Cinema

‘Youth’ di Sorrentino: giovinezza, vecchiaia e un po’ di Hitler

Nell’ultimo film di Sorrentino, ‘Youth’, lo spettatore si trova in un albergo di lusso svizzero dove incontra i tre protagonisti maschili della pellicola. Un vecchio direttore d’orchestra, un regista anch’egli in là con gli anni e non più sulla cresta dell’onda, e un attore relativamente giovane, che sceglie quel ‘non luogo’ per lavorare sul personaggio che deve interpretare nel prossimo film.

Tra questi tre personaggi si instaurano rapporti di simpatia, talvolta di fratellanza maschile, e la domanda rivolta all’attore lungo tutto il film è come sta procedendo il suo lavoro sul personaggio. A un certo punto, con grande stupore di chi guarda, perlomeno il mio, senza nessuna preparazione o avviso si scopre che il personaggio che l’attore deve presentare è nientemeno che Hitler. Nella lussuosa sala da pranzo è presente anche il Führer, con tanto di divisa e di baffi. Michael Caine e Harvey Keitel lo guardano senza dire una parola, e nemmeno l’attore ne profferisce una, non emette uno degli urli propagandistici così famosi nel nostro immaginario collettivo. A un certo momento dà un forte pugno sul tavolo, e così comincia e finisce l’apparizione di Hitler nel film.

Hitler non è un’icona come tutte le altre icone del XX secolo. Quando un artista, un regista, un poeta, vuole far uso di questa figura con tutto ciò che essa rappresenta nella nostra storia, è meglio che abbia qualcosa da dire su Hitler. Nel caso di Sorrentino, Hitler sta in quella sala come una porcellana viennese, come un prato svizzero, non ha nessun ruolo contingente con le tematiche con le quali il regista si vuole misurare, e certamente non ci fa capire, a noi spettatori occidentali, il rapporto fra giovinezza e vecchiaia.

Him – Maurizio Cattelan

Io non penso che la figura di Hitler sia un tabù per gli artisti del XX e XXI secolo. Conosco almeno tre esempi illustri di opere, in diversi campi dell’arte, che hanno usato la figura di Hitler aggiungendo qualcosa di saggio, illuminante, inquietante. La poetessa polacca Wisłava Szymborska, nella sua celebre poesia ‘La prima fotografia di Hitler’ (si tratta di Hitler bambino); la scultura di Maurizio Cattelan in cui si vede un Hitler inginocchiato, di spalle, che a prima vista sembra un liceale messo in castigo in un angolo della stanza; le ceramiche e i disegni dell’artista israeliano Moshe Gershuni, esposte al museo nazionale di Berlino, da settembre a novembre 2014.

Quando si fa uso della figura di Hitler è meglio non trattarla con leggerezza. Richiede significato, riflessione e non mero uso, altrimenti ci viene il dubbio che si voglia unicamente e meramente colpire l’occhio dello spettatore, una volta con un nudo femminile perfetto e la volta dopo con la figura del male fatto persona.