Politica

Pd, Renzi: “A sinistra operazione densa di ideologismo”. Lasciano 3 deputati della minoranza

Il presidente del Consiglio nell'assemblea con i parlamentari dem è tornato ad attaccare i critici. E D'Attorre, Folino e Galli hanno approfittato annunciare il loro addio. Il segretario ha poi ribadito che sulla legge di stabilità non è pronto a modifiche su alcuni dei nodi più contestati: "Faremo dl per salvare le Regione dalla Corte dei Conti". E sulla polemica di giornata per la modifica dell'Italicum: "Non sono d'accordo, ma M5S patetici"

Neanche il tempo per Matteo Renzi di finire il suo ultimo attacco alla sinistra Pd durante l’assemblea dei parlamentari democratici, che i tre deputati Alfredo D’Attorre, Carlo Galli e Vincenzo Folino hanno annunciato il loro addio. Una separazione che era nell’aria da tempo, ma che è stata ufficializzata durante l’incontro con il presidente del Consiglio. Che poco prima aveva detto: “A sinistra l’operazione che stanno tentando anche nostri compagni di viaggio è densa di ideologismo. E’ tempo di riforme e non di proclami. La politica è cambiare la vita delle persone, non c’è misura per far diminuire la povertà più efficace della crescita”. Solo una settimana fa a lasciare il gruppo era stato Corradino MineoIl segretario Renzi davanti ai parlamentari ha sminuito però il problema. E sulle accuse che la maggioranza, specie a Palazzo Madama, sia tenuta in piedi dai voti dell’ex braccio destro di Berlusconi Denis Verdini ha detto: “L’afflusso più grande di forze ai gruppi parlamentari di questo partito è arrivato non da Verdini, ma da Sel“. Video di Manolo Lanaro

L’unico pseudo gesto di distensione (o provocazione a seconda di come lo si legge) è stato quando Renzi ha regalato all’ex segretario dem Pier Luigi Bersani un sigaro da Cuba. Secondo quanto raccontano i presenti, arrivando all’assemblea, dopo aver salutato alcuni deputati e senatori, ha cercato Bersani, che però non era ancora arrivato. Allora è andato da Roberto Speranza, altro esponente della minoranza ed ex capogruppo alla Camera, per lasciargli il regalo. Si tratta di un sigaro Romeo y Julieta. Bersani poi è arrivato poco dopo e ha commentato: “Non fumo più, una volta fumavo i toscani”.

Nell’incontro con i suoi il presidente del Consiglio è poi intervenuto sulla legge di stabilità. “Tra una settimana”, ha detto, “faremo un decreto per salvare le Regioni dall’intervento della Corte dei Conti“. Renzi ha anche difeso, come dal primo giorno, la decisione di innalzare il tetto al contante a 3mila euro, vista da molti (tra cui anche la sinistra Pd) come un regalo agli evasori: “Il primo che mi dimostra la correlazione”, ha dichiarato, “tra il tetto al contante e l’evasione cambio provvedimento. Non c’è evidenza empirica, i dati non sono questi”. E in merito ai contestati tagli alla sanità ha aggiunto: “Nel 2014 erano 109 miliardi, nel 2015 110, 111 nel 2016. E’ demagogia dire che sulla sanità mettiamo meno soldi. Non c’è presidente di Regione che guadagni meno del premier”. E ha concluso: “Il governo è con le Regioni ma non bisogna fare demagogia”.

L’assemblea con i parlamentari è stata anche l’occasione per affrontare la polemica di giornata: il ddl depositato dall’esponente della minoranza Pd Giuseppe Lauricella per abolire il ballottaggio ed evitare così “l’effetto Parma: “Non sono d’accordo”,  ha detto un po’ a sorpresa il presidente del Consiglio, “con la proposta di Lauricella, ma quando ho letto che i Cinque stelle ora difendono l’Italicum mi sono schiantato dalle risate: sono patetici”. Proprio i grillini hanno detto che invece la proposta del governo sarebbe quella di intervenire sulla legge elettorale per “paura di vincere”.