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Sindacati e stipendi d’oro, Furlan (Cisl): “Generalizzazioni che non esistono”

Il successore di Raffaele Bonanni prova a difendere la confederazione con i denti. “Si sono presi due o tre casi assolutamente fuori regola, peraltro già annullati dal regolamento che questa segreteria confederale ha varato". Sul reintegro del pensionato che ha fatto esplodere l'ennesima polemica non deciderà lei: “Noi abbiamo una magistratura interna che è autonoma e valuta a seconda dei fatti”

È la seconda volta in meno di un anno che la sua organizzazione sindacale finisce nella bufera mediatica per la questione degli emolumenti d’oro ai suoi dirigenti. Lei dal canto suo prova a difenderla con i denti. Annamaria Furlan, segretario generale della Cisl arriva al Meeting ciellino di Rimini sull’onda delle polemiche sollevate dalla denuncia di Fausto Scandola. Il pensionato iscritto alla Cisl due settimane fa aveva denunciato alcuni super-stipendi in casa Cisl, tramite una lettera inviata al quotidiano la Repubblica. Nella lettera, in cui si parlava di emolumenti (pensioni e stipendi cumulati) da centinaia di migliaia di euro l’anno di alcuni dirigenti, si chiedevano poi le dimissioni della stessa Furlan.

Dopo la denuncia sui giornali, Scandola è stato però espulso dall’organizzazione sindacale e a poco sono servite le oltre 8mila firme raccolte da una petizione su Change.org perché sia riammesso. “Intanto la Cisl ha 4 milioni di iscritti e per me quello che conta è cosa pensano i nostri iscritti”, ha risposto il segretario a una domanda de ilfattoquotidano.it su una possibile riammissione per Scandola. “Si sono presi due o tre casi per dare una immagine dell’organizzazione tanto distante dalla realtà: la Cisl si basa su volontariato, sull’azione costante di delegati e di tanti segretari nazionali e territoriali che su base quasi volontaristica svolgono tutti i giorni il loro compito di rappresentanza”.

L’elezione della Furlan era arrivata dopo le dimissioni, poco meno di un anno fa, dell’ex numero uno Cisl Raffaele Bonanni, anch’egli finito nella bufera proprio per le polemiche sul suo stipendio: “Chi guadagna di più nella Cisl è la sottoscritta che non arriva forse neppure a un terzo di quelle cifre citate. Certo – spiega il segretario – poi un sindacalista deve avere retribuito il proprio lavoro e potere sostenere sé stesso e la propria famiglia, ma in assoluta coerenza e nel rispetto di quelle persone che noi rappresentiamo”. Secondo il segretario, la denuncia di Scandola non rappresentava la vera Cisl: “Si sono presi due o tre casi assolutamente fuori regola, peraltro già annullati dal regolamento che questa segreteria confederale ha varato. Si è fatta di tutta l’erba un fascio, è una generalizzazione che non esiste”. Poi all’ennesima domanda se Scandola sarà riammesso non si sbilancia e fa capire che non deciderà lei: “Noi abbiamo una magistratura interna che è autonoma e valuta a seconda dei fatti”.