Televisione

Folco Quilici, il suo nuovo documentario commemora gli ‘Animali nella Grande Guerra’

Per il Centenario della Prima Guerra Mondiale Rai Uno ha messo in onda un documentario sui silenziosi temerari che accompagnarono i soldati: gli animali. Cavalli, cani, muli e colombi sono i protagonisti inediti raccontati da Folco Quilici insieme alle immagini inedite recuperate dagli archivi inglesi e italiani

L’ultimo massiccio impiego di animali al fronte fu quello della Prima Guerra Mondiale, ma anche il più imponente: 10 milioni di cavalli e una crescita del numero dei cani arruolati da 2.000 unità del 1915 a 20.000 del ’18 sono solo alcune cifre. Commilitoni per i soldati di stanza sulle montagne e sul confine friulano furono anche i muli, assoluti protagonisti del libro ‘Il bravo soldato mulo’ di Lucio Fabi, dal quale trae più di uno spunto ‘Animali nella Grande Guerra’. Il nuovo documentario di Folco Quilici propone le testimonianze fotografiche, epistolari e in pellicola di chi visse il conflitto al fianco di un fedele animale.

All’inizio della guerra i proprietari erano costretti a offrire i loro cavalli per la leva equina. Animali destinati al trasporto di uomini, ma anche compagni dei quali curarsi in un’epoca di barbarie. Una sorta di primordiale, drammatica pet-therapy che riportava i soldati a una dimensione domestica mentre infreddoliti sul fronte usavano fucili, polvere da sparo e raccoglievano i compagni feriti e quelli caduti. Un doc diverso dal solito, non tanto per la sua forma, piuttosto classica – montaggio ad hoc con voce narrante, in questo caso del doppiatore Stefano Mondini – ma per i contenuti che erano rimasti perlopiù storie di bisnonni tramandate attraverso le generazioni. Tanto che lo stesso Quilici nel doc accenna ai racconti che suo padre gli faceva riguardo al mulo che in guerra gli era stato affidato.

Animali che scalavano qualsiasi terreno impervio portando in groppa l’obice da 105/14 (cannone da fanteria), all’occorrenza riscaldavano i soldati col loro corpo o in casi estremi li sfamavano con la loro carne in un cerchio di cure e fiducia reciproche. La mattanza della Grande Guerra cede il posto all’eroismo e le relazioni d’affetto immortalate da foto proposte con rielaborazioni su vari livelli con effetto 3D sono straordinarie. I video sono stati selezionati da una montagna di scarti di documentazioni ufficiali proprio perché ritraevano la vita al fronte al fianco di animali, alcuni molto crude se si parla di topi e pidocchi, le bestie nemiche insieme al virus dell’influenza spagnola che sterminò più di gas e cannoni. Fonti ne sono gli archivi dell’Istituto Luce – Cinecittà, la Cineteca del Friuli e la British Pathè, dalla quale proviene grandissima parte del montato.

“Dovendo attingere a documenti, film e foto, risalenti al primo conflitto mondiale e non intendendo limitare il nostro film a una antologia di sequenze tratte dal vasto repertorio dell’epoca, mi è parso necessario alternare ai vecchi documenti sequenze girate oggi” ha spiegato Quilici. “Quindi sequenze a colori in contrapposizione alla preziosità dei documenti allora filmati in bianco e nero”. Le ricostruzioni sono ambientate negli stessi luoghi dove combatterono migliaia di ragazzi, tra le basse muraglie in pietra improvvisate per le trincee e quei paesaggi friulani sconvolti per i combattimenti. Le ricostruzioni con costumi un po’ troppo puliti e ordinati per un perfetto realismo sono l’unico piccolo scarto rispetto a un prodotto cinematografico. Infatti con un’uscita nelle sale accompagnata dal documentarista in diverse tappe per incontrare il pubblico, il doc ha l’obbiettivo di sfociare nel piccolo schermo. Su Rai Uno era prevista la messa in onda per la seconda serata del 24 maggio (anticipata di sorpresa al 23).

Cento anni fa l’Italia entrava in guerra al fianco di Inghilterra, Francia e Russia.

Una delle chicche è la storia di Francesco Baracca, cavaliere passato all’aeronautica che come stemma impresse sul velivolo che pilotava il suo cavallo arruolato nell’esercito. Quel cavallino venne poi omaggiato da un certo Enzo Ferrari. Il come è storia. E ancora le medaglie dell’eroico cane Stivo ricordato insieme al più famoso Rin Tin Tin, passato alla nascente Hollywood dopo il congedo. Poi tanti monumenti alla memoria, di asini come di colombi instancabili che portavano messaggi schivando pallottole fino al presente di allievi e addestratori nel Centro Antimine di Grosseto.