Giustizia & Impunità

Maurizio Lupi indagato per abuso d’ufficio con 2 dirigenti e 2 appaltatori

La sua posizione è al vaglio del Tribunale dei ministri di Roma. Insieme all'ex ministro ci sono Giacomo Aiello, capo di gabinetto al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Roberto Linetti, provveditore alle Opere pubbliche di Lazio, Abruzzo e Sardegna, Lupo Rocco, titolare dell’omonima impresa con sede a Gaeta, e Francesco Bachetoni, titolare della Inteco di Roma

“Lascio il governo a testa alta”. Il 20 marzo scorso Maurizio Lupi annunciò alla Camera le dimissioni da ministro delle Infrastrutture rivendicando di non essere indagato: “Dopo due anni di indagini i pm non hanno ravvisato nulla nella mia condotta da perseguire”. A travolgere Lupi era stato soprattutto il Rolex regalato al figlio da Stefano Perotti, l’ingegnere arrestato con Ercole Incalza dalla procura di Firenze.

Ma le parole di Lupi erano viziate da un vago eccesso di ottimismo. Lupi infatti risulta indagato per abuso d’ufficio, e la sua posizione è al vaglio del Tribunale dei ministri di Roma. Nel mirino c’è dunque un reato ministeriale. La vicenda è ben riassunta dalla lista degli altri indagati. Giacomo Aiello è stato fino al 20 marzo scorso capo di gabinetto di Lupi al ministero. Roberto Linetti è il Provveditore alle Opere pubbliche di Lazio, Abruzzo e Sardegna. Ci sono poi due imprenditori delle costruzioni, Lupo Rocco, titolare dell’omonima impresa con sede a Gaeta, e Francesco Bachetoni, titolare della Inteco di Roma. L’ipotesi è dunque che il ministro delle Infrastrutture abbia commesso un abuso d’ufficio in concorso con due dirigenti e due appaltatori.

L’inchiesta parte dalla complessa vicenda dell’ex Provveditore del Lazio Donato Carlea, nominato a settembre 2010 dall’allora ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli al posto di Giovanni Guglielmi. Quest’ultimo, oggi direttore generale per l’edilizia statale nonostante i diversi procedimenti penali a suo carico, aveva lasciato in eredità a Carlea la grana della ristrutturazione della Questura dell’Aquila, danneggiata dal terremoto del 2009.

I lavori erano stati affidati con procedura “fiduciaria” a un raggruppamento di imprese composto da Lupo Rocco e Inteco, per un importo di 3 milioni di euro. Nel giro di poche settimane l’appalto si era gonfiato fino a 18,5 milioni, provocando la reazione della Corte dei Conti che sollevò corpose obiezioni di legittimità. Per quella vicenda Guglielmi e altri sono stati indagati nel 2011. Fu Carlea, appena subentrato, a bloccare l’appalto e a fare rapidamente una nuova gara, aggiudicata al prezzo di 5,4 milioni.

A testimonianza del clima val la pena ricordare un articolo pubblicato su Repubblica da un giornalista esperto come Alberto Statera a fine 2010, nelle more della seconda gara: “Vogliamo fare una scommessa? La garetta riparatrice sarà vinta dalla stessa Inteco, che magari è un’ottima impresa corretta e timorata. Ma la parabola della questura dell’Aquila rivela i danni delle procedure emergenziali introdotte dalla coppia Balducci-Bertolaso, con il fattivo sostegno della presidenza del Consiglio e segnatamente del supersottosegretario Gianni Letta”. La maliziosa scommessa di Statera è stata persa, così come l’Inteco ha perso l’affare.

Carlea ha raccolto un centinaio di offerte per il lavoro e l’ha aggiudicato a un’altra impresa. A fine 2011 Lupo Rocco e Bachetoni hanno cercato di rifarsi partecipando alla gara bandita dal Provveditore per le opere pubbliche di Firenze per il restauro dell’ex caserma De Laugier, e hanno avuto successo. A febbraio 2013 il Provveditore, Roberto Linetti, cresciuto al provveditorato di Roma nella squadra di Angelo Balducci, in seguito onnipotente dominus della cosiddetta “cricca”, ha aggiudicato alle due imprese un appalto da 12,8 milioni.

A settembre 2013 Lupi e Aiello hanno deciso di far fuori Carlea, che pure rivendicava importanti risultati soprattutto nella ricostruzione dell’Aquila. Tanto che il suo siluramento provocò la protesta del sindaco del capoluogo abruzzese, Massimo Cialente. Lo stesso Carlea apostrofò senza mezzi termini Lupi e Aiello: “Quella che voi chiamate rotazione è invece una restaurazione”.

Al posto di Carlea è stato nominato Linetti, oggi indagato con Lupi, Aiello e i due imprenditori. In seguito si è aperto uno scontro senza esclusione di colpi tra Carlea e i vertici del ministero. Il primo ha denunciato con un certo vigore l’andazzo incline alla corruzione che vigeva alle Infrastrutture. Lupi e Aiello per tutta risposta lo hanno sospeso dall’incarico di Provveditore della Campania verso il quale lo avevano dirottato. Mesi prima dell’arresto di Ercole Incalza, l’uomo forte del ministero che ha trascinato nella sua disgrazia anche Lupi, Carlea ha scritto al presidente dell’Autorità Anticorruzione Raffaele Cantone che, a fronte della sua sospensione, “all’interno del ministero che Lupi e Aiello stanno distruggendo ci sono decine di casi di gente, dirigenti generali e non, che hanno in corso procedimenti penali per reati gravissimi”.

Twitter@giorgiomeletti

Da Il Fatto Quotidiano del 3 luglio 2015

Aggiornamento del 15/12/2021
In data 23 settembre 2016, il gip presso il Tribunale di Firenze ha disposto l’archiviazione del procedimento nei confronti di Stefano Perotti, Corinne Perotti, Philippe Perotti, Christine Mor ed altri.