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Ten Talkings Points, l’Inter più bella battuta dal Napoli più brutto. Quindi Mancini vincerà lo scudetto

Se i romanisti contestano la Roma così, i milanisti cosa devono fare? Invadere la Polonia? Le mirabolanti risposte dell'arbitro Fabbri in Empoli-Lazio: un attaccante toscano reclama un fallo, e lui: “Cazzo guardi?”. Alè. Su quali basi, fino a ieri, si criticava Mandzukic? Okay, è bello da vedere come Giarrusso in bigodini, ma non tutti possono essere Van Basten. Più che una punta, è una sentenza

Bentornati a Ten Talking Points, l’unica rubrica che a Fabio Caressa preferisce tutto, ma proprio tutto. Persino la Madia. Altre considerazioni.

1. Il Napoli più brutto della stagione batte l’Inter più bella della stagione. L’Inter – due pali negli ultimi secondi – ha fatto forse media con la fortuna che fino a ieri l’aveva sorretta. Ljajic e Brozovic sontuosi, Icardi e Nagatomo imbarazzanti. Mancini ha dato il meglio di sé quando è stato costretto, sotto di due gol e un uomo, ma l’Inter esce rafforzata dalla sconfitta. Se prima di ieri sera sembrava folle (a voi: a me no) dire che l’Inter avrebbe vinto lo scudetto, ora non lo è più. E non è solo culo. Mancini predica un calcio cinico (a volergli bene), ma sa allenare. Rende gli avversari brutti. E la rosa di cui dispone offre molteplici varianti. E’ la favorita.

2. Sconfortante il “braccino” che ha inchiodato il Napoli nell’ultima mezzora. Il Commodoro marxista è allenatore mirabile, ma se Higuain cala (o peggio si fa male) son dolori. Che Gue Sarri ha vinto tutti gli scontri diretti, ma non ha varianti e fa giocare quasi sempre gli stessi 11. Ieri, dopo il 2-0, la benzina era proprio finita. L’Europa League pesa, non paiono esistere alternative e bastano gli infortuni di Mertens e Gabbiadini per rendersi conto che la panchina non è lunga come quella delle rivali. De Laurentiis a gennaio dovrà spendere. E il difficile, per il Commodoro marxista, comincia adesso.

3. Attorno alle 19.10, di colpo, tutto è stato Luce. Eravamo stati catapultati in uno studio Rai con Paola Ferrari? No, aveva segnato il Musagete Borja Valero. Egli, come noto, è Luce. Prima mezzora monstre della Viola, poi Sassuolo. Pareggio giusto. Terminata la gara, ho subito scritto un sms al mio amico Nardella: “Ciao Darius. Niente paura: il terzo posto è ancora possibile. Andrea”. Solo che ho sbagliato e l’ho inviato alla Picierno. Che mi ha risposto così: “Mi chiamo Pina, non Darius. Terzi? Macché. Vincerò al ballottaggio”.

4. Psicodramma Roma. L’ennesimo. Sono l’unico a reputare esagerate le reazioni? Aveva senso contestare in quel modo la Roma prima della gara con l’Atalanta? Era a tre punti dalla prima (tre: non trenta), aveva perso (malissimo) con dei marziani ma per qualificarsi agli ottavi di Champions basta comunque vincere in casa col Bate Borisov. Dov’è la tragedia? Garcia ha colpe e se gli togli Gervinho (e Salah) perde metà potenziale, ma la vetta è a soli quattro punti. Se i romanisti contestano la Roma così, i milanisti cosa devono fare? Invadere la Polonia?

5. Per anni è stato solo “quello che ha preso palo quasi a porta vuota col Barcellona”. Di lui si parlava più che altro per gli infortuni, i selfie, le patenti ritirate, le Ferrari distrutte. Invece, con la Samp (auguri Montella), Niang è stato per un’oretta un satanasso. Strapotere fisico e talento autentico. A Inzaghi piaceva così tanto che l’aveva spedito a Genova: complimenti. In attesa di conferma, il Niang visto sabato è parso un mix maestoso tra Henry e Weah.

6. “So’ tre mesi che dico che dobbiamo fare il 4-4-2”. Parlava del Milan. Chi lo ha detto? Sacchi? Van Gaal? No, Orfini. La risposta renziana al Crisantemi di Oronzo Canà, il protagonista dello spot Amica Chips, la controfigura di Fabris in Compagni di scuola. Mica niente: “So’ tre mesi” che lui lo dice. Ora finalmente sappiamo cosa facesse Orfini durante il martirio di Ignaro Marino: Roma implodeva, ma lui dava lezioni al Camerata Miha. Idolo.

7. Notazione squisitamente tecnica: Federica Lodi, che conduce Terzo Tempo con Mario Sconcerti su Sky, è di un bello che irradia il globo terracqueo. L’altra sera, mentre Sconcerti sviscerava con dovizia lo schema tattico degli Unni, che come noto marcavano a uomo contravvenendo alla predilezione visigota per la zona, mi sono imbambolato nell’osservarla. Ero così preso che ho chiesto subito a Sconcerti il suo numero. Solo che ho sbagliato un’altra volta e ho riscritto alla Picierno. La quale, prontamente, mi ha risposto così: “Andrea, cominci a rompermi un po’ le palle. E comunque ‘sta Lodi è grillina”.

8. Su quali basi, fino a ieri, si criticava Mandzukic? Okay, è bello da vedere come Giarrusso in bigodini, ma non tutti possono essere Van Basten. Più che una punta, è una sentenza. E intanto la Juve è a tre punti dalla Roma: dopo lo scontro diretto, quando i giallorossi fecero scempio dei bianconeri, non lo avrebbe previsto nessuno. Per lo scudetto ci sono anche loro.

9. Un mito si staglia all’orizzonte: l’arbitro Fabbri. Ha diretto Empoli-Lazio e ha sbagliato tutto. Notevoli, poi, alcuni suoi labiali carpiti dalle telecamere. Un attaccante dell’Empoli reclama un fallo, e lui: “Cazzo guardi?”. Alè. Klose reclama per il secondo gol annullato, e lui: “Non me ne frega nulla”. Alè. E’ verosimile che, negli spogliatoi, abbia estratto la Colt convinto di essere il vecchio Clint ne Il cavaliere pallido.

10. Due abbracci. A Dessena, perché se lo merita. E a Zoff, perché il calcio italiano è sempre stato pieno di campioni ma non necessariamente di belle persone. E Dino è l’uno e l’altro.