Società

Mare, la storia del maresciallo Sanna e chi salva una vita salvando il mondo intero

La torre del porto di Genova prima del crolloDomenica pomeriggio il maresciallo Sanna, comandante dell’Ufficio locale marittimo di Riva Trigoso, in Liguria, completate le pratiche di lavoro, si è recato in spiaggia con un amico.
Alessandro Sanna, nato ad Oristano ma da anni in servizio a Genova, per deformazione professionale guarda il mare in un certo modo, convinto di dover sempre prendere nota di qualcosa.

Proprio a quell’ora, tra le persone in acqua, ne ha vista una muoversi affannosamente e, osservando con più attenzione, ha notato che essa si allontanava, sebbene continuasse a dar bracciate e non chiamasse aiuto. Vestito com’era, il maresciallo si è allora gettato in acqua e, con molta fatica – il mare era agitato e di grande corporatura l’uomo in difficoltà – lo ha riportato a terra.

Non ci troviamo forse di fronte a una grande notizia: tanti altri hanno fatto la stessa cosa e magari la staranno facendo proprio mentre scrivo. Oltre tutto il maresciallo Sanna è un uomo delle Capitanerie di porto, che esistono proprio per questo.

Qui si racconta però, oltre alla generosità dell’uomo, un certo suo modo di guardare verso il mare e di comprendere il pericolo. E si aggiunge che lo stesso Sanna è anche lui uno scampato, perché alle 23,05 del 7 maggio 2013 egli avrebbe dovuto trovarsi dentro quella Torre Piloti del porto di Genova, dove fece servizio per tredici anni, sventrata, proprio a quell’ora, dalla nave “Jolly Nero” in manovra d’uscita.

“Stai tranquilla, le balene non passano dalla finestra”: rassicuravo così il sonno incerto di mia figlia quando abitavamo nel porto. La “Jolly” invece dalla finestra ci passò, travolgendo ben nove colleghi di Sanna, e ci passò nonostante i potenti motori, i rimorchiatori a tenerla, il pilota accanto al comandante. Un’altra lezione per chi pensa che la nave, perfino dentro al porto, non sia un pericolo (tanto grave quanto grande è la nave), e non considera i comandanti costretti talvolta dagli armatori a lasciare il porto – sfuggendo i controlli – con le macchine claudicanti.

L’azione del maresciallo Sanna, scampato per caso a un disastro, si fa notare. Ha perso nove colleghi (o fratelli, come lui ora li chiama) ma, come i saggi scrissero sul Talmud babilonese, chi ha salvato una vita ha salvato comunque il mondo intero.