Politica

Renzi il ‘Magnifico’ è spettacolare, ma la sua arte non è raccontare il vero

E’ ormai in piena evidenza che il nostro giovanissimo, ma anche gasatissimo, premier, è riuscito a convincere persino se stesso che le sue riforme funzionano davvero. Infatti non perde occasione per ripetere, ogni volta che gli mettono un microfono davanti al naso, che l’economia sta cominciando a “tirare”, che il suo Jobs Act produce miracoli sul piano dell’occupazione, ecc. ecc.  Forse spera in questo modo di convincere, oltre che gli sprovveduti ma incolpevoli teleutenti, anche il nutrito drappello di parlamentari che invece gli si sono messi di traverso in Parlamento, e non lo lasciano lavorare. Purtroppo per lui quelli sono ormai già “vaccinati” da un ventennio di propaganda berlusconiana, e sono diventati perciò persino più dubbiosi di San Tommaso ai racconti di miracoli che non possono essere toccati con mano.

Del resto sarebbe persino impossibile che uno sveglio e in gamba come lui non sappia che la ripresa economica di cui si vanta con tanto ardore ha ben poco da spartire con le sue riforme. Gli 80 euro che ha elargito a quache migliaio di poveracci (forse minori in numero alla miriade di esodati che lui si ostina ad ignorare!), faranno anche bene alle misere finanze di quei poveretti, ma non bastano certo a risollevare l’economia. Figurarsi! Senza dimenticare che ha coperto quella elargizione coi soldi sottratti ai pensionati. Aveva promesso di restituirli ma lo ha fatto solo in minima parte, giusto per non far vedere che disobbedisce anche alla Consulta (oltre che ai criteri di onestà intellettuale).

Nella primavera del 2008, cioè negli ultimi mesi di Bush alla Casa Bianca e a pochi mesi dal fragoroso crollo di Wall Street, il governo americano ha distribuito a “pioggia” cifre dieci o venti volte maggiori (a seconda dei casi) ad ogni famiglia americana (compreso la mia!) e, pur essendo quella una manovra adeguata sia nel merito che nell’entità, non solo non ha risollevato l’economia, ma non è nemmeno riuscito ad evitare la bruttissima caduta in recessione avvenuta di lì a a poco. (La manovra era giusta allo scopo di rilanciare i consumi, ma era sbagliato il momento. In quel momento dovevano fermare le operazioni speculative di banche e finanziarie, ma Bush & C. erano convinti che il mercato si regola da solo e hanno così favorito il crollo).

E’ noto a tutti gli economisti che la ripresa dell’economia europea è dovuta interamente alla manovra di Quantitave Easing lanciata quest’anno dalla Banca Centrale Europea e alla maxi-svalutazione dell’euro, ma Renzi non perde occasione per attribuirla al suo miserabile Jobs Act la cui unica arte miracolistica è quella di consentire a qualche imprenditore impantanato nella crisi di disfarsi di un po’ di “zavorra” umana.

Lui però, per non farsi capire da un popolo che peraltro non gli ha mai dato un mandato di fiducia per fare le sue riforme, non dice apertamente e onestamente che si tratta della libertà di licenziare incolpevoli lavoratori, macché, lui preferisce usare le nebbie della menzogna e passa a battezzare l’infamia sotto l’impudico velo della “flessibilità in uscita”.

Così turlupina il suo popolo. Lui sa bene che quella minuscola frase significa in realtà “maggiore libertà di licenziare” , ma sa anche che, se lo dicesse in questo modo, ripreso dai telegiornali quotidiani, anche i più distratti teleutenti si sentirebbero direttamente minacciati, e lui perderebbe consensi.  Così: via libera alla menzogna eccellente, che aprirà la porta…non alla ripresa economica di cui lui non ha alcun merito, ma alla agevole uscita dal posto di lavoro sicuro di migliaia di lavoratori in più.

Almeno la Fornero ci ha messo una lacrimuccia nell’annunciare la condanna alla miseria di moltitudini di lavoratori, lui non può, lui è un macho latino pragmatico e di grande potere, non si perde in sentimentalismi.

E naturalmente anche i suoi sottoposti seguono il suo esempio. In questi giorni infatti anche il fido Padoan ha usato quel termine in televisione (due anni fa non si sarebbe mai sognato di chiamare “flessibilità in uscita” il classico “calcio nel sedere” che gli imprenditori senza scrupoli danno ai loro stipendiati al semplice scopo di guadagnare di più assumendo qualcuno che costa meno).

Non per niente è proprio in soccorso di questi “straordinari” navigatori degli oceani imprenditoriali che sovviene la nuova linea governativa in sostegno della riduzione del costo del lavoro. “Occorre maggiore flessibilità in uscita” tuonano dai maxi schermi di ogni casa i nostri ardenti riformatori, mentre i distratti tapini che ancora un lavoro vero ce l’hanno non capiscono che quello è un plotone d’esecuzione rivolto proprio contro di loro!