Cultura

‘Il mondo sia lodato’ di Franco Marcoaldi, poesia contro la barbarie

Ci saranno lacune che non sono riuscita a colmare nella prima parte di questo post. Non ricordo dei dettagli della conferenza che cito: quindi mi si perdoni le imprecisioni.
Nel gennaio 2015 ero all’Università Federico II di Napoli per assistere alle commemorazioni della Giornata della memoria. Uno dei conferenzieri, Giuseppe Lissa, docente di Filosofia morale, nel corso del suo bellissimo intervento, disse che il giorno precedente alla conferenza nazista di Wannsee in cui si decideva la “soluzione finale”, nel gennaio del 1942, uno dei partecipanti annotò nel suo diario di essere stato all’inaugurazione di una mostra d’arte, di aver partecipato alla presentazione di un libro per bambini e infine, la sera, di aver assistito con grande piacere alla rappresentazione del Rosenkavalier di Richard Strauss. Lo studioso partiva da questa constatazione per chiedersi quanto la cultura potesse effettivamente essere un antidoto alla barbarie. Secondo la sua ipotesi, la cultura non offriva alcuna garanzia contro la barbarie. Uomini che il giorno prima si erano deliziati con arte, teatro e libri il giorno dopo avevano partecipato senza batter ciglio alla conferenza che condannava in modo definitivo milioni di ebrei allo sterminio. Forse, disse Lissa, tra le arti l’unica che avrebbe potuto creare in quegli uomini una breccia, far balenare in loro l’orrore che stavano compiendo, era la poesia.

Questo piccolo antefatto lo cito a proposito del bel libro di Franco Marcoaldi, Il mondo sia lodato (Einaudi 2015). Sono 12 canti, come a segnare i dodici mesi, ma si ritrova l’inverno in certi versi di maggio e il maggio in certi cupi passaggi invernali. Dunque credo che la scansione sia uno stratagemma per dare forma a un magma che montava nel poeta momento per momento. I temi sono la morte, la vita, la natura: temi che splendono sotto il sole nitido della lode. La lode che è agli antipodi della lamentazione e del disprezzo e che a mio parere ha a che fare con la cura, attitudine che salva il mondo.

La lode della vita e delle persone, non è intesa come un mero celebrare, bensì nasce dall’intimo sentire, dall’empatia che permette lo stupore, il sussulto di vita anche dinanzi alla malattia o alla violenza. La lode dunque come linfa che ci insegna a essere vigili e a essere pienamente umani.

Ma:

“se un giorno, all’improvviso,
un’anima ordinaria – per ragioni
imperscrutabili – si inceppa,
il canto di lode verso
il mondo più non sale.

Un malessere molle
e penetrante la invade-
corpo e sensi, una nausea indefinibile l’assale.

Lo stesso prato, ieri lucente,
oggi risulta spento – lo stesso
cielo, ieri struggente,
adesso ondeggia vuoto.
Il mondo intorno si sfarina
quasi fosse una fradicia
parete di cartone,
la nebbia avvolge il campo –
lattiginose tenebre
si affollano in una generica afflizione”.

Nel momento che il sentire si spegne, esangue, nella noia ecco il soccorso di versi di altri poeti, di grandi scrittori.
Lodato sia allora il concetto di “illogicità del bene” che ci ha insegnato Vasiliy Grossman, la grandezza dello stupore che ci ha insegnato la Szymborska. Autori che mi sono cari, e che, nella postfazione, Marcoaldi cita insieme ad altri ispiratori della sua Lode.

Passando alla forma, ricca di sapienti assonanze e rime, mi ha stupito l’uso della virgola. Trovo davvero bello il fatto che in certi tratti le virgole ritrovino una funzione essenziale, non più messe lì secondo grammatica a separare le voci di una lista, ma usate come veri momenti di sospensione, un inspirare che riprende dopo l’espirare dovuto alla lettura.
Come dire meglio tutto ciò? Leggete a voce alta i canti di Marcoaldi e vedrete che in certe pagine il momento di riprendere fiato corrisponde esattamente a una virgola. Lasciatemi dunque lodare la musicalità dei suoi versi; un’onda lenta e continua, chiara e mai astrusa che accompagna il viaggio nel senso profondo della vita.

Sempre più convinta che la poesia sia un argine al “maligno”, mi auguro che questo libro corra di mano in mano a soccorrerci in questi momenti di violenza bruta in cui sulla pace, ovunque, si rovescia sangue.