Lobby

Rc Auto, Unipol in pressing: “Nuove norme punitive e demagogiche”

A ridosso della riapertura del Parlamento la compagnia delle coop torna alla carica sull'articolo del ddl Concorrenza le cui clausole particolarmente vessatorie per i consumatori in tema di risarcimenti sono state parzialmente smussate prima dell'estate. E rilancia il ruolo delle assicurazioni nel welfare pubblico

La riapertura del Parlamento si avvicina e Unipol torna alla carica sulla questione Rc Auto che giace tra le pieghe del ddl Concorrenza. Le cui clausole particolarmente vessatorie per i consumatori in tema di risarcimenti sono state parzialmente smussate in sede di passaggio alla commissione Finanze e Attività produttive alla Camera. Cosa che non va già al secondo gruppo italiano che fa capo alla galassia delle cooperative. Tanto che il presidente del gruppo, Pierluigi Stefanini, ha approfittato del palco del Meeting di Rimini per ridare fiato alla polemica.

Sostenendo che le nuove norme sulla Rc auto, per altro non ancora definitive, “sono punitive e demagogiche” nei confronti delle compagnie assicurative “tra l’altro penalizzando i cittadini onesti“. Il numero uno di Unipol ha quindi parlato di “populismo e demagogia presenti nel Paese anche nelle aule parlamentari”. In pratica sostenendo la linea della lobby delle assicurazioni, l’Ania, che già a fine luglio aveva attaccato la nuova formulazione della normativa lasciando intendere che l’unica strada per tagliare le tariffe non passi per la lotta alle frodi, bensì per una drastica riduzione dei risarcimenti dei danni morali e materiali delle persone coinvolte negli incidenti stradali.

Ma l’Rc Auto evidentemente non basta a Unipol, il cui presidente è tornato in pressing anche sul futuro ruolo delle assicurazioni nella sanità e in generale nel welfare. “Il settore assicurativo può essere fondamentale per il welfare“, ha dichiarato Stefanini anche se su temi come la gestione dei fondi pensione siamo “lontani anni luce” da modelli come quello tedesco. Un esempio? “Il sistema efficiente della Francia in materia di sanità privata” che permette di “ridurre le coperture” della spesa pubblica. “Possiamo provare ad avvicinarsi a questi modelli” ha aggiunto, ricordando che la collaborazione fra Stato e assicurazioni può aiutare a lavorare insieme nella cura del territorio e delle calamità naturali”.

Del resto non è un mistero che la compagnia delle coop, alle prese appunto con un calo dei proventi in arrivo dalla gallina dalle uova d’oro Rc auto, stia da tempo puntando ad allargare la platea dei potenziali clienti facendo leva sulla spesa privata per la sanità, in progressiva crescita mano a mano che si riduce il perimetro (e la qualità) dei servizi garantiti dal Sistema sanitario nazionale. Il gruppo di Bologna è già oggi il secondo in Italia, dopo Generali, per ricavi ottenuti dalle polizze malattia, cioè quelle che prevedono tra l’altro il rimborso delle spese mediche sostenute per visite, accertamenti, operazioni e ricoveri. E ora vuole estendere il raggio di azione anche a chi ancora non può contare sull’assistenza integrativa di “secondo pilastro”. Chiamando in causa Regioni ed enti territoriali, che in base a un decreto del 1992 possono anch’essi istituire fondi integrativi, proprio come i sindacati di categoria. Impostazione del resto condivisa dallo stesso ministro della Salute Beatrice Lorenzin, dichiaratamente favorevole alla “complementarietà tra pubblico e privato” nel settore sanitario e ai fondi aperti per i lavoratori che perdono il lavoro.