Mafie

Pasquale Scotti, quest’estradizione non s’ha da fare. Il governo faccia chiarezza

E’ sempre più un giallo internazionale l’estradizione di Pasquale Scotti, il camorrista per 31 anni uccel di bosco e scovato “casualmente” a fine maggio a Recife in Brasile. Lo scorso 21 ottobre, il Supremo tribunal federal brasiliano, ha deciso per l’estradizione in Italia dell’ex super latitante. I giudici hanno stabilito che non c’è persecuzione politica e quindi Francisco Vitale Visconti, la falsa identità di Scotti a Recife, dovrà far ritorno in Italia e scontare i tre ergastoli. Un meccanismo, però, che sembra essersi inceppato.

Al ministero della Giustizia italiano è tutto fermo. Pasquale Scotti – lo segnalano i suoi avvocati – potrebbe ritornare libero. Pare che il trattato bilaterale tra Brasile – Italia prescriva e detti dei tempi certi per l’estradizione dei cittadini stranieri. Il termine è fissato a 40 giorni dal pronunciamento del Supremo tribunal federal, arco di tempo, entro il quale dev’essere completata la documentazione e sottoposta alla firmata del presidente della Repubblica del Brasile in questo caso Dilma Rousseff. A quel punto il detenuto è preso in carico dall’autorità del paese d’origine. Procedure rigide e tempi rigorosamente da rispettare: in Brasile il prolungamento ingiustificato della custodia cautelare non è consentito. Allo stato dei fatti l’Italia pare non abbia attivato le procedure di estradizione, provocando una violazione della prassi che regola gli accordi Brasile-Italia.

Raffaele Cutolo

 

Non è la prima volta che accade. E qui il giallo s’infittisce e sembra diventare una spy story. Dal passato torna prorompente la storia di un altro personaggio di spessore, Corrado Iacolare, 75 anni, morto lo scorso luglio in Sud America, ex braccio destro del boss Raffaele Cutolo, legato in maniera indissolubile alla vicenda del sequestro negli anni Ottanta dell’assessore campano Ciro Cirillo e, in particolare, alla trattativa Stato-camorra, per il rilascio dell’esponente politico democristiano. Fece da tramite tra la Nco di Cutolo, esponenti delle “Brigate rosse”, vertici della Dc, pezzi d’apparato dello Stato e servizi deviati portandosi nella tomba i molti segreti inconfessabili di cui era a conoscenza. Anche Iacolare come Scotti taglia la corda. Scappa e si stabilisce in America del Sud, dopo aver trascorso brevi periodi negli States e in Argentina, con il falso nome di Luigi Maderna, sceglie Montevideo, capitale dell’Uruguay, come sua definitiva residenza. Il latitante Iacolare viene arrestato ed estradato nel ’91. Potrebbe parlare e in effetti qualcosa comincia a raccontare ai magistrati italiani. L’impressione è che lanci segnali ai vertici dello Stato. Il colpo di scena avviene puntuale. Corrado Iacolare viene scarcerato per un difetto di richiesta nella procedura di estradizione. Iacolare ritorna in Sudamerica, facendo perdere le tracce, fino alla morte.

Coincidenze, suggestioni e stranezze che sembrano continuare con la stessa trama con ciò che sta accadendo dopo la cattura di Scotti e la dubbia gestione della sua controversa estradizione. Basta guardare in filigrana anche a tutto ciò che circonda e accade attorno a questa strana storia. Il 74enne super boss Raffaele Cutolo da 54 anni in carcere, trascorsi in isolamento e al 41 bis, lo scorso 14 settembre, a sorpresa decide di parlare ai consulenti della Commissione parlamentare d’indagine sul caso Moro. Il super boss parla di quell’oscuro rapimento e del tentativo di liberare lo statista e leader della Dc. Verbali segretati e la promessa di aggiungere altri inediti particolari. La domanda è d’obbligo: avrà influito sulla decisione di Cutolo di conferire la cattura di Scotti e alcuni sussurri pronunciati da quest’ultimo nel carcere brasiliano?

C’è ancora altro da registrare. In ambienti coperti si ricomincia a parlare con insistenza dell’intrigato e non risolto omicidio del banchiere Roberto Calvi, un finto suicidio inscenato a Londra da un pugno di cutoliani. E sullo sfondo, le tante ombre della P2, del Vaticano, dei servizi deviati e della mafia. E proprio a pochi giorni dalla morte del gran maestro Licio Gelli, il figlio del banchiere Calvi da anni residente in Canada, in una intervista, alla domanda: “Su cosa bisogna indagare secondo lei ancora?” risponde secco e senza esitazione: “L’arresto di Pasquale Scotti, uomo di Cutolo, in Brasile è rilevante. Si tratta di una persona che riporta a frequentazioni e numerosi riferimenti ben precisi di mio padre con l’onorevole Dc Flaminio Piccoli e il ruolo di Francesco Pazienza che è inscindibile dalla frequentazione con la camorra…”.

A questo punto occorre fare chiarezza e spazzare via i legittimi e pesanti sospetti che avvolgono il caso Scotti. Penso che sia giunto il momento che il ministro della Giustizia Andrea Orlando spieghi se l’Italia ha paura del passato. Lo faccia in fretta perchè quei sospetti sono sempre più intrighi e complotti di Stato.