Capitoli

  1. Napoli nelle mani della camorra. Sei faide, 25 gruppi e un esercito di killer. E procurarsi un’arma è il “gioco” dei ragazzi
  2. Babygang improvvisate ed "effetti collaterali"
  3. La cultura del sogno camorrista
  4. La cronaca - 32 morti in 13 mesi
  5. Armi per tutti, di tutti i tipi
Camorra

La cultura del sogno camorrista - 3/5

Reportage - La lunga sequenza di omicidi, le vittime innocenti e l'escalation degli ultimi mesi. Mentre lo Stato porta avanti sequestri e arresti, nel ventre della città i figli della criminalità organizzata parlano dell'ultima pistola sul "mercato", si vantano dei caricatori e della supremazia dei loro armamenti. E per le strade della città si muore: 32 vittime in 13 mesi, 5 in dieci giorni

La città regge all’urto dirompente della camorra autodistruttiva, grazie al robusto argine della cultura, al ritrovato interesse e passione dei cittadini, all’attivismo di una forte rete civica e al grande lavoro investigativo e inquirente. Lo Stato ha inferto duri colpi, azzerato clan, disarticolato organizzazioni criminali, acciuffato importanti latitanti, ridotto all’osso le linee di comando. Un vuoto di potere provocato da inchieste, arresti e condanne e colmato da figli e nipoti di vecchi boss e da ex gregari senza qualità ‘promossi a generali’. Ecco che avanzano allora inedite alleanze tra bande e pezzi di clan traballanti.

La Dia: “I clan continuano nell’opera di condizionamento culturale delle fasce più emarginate della popolazione”

Poi ci sono loro: le nuove leve, i minorenni cresciuti con il sogno camorrista, le vittime del disagio sociale, parassiti spregiudicati, balordi riuniti in gang violente che vogliono tutto e subito. Non temono nulla, neppure di restare uccisi con un colpo in testa. La Direzione investigativa antimafia nella sua ultima relazione al Parlamento denuncia: “I clan continuano nell’opera di condizionamento culturale delle fasce più emarginate della popolazione, ambendo a porsi quale punto di riferimento alternativo allo Stato soprattutto nelle aree economicamente più deboli e offrendo possibilità di guadagni illeciti ai più poveri”. Un “reclutamento dei bisognosi” contro il quale non basteranno certo agenti, esercito e telecamere. Ci sono interi condomini che hanno come unico reddito i proventi della vendita della droga. C’è un welfare criminale che comprende la mesata, lo stipendio, il pagamento dei legali in caso di arresto, a volte perfino le cure mediche.

Come dimenticare le immagini viste a Secondigliano al “Terzo mondo”, il 21 gennaio 2005, quando finisce in manette Cosimo Di Lauro, 32 anni, considerato il vero artefice della faida di Scampia, l’uomo che ordinò lo sterminio dei suoi avversari, gli scissionisti e dei loro parenti. Mentre i carabinieri del Comando provinciale lo arrestano, scoppia in strada una rivolta contro le forze dell’ordine. Anziani, giovani, donne persino in stato interessante, bambini tentano di impedire l’arresto del rampollo di Ciruzzo ‘o milionario. Addirittura ribalteranno una gazzella. Camorra dilaniata, frammentata, polverizzata che continua però ad essere interlocutore sociale.