Palazzi & Potere

Dossieraggi del Sismi, Ferrara contro il governo: “Via il segreto di Stato”

Il deputato di Sel, membro del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, critica in questa intervista la decisione di Palazzo Chigi. "Non ci sono ragioni per apporlo, mancano i presupposti previsti dalla legge". E poi: "Scoprire la verità e chi ha dato l'ordine. Chiederò l'intervento del Copasir"

Via il segreto di Stato sulla brutta storia dei dossieraggi operati dal Servizio Informazioni e Sicurezza Militare (Sismi) al tempo di Nicolò Pollari e del suo collaboratore Pio Pompa. Male ha fatto il presidente del Consiglio Matteo Renzi a riproporlo «in sostanziale continuità con il passato». Bisogna scoprire la verità su queste attività del servizio segreto e per arrivarci è necessario che il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir), l’organo parlamentare di controllo dei servizi segreti, torni ad occuparsi della questione.

Nel silenzio generale con il quale la politica sta accompagnando la decisione dell’esecutivo Renzi, preannunciata da una lettera del direttore del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza di Palazzo Chigi, Giampiero Massolo, allo stesso ex direttore del Sismi, Pollari, chiamato a deporre dalla magistratura di Perugia che da anni cerca di scoperchiare l’inquietante affaire, una voce finalmente si leva dal Parlamento. E’ quella di Francesco Ferrara, coordinatore nazionale di Sinistra ecologia libertà (Sel) e membro del Copasir. Che, senza molti giri di parole, attacca la posizione assunta da Palazzo Chigi: «Sono contrario alla decisione del segreto», spiega Ferrara, «mi pongo gli stessi  interrogativi che voi de ilfattoquotidiano.it avete posto negli articoli».

Il governo ha deciso di sollevare il conflitto di attribuzione di fronte alla Corte costituzionale per fermare il processo in corso a Perugia. Possibile che non si poteva fare altrimenti?

«Bisogna vedere qual è la ratio di questa decisione. Stiamo parlando di una indagine che c’è stata per dossier e dossieraggi cuciti, commissionati e costuditi  nella sede del Sismi di via Nazionale 230, a Roma. Questi dossieraggi dovevevano servire a spiare magistrati, politici, giornalisti che, per le cose che sono emerse, all’epoca avevano la sola colpa di essere contro l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Questo è il dato e di fronte a questo dato c’era bisogno di accertare i fatti: a che cosa servivano questi dossier? E chi li aveva voluti? E’ davanti a queste due domande che è stato apposto il segreto. Una decisione grave».

Eppure, a parte i nostri articoli e le proteste dei dossierati, la reazione politica è stata praticamente inesistente.

«Questa vicenda pone due problemi importantissimi. Primo: per quale ragione viene riproposto il segreto su una storia che non ha a che fare con altri Paesi, che non mette dunque a repentaglio i rapporti con altri Stati o la nostra stessa sicurezza nazionale. Secondo: siamo di fronte a un accertamento di verità su fatti molto gravi».

Giusto. E allora?

«Proprio per questo è incomprensibile l’apposizione del segreto. Ne mancano tutti i presupposti previsti dalle leggi che regolano la materia».

Che fare dunque per spingere il governo a rivedere la decisione già preannunciata? Come raccogliere le richieste di giustizia avanzate da molte delle vittime dei dossieraggi del Sismi?

«Penso che sia giusto a questo punto riportare la vicenda anche dentro il Copasir. Proviamo a vedere se attraverso un intervento del Comitato sia possibile riaprire la questione».

Con quale obiettivo?

«Raggiungere la verità. Penso sia giusto accertare come sono andate le cose. Sono stati dossierati uomini pubblici senza che se ne capisca la ragione e tantomeno si sappia chi lo ha ordinato».

Quindi, via il segreto di Stato nel processo in corso a Perugia?

«Certo, a meno che non ci siano ragioni per apporlo che io al momento non conosco e non capisco neanche. Ecco, questo è il mio impegno.