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Benzina, petrolieri contro concessionari autostradali: “Rischio di disservizi”

Il presidente dell’Unione Petrolifera ha scritto al numero uno dell'Aiscat, Fabrizio Palenzona, per esprimere “forte preoccupazione” per l’assenza del piano di razionalizzazione della rete che le concessionarie avrebbero dovuto preparare in base alla riforma decisa dal governo. Se nulla si muoverà, dall'1 gennaio 2016 “potrebbe essere pregiudicata la continuità della distribuzione dei carburanti”

Nonostante i sindacati dei benzinai abbiano fatto un passo indietro, revocando lo sciopero in programma per i primi di maggio, sulla rete autostradale la situazione resta incandescente. Rimane il “rischio di disservizi” e non può essere garantita la continuità dei rifornimenti. E a dirlo non sono più solo i consumatori e i lavoratori, ma la stessa industria petrolifera, che è scesa in campo direttamente contro i concessionari autostradali. Il presidente dell’Unione Petrolifera (Up), Alessandro Gilotti, ha infatti preso carta e penna e scritto al presidente dell’Aiscat, Fabrizio Palenzona. La lettera è stata inviata per conoscenza anche al ministero dello Sviluppo economico, a quello per gli Affari regionali e all’Antitrust.

In primis, Gilotti esprime “forte preoccupazione” per l’assenza di un piano di razionalizzazione della rete autostradale. Piano che le concessionarie avrebbero dovuto predisporre sulla base della riforma messa in cantiere a gennaio dai ministri dei Trasporti, Maurizio Lupi, e dello Sviluppo economico, Federica Guidi. E che, nelle intenzioni nel governo, dovrebbe portare alla chiusura delle aree meno redditizie per modernizzare quelle che rimangono. Il tutto con l’obiettivo finale di ridurre i prezzi dei carburanti e migliorare la qualità del servizio.

Ma la riforma Lupi-Guidi prevedeva anche la messa a punto di un quadro di norme che facesse da base per la preparazione dei nuovi bandi per l’affidamento delle aree di servizio. E l’Up punta il dito anche su questo. Oltre 300 affidamenti scadranno infatti il 31 dicembre prossimo. Di questi circa 230 hanno già goduto di una proroga nel 2014. Spinto dalle richieste dei sindacati, il ministero dei Trasporti si era infatti reso conto che serviva tempo per mettere mano al settore e stabilire regole prima di procedere al rinnovo delle gare. Ora però l’esecutivo non ha nessuna intenzione di concedere nuove dilazioni.

Il tempo quindi stringe: mancano a mala pena otto mesi al 31 dicembre e ancora siamo in alto mare. Il piano di razionalizzazione (se c’è) giace in un cassetto dei due ministeri, insieme ai criteri per i nuovi bandi. Ad allungare i tempi potrebbero esserci poi le Regioni che chiedono di essere coinvolte nella consultazione della riforma e spingono per un passaggio in conferenza Stato-Regioni. In assenza di nuove regole, dice l’Up, non si potrà consentire il “razionale svolgimento delle procedure competitive con una partecipazione concorrenziale ampia, ponderata e consapevole da parte degli operatori”. Di conseguenza, dall’1 gennaio 2016 “potrebbe essere pregiudicata la continuità del servizio di distribuzione dei carburanti” in autostrada. Quindi “eventuali disservizi e oneri, che ne dovessero derivare, in nessun caso potranno essere attribuiti o gravare sugli attuali affidatari”, sottolinea Gilotti.

La vertenza autostrade si trascina da anni e non fa che inasprirsi. A soffrirne di più è come al solito l’ultimo anello della catena: i benzinai, che vedono il loro posto di lavoro sempre più a rischio. Le royalty, cioè le somme versate dalle compagnie petroliere alle concessionarie autostradali, sono alle stelle, e il continuo crollo delle vendite e del traffico fanno sì che molti punti vendita chiudano senza nessun criterio razionale. Con una ristrutturazione pilotata con intelligenza, dicono i sindacati, le ricadute sociali sarebbero attutite. I benzinai hanno già fatto due scioperi contro la riforma Lupi-Guidi. Erano pronti a farne un terzo a inizio maggio, che poi è stato revocato in vista di un nuovo tavolo che si terrà al ministero dello Sviluppo economico il 13 maggio. Gli occhi sono quindi ora puntati a quel giorno.