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Jean-Marie Le Pen, processo per le frasi antisemite: “Camere a gas? Un dettaglio”

Ad aprile il fondatore del partito di estrema destra francese aveva ribadito la sua tesi al giornale Rivarol. Lo scorso maggio era stato sospeso dal Fronte Nazionale e polemizzò duramente con la figlia Marine

“Le camere a gas naziste sono solo un piccolo dettaglio della storia della seconda guerra mondiale”, aveva detto Jean-Marie Le Pen lo scorso aprile a Rivarol, giornale di estrema destraOra il fondatore del partito francese Front National sarà processato per quella frase. Non è ancora stata fissata la data per l’inizio del dibattimento che si terrà a Parigi.

Proprio questa dichiarazione, non nuova per Le Pen che da anni ribadiva questa tesi, è stata lo scorso maggio la causa della sospensione dal movimento che aveva fondato nel 1972. La decisione fu presa dall’esecutivo del partito e scatenò grandi polemiche tra il fondatore e la figlia Marine Le Pen, che dal 2011 è divenuta presidente del Fronte Nazionale. “Mi vergogno che porti il mio nome –  queste le parole di Jean-Marie Le Pen alla figlia – Che faccia la sua campagna sotto il nome di Marine Aliot (il cognome del suo compagno, ndr), o Marine Philippot (vicepresidente, ndr), dal momento che tratta suo padre in modo scandaloso”.

Proprio le frasi antisemite e l’esclusione dal partito spinsero Le Pen a farsi da parte in vista delle elezioni regionali. La bocciatura venne stabilita direttamente dalla figlia che ha avviato  un processo di “normalizzazione” del partito in vista delle presidenziali del 2017.

Nel frattempo, l’87enne Le Pen, aveva presentato ricorso contro la sospensione, ed è stato recentemente riammesso dal tribunale di Nanterre, che ha annullato la decisione dell’esecutivo del movimento che, sotto la guida della figlia Marine, è cresciuto costantemente fino a diventare nelle elezioni europee del 2014 il primo partito in Francia.