Palazzi & Potere

Legge Severino, il Partito Democratico pensa a cambiarla per salvare De Luca

Per i renziani il ritocco avverrà solo dopo la sentenza della Corte Costituzionale previsto per ottobre. Ma nel partito c’è chi pensa ad un intervento subito dopo le Regionali di fine mese. Che potrebbe comunque non bastare per salvare l’ex sindaco di Salerno in caso di elezione. Se il 26 maggio la Cassazione accoglierà il ricorso del Movimento difesa del cittadino contro la sospensiva concessa a Luigi De Magistris

Modificare la legge Severino per salvare Vincenzo De Luca? Nel Partito democratico ci stanno pensando. A uscire allo scoperto, in maniera neanche troppo velata, è stato proprio il candidato democratico alla guida della Regione Campania. “Si va verso la correzione di una legge insostenibile in alcuni punti”, ha ribadito De Luca in un’intervista al Corriere della Sera. Un’affermazione difficilmente fraintendibile o aperta a interpretazioni, soprattutto perché dai toni usati dall’ex sindaco di Salerno sembra che le rassicurazioni gli siano arrivate proprio dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Lo stesso che il 3 febbraio scorso, dal salotto di Porta a Porta, rassicurava tutti affermando che “la legge Severino non si tocca”. Se eletto, infatti, l’ex primo cittadino vedrebbe sospesa la propria carica con effetto immediato a causa di quanto previsto dall’articolo 8 della norma varata a novembre 2012 dal governo Monti, la stessa che è costata la poltrona di senatore a Silvio Berlusconi. Colpa della condanna in primo grado ad un anno per abuso d’ufficio, condita dall’interdizione dai pubblici uffici, nell’ambito del processo sul termovalorizzatore di Salerno.

TAGLIANDI E RIABILITAZIONI Ufficialmente nessuno nel Pd vuole commentare le parole di De Luca. “La questione – dicono alcuni deputati di area renziana interpellati da ilfattoquotidiano.it – verrà affrontata dopo la sentenza della Corte Costituzionale” sulla Severino. Che però non arriverà prima di settembre, se non addirittura a ottobre. Cioè 4-5 mesi dopo le elezioni del 31 maggio. Un abisso visti i ritmi a cui viaggia la nostra politica e che rischia di creare non pochi problemi nella gestione del caso De Luca, in testa in molti sondaggi e favorito nella corsa contro i candidati di centrodestra e Movimento 5 Stelle, Stefano Caldoro e Valeria Ciarambino. Ecco perché qualche altro esponente democratico si lascia scappare che “un tagliando” alla norma “verrà fatto dopo le Regionali” perché ora “il rischio è che si parli di modifiche ad personam”. Insomma, qualcosa si muoverà. Ma solo fra qualche settimana. Del resto Renzi reputa quello di De Luca “un problema sostanzialmente superabile”. Nei giorni scorsi il premier-segretario ha infatti ricordato la vicenda di Napoli. Dove il sindaco, Luigi De Magistris, è stato prima sospeso dalla carica a causa della condanna in primo grado a 15 mesi per abuso d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta Why Not e poi “riabilitato” dal Tar della Campania – che ha inviato gli atti alla Consulta sollevando la questione di legittimità sulla legge – e dal Consiglio di Stato, che ha confermato la decisione.

ALLE URNE ALLE URNE Il numero uno di Palazzo Chigi dimentica però un particolare di non poco conto. E cioè che a fine marzo la Procura generale della Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il ricorso che l’avvocato Gianluigi Pellegrino ha proposto per conto del Movimento difesa del cittadino contro la decisione del Tar. Le sezioni unite della Suprema corte tratteranno il caso il 26 maggio. “E se anche il collegio dovesse darci ragione non sarà più possibile rivolgersi al giudice amministrativo per chiedere la sospensiva, ma competente sarà solo ed esclusivamente il giudice ordinario – spiega Pellegrino a ilfattoquotidiano.it –. Un ricorso, quello allo stesso giudice ordinario, che sarà comunque molto difficile dal momento che non esistono precedenti”. Per Pellegrino, inoltre, “la cosa ancor più paradossale dell’intera vicenda è che da un lato, per anni, la politica ha lamentato una indebita ingerenza della magistratura nel proprio ambito mentre adesso, di fronte a un provvedimento della politica com’è appunto la legge Severino, è ella stessa a invocare l’intervento della magistratura per correggere una norma da lei posta in atto”. Insomma, se il 26 la Cassazione dovesse accogliere il ricorso presentato dall’avvocato Pellegrino, per De Luca in caso di vittoria non sarà possibile ricorrere al Tar come fece a suo tempo De Magistris. Di più: al contrario di quanto avviene per i Comuni, per effetto della Severino nelle Regioni la sospensione del governatore comporta lo scioglimento della giunta. Tradotto: se De Luca venisse eletto alla guida della Campania il rischio è quello di tornare immediatamente alle urne. Con uno spreco di denaro pubblico non indifferente.

DUE PESI E DUE MISURE Nel frattempo la vicenda si sposta sul piano politico, con le opposizioni pronte a dare battaglia in caso di modifiche al provvedimento. “De Luca parla di correzione della Severino? Ormai il Pd non ha più un minimo di ritegno, per loro il rispetto della legge non conta più niente soprattutto se ostacola l’occupazione abusiva di poltrone”, attacca Alfonso Bonafede, deputato del Movimento 5 Stelle e membro della commissione giustizia di Montecitorio. “In un altro Paese – aggiunge – un condannato in primo grado non si candiderebbe nemmeno: la Campania è una terra meravigliosa massacrata dal malaffare, non si merita certo uno come lui”. Ma anche all’interno del Nuovo centrodestra (Ncd) non mancano i mal di pancia. “Se le parole di De Luca sul cambio della legge Severino sono vere, mi chiedo quale sia la ratio che muove il premier a simili scelte: l’oggettività o la soggettività?” domanda Nunzia De Girolamo, ex capogruppo degli alfaniani alla Camera. “Io ho sempre sostenuto che questa legge va cambiata”, aggiunge la deputata del Ncd, ma mentre “su Berlusconi Renzi disse ‘game over’ per De Luca dice ‘show must go on’. Ancora un volta il ‘due pesi e due misure’ tipico della sinistra ha la meglio”.

Twitter: @Antonio_Pitoni @GiorgioVelardi