ordinamenti regionali. Ma solo alcune Regioni, come Toscana ed Emilia-Romagna, hanno emanato delle leggi che prevedono un coordinamento pedagogico e regole severe per la supervisione dei bambini. In Campania, Sicilia e Calabria, ad esempio, non ci sono leggi sugli asili nido. E mancano i controlli. “Gli episodi di maltrattamenti restano casi isolati” dice a ilfattoquotidiano.it la senatrice del Pd Francesca Puglisi, promotrice del disegno di legge 1260 poi rientrato nella riforma della ‘Buona scuola’. “Con i nuovi provvedimenti – spiega – vogliamo che nelle scuole ci sia un responsabile a cui chiedere conto di ciò che accade e puntiamo a rafforzare il corpo ispettivo, perché dobbiamo evitare che certe persone possano continuare a lavorare con i bambini”. Al di là delle lauree, come si fa a capire se una maestra sia o meno capace di maltrattare un bambino? “Il percorso di formazione deve comprendere oltre alla laurea anche per il personale degli asili nido, anche un tirocinio: quello è il banco di prova”.