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Divina Provvidenza, la beffa dopo il danno: non più sequestrabili i milioni rubati dall’ex ras - 4/4

Lorenzo Leone, vicepresidente dal 1972 al '94, secondo i pm ha "depredato le casse di un patrimonio enorme". Ora gli 8,3 milioni di euro depositati allo Ior vanno ai nipoti, senza che nessuna possa opporsi

Sempre rispetto all’origine del patrimonio accumulato da Leone, il suo autista nel 1998 disse al pm Seccia: “Varie volte ho effettuato versamenti di denaro su ordine del Leone sui conti intestati al Leone e al di lui (nipote, ndr) Procacci Leone Pasquale per varie centinaia di milioni… i soldi me li dava Leone nel suo ufficio”. Il nipote chef, Pasquale Leone Procacci, è stato però prosciolto dal Gip con tante scuse nel 1999. I pm hanno ripreso in mano quelle carte e nella richiesta di arresto per Azzollini e le suore scrivono: “Si accertò peraltro che Leone aveva accumulato sui propri conti correnti e su quelli dei nipoti Pasquale e Lorenzo ‘diversi miliardi’ di lire e certificati di deposito presso il Monte dei Paschi di Siena e la Banca di Roma di Bisceglie”.

Eppure nel 2003 il Tribunale dichiarò prescritte le accuse di appropriazione indebita e inesistente l’associazione a delinquere. “Per Leone era stato chiesto l’arresto – scriveva nel 1999 l’Ansa – ma nel frattempo è morto all’età di 85 anni”. I nipoti non vogliono parlare dei milioni allo Ior. “Mi permetta, ma mio nonno è morto da vent’anni cosa vuole che le dica?”, si inalbera Pasquale Leone Procacci. Anche Lorenzo ha preferito non rispondere.

Ora basta un bonifico et voilà
In fondo, la Procura non ha contestato nulla dopo le risposte dello Ior sui conti dei fratelli. Ora a breve i milioni saranno ‘espulsi’ dal circuito dello Ior che li ha protetti per trenta anni e con una modica spesa diverranno pienamente leciti grazie alla nuova norma di Renzi con un bonifico verso una banca italiana. Alla fine le colpe (eventuali) del nonno non ricadranno sui nipoti mentre i suoi accrediti milionari almeno in parte ‘depredati’ secondo i pm stanno per ricadere sui loro conti. I latini dicevano Summus ius summa iniuria.

da Il Fatto Quotidiano del 19 agosto 2015