Capitoli

  1. Pompei, bando vinto da editore in affari con azienda di famiglia di soprintendente
  2. LA CORSA PER NON PERDERE 130 MILIONI IN FONDI UE
  3. CORSA AGLI APPALTI TRA RICORSI E INCHIESTE
  4. IL RICORSO DEGLI ESCLUSI: "CONFLITTO D'INTERESSE"
  5. IN ATTESA DEL TAR SI VA AVANTI. PER NON PERDERE I FONDI
Cronaca

LA CORSA PER NON PERDERE 130 MILIONI IN FONDI UE - 2/5

Massimo Osanna, al vertice del sito archeologico, ha scritto testi per "L'Erma", a cui l'editrice di famiglia è legata da un contratto di distribuzione. L'azienda fa parte del gruppo di imprese che ha vinto una gara da due milioni di euro per fornire soluzioni audio-video per i visitatori. E il dirigente era a capo della commissione aggiudicatrice. Da qui i ricorsi dei concorrenti, che ora rischiano di far perdere il finanziamento in scadenza. La replica: "Nulla di irregolare, non mi occupo di politiche commerciali"

Il bando riguarda il servizio di “miglioramento delle modalità di visita e potenziamento dell’offerta culturale del Sito Archeologico di Pompei”. In pratica lo studio e la fornitura di materiali e soluzioni audio-video utili ad accompagnare il visitatore nei vari percorsi tematici. Non è il solo e l’unico: a febbraio è stata aggiudicata allo stesso consorzio anche la gara per la vendita di prodotti editoriali e oggettistica presso il sito di Pompei che vale 15mila euro di fisso l’anno e il 9% di royalties sulle vendite e che – nel secondo sito più visitato in Italia (2,6 milioni di ingressi l’anno) – può rivelarsi una miniera d’oro. Di più: l’editore “Erma” è anche distributore dei libri della Osanna Edizioni, la piccola casa editrice della famiglia dell’attuale soprintendente attiva nel settore dal 1982. In altre parole l’aggiudicatario dell’appalto ha un rapporto consolidato (distribuzione editoriale) con una azienda di proprietà del presidente della commissione della gara sui servizi per la fruizione del sito archeologico.

Non c’è nulla di illegale, probabilmente, anche se questi elementi sembrano contrastare con gli obblighi di astensione per conflitto di interessi (e segnalazione) che sono fissati dalla legge che regola il processo amministrativo (art. 6 bis l. 241/1990). Al di là della questione specifica, il tema è se la potenziale commistione di interessi tra stazione appaltante (la Soprintendenza) e aggiudicataria getti un’ombra sull’affidabilità della stessa macchina che negli ultimi due anni ha ingaggiato una corsa a rotta di collo a impegnare tutti i fondi a disposizione e convincere l’Unesco a estenderli per il 2014-2020. L’obiettivo, grazie allo sveltimento delle procedure e alla riduzione della durata delle gare, sembra ormai alla portata: in soli 18 mesi sono stati banditi appalti e forniture per 130 milioni, aperti 33 cantieri (5 conclusi) ed è stata saturata l’intera disponibilità di risorse comunitarie prima della scadenza. Un piccolo record, visto che dei primi sei interventi banditi nel 2012 soltanto due sono stati conclusi.