Capitoli

  1. Mose, il commissario: “Danni a opera dovuti a tangenti”. Dopo arresti spese annue ridotte di 30 milioni
  2. DOPO LA CURA CANTONE, COSTI ABBATTUTI DA 50 A 15 MILIONI
  3. DOPO VENT'ANNI E 9 MILIARDI LE DIGHE NON SONO FINITE
  4. E LE AZIENDE FANNO MURO: "HANNO BUONI AVVOCATI"
  5. DOPO LE TANGENTI, I DUBBI. CASSON: "MAI VALUTATA FATTIBILITA'"
Cronaca

DOPO LA CURA CANTONE, COSTI ABBATTUTI DA 50 A 15 MILIONI - 2/5

Giuseppe Fiengo è uno dei tre amministratori scelti in accordo con Cantone dopo gli arresti: "In tutti gli incidenti che stanno capitando al Mose ci accorgiamo che chi doveva fare il lavoro non l'ha fatto", dice a ilfattoquotidiano.it. Dalla rottura di un cassone all'avaria di una nave di supporto sui cui ora indaga la Procura di Venezia. Intanto, dopo la cura, i costi di gestione del consorzio tracollano. "Stiamo continuando i controlli sugli appalti". E restano i dubbi sulla diga: le bocche di navigazione non sarebbero adatte all'accesso dei portacontainer. Corsa per rispettare la scadenza del 2018

Il mandato dei tre commissari – Giuseppe Fiengo, Luigi Magistro e Francesco Ossola – messi a capo del Consorzio Venezia Nuova, guidato fino all’arresto l’anno scorso da Giovanni Mazzacurati, è di quelli da far tremare le vene ai polsi: ultimare i lavori del Mose e fare pulizia del sistema che ha drenato in tangenti, secondo l’inchiesta della magistratura, una cifra intorno al miliardo di euro, uno dei più imponenti sistemi corruttivi della storia repubblicana. D’altronde il decreto di commissariamento del Consorzio dice espressamente come la “disciplina dei tempi, dei costi, delle modalità esecutive, della qualità delle opere del Mose è risultato costantemente condizionato dagli accordi corruttivi”.

Il “lavoro di pulizia” dei commissari sta già dando i suoi frutti: nel bilancio 2014 del Consorzio, gestito dai commissari di Cantone, risaltano vigorosi tagli come al funzionamento della macchina interna al Consorzio stesso dove da 45-50 milioni le spese sono state ridotte a 15. Nuove imprese, fuori dal giro dei “soliti noti”, come la croata Brodosplit, si sono aggiudicati lavori importanti. Gli appalti da gestire con nuove regole sono oltre duecento. Fiengo fa capire chiaramente che il lavoro è solo agli inizi: “La magistratura ha colto perfettamente i passaggi di soldi che costituiscono la corruzione”, racconta. “La domanda è: da dove arrivano i soldi? Con quale meccanismo gli appalti creano questi fondi con cui si basa la corruzione? Oggi stiamo cercando pian piano di metterlo in luce il meccanismo e correggerlo”.

Fiengo non vuole entrare nei dettagli: “Abbiamo avvertito l’Autorità anticorruzione, dobbiamo fare degli ulteriori controlli, stiamo lavorando a un rapporto”. Ma racconta di come funzioni il sistema funzioni anche dopo che l’Unione europea ha imposto al Consorzio di appaltare alcune gare: “Con gli appalti è ancora peggio”. E come questi meccanismi abbiano garantito le plusvalenze per la corruzione, “soprattutto al Consorzio Venezia Nuova più che alle imprese. E da qui si comprende la potenza di Mazzacurati”. SEGUE