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Elezioni Uk 2015, in mostra pregi e difetti del sistema elettorale britannico

Lasciando con un palmo di naso tutte le case di sondaggi e gli analisti del Regno Unito (compreso il sottoscritto), il leader del Partito Conservatore inglese, David Cameron, ha stravinto le elezioni politiche conquistando addirittura la maggioranza assoluta dei seggi (36,9% del voto popolare e 326 seggi su 650, pari al 50,15% dei seggi) e veleggia verso la composizione del suo primo governo monocolore, dato che il precedente era un anomalo, per il Paese, governo di coalizione con i Liberal Democratici di Nick Clegg, che a queste elezioni quasi scompaiono, passando da 57 a 8 seggi, e dal 23% dei voti al 7,9%.

Il risultato di queste elezioni per il 56° Parlamento del Regno Unito ci consente di riflettere sul funzionamento di uno dei sistemi elettorali più famosi e discussi: il maggioritario a turno unico, anche conosciuto come “first past the post“, ossia “il primo vince tutto”. Nel caso di un’elezione con più di due partiti, come questa, la distorsione di questo sistema elettorale dal punto di vista della rappresentatività è patente: basti pensare che l’Ukip di Nigel Farage ha preso il 12,6% dei voti (in termini assoluti, 3.881.129 voti) ma hanno conquistato un solo seggio, mentre lo Scottish National Party di Nicola Sturgeon, l’altra grandissima vincitrice di questo turno elettorale, con solo il 4,7% dei voti (1.454.436 voti assoluti) si è pappata la bellezza di 56 seggi. Stesso discorso per i LibDem: 7,9% dei voti (2.415.888 persone a mettere la croce sul loro simbolo) e appena 8 seggi. Due parole sulla sconfitta del Labour: la loro sconfitta è tutta in Scozia, dove sono passati da 41 a 1 seggi, mentre lo Snp è passato da 6 a 56. Significa che in Scozia l’elettorato laburista ha preferito votare un partito ugualmente di Sinistra, ma anche affezionato al concetto di “kleine Heimat”, piccola patria, in salsa socialista. Non è la prima volta che un localismo regionalista (o nazionalista, a seconda del punto di vista) è declinato a Sinistra: si veda il Parti Quebecois del Quebec. E’ però la prima volta che accade in Uk, e questo avrà ripercussioni in tutta Europa.

Per capire il senso logico di questa immensa distorsione, occorre introdurre due concetti non immediati alle persone comuni: 1) la distribuzione dei voti; 2) il concetto di accountability, vale a dire di essere individuati come i responsabili di qualcosa, sulla propria circoscrizione elettorale.

Il primo è di facile intuizione: se prendi 4 milioni di voti tutti concentrati in pochi colleghi in Scozia, significa che in media prendi il 30% dei voti in ogni circoscrizione, e arrivi primo un po’ dovunque e così eleggi tanti deputati. Se invece prendi il 12,6%, ma distribuiti in modo pressoché uguale in tutto il Regno Unito, significa che arriverai secondo in tantissimi posti, magari anche con belle percentuali sopra al 25%, ma perderai quei seggi ugualmente. Il risultato odierno dell’Ukip è dunque l’aver messo fieno in cascina: alle prossime elezioni, se i Conservatori avranno mal governato, l’Ukip sarà pronto ad attrarre il voto dell’elettorato conservatore insoddisfatto dall’azione di governo del proprio partito.

Il secondo concetto è quello di accountability col territorio. Per vincere un singolo seggio, occorre che i partiti producano un candidato o una candidata che si faccia conoscere presso tutte le famiglie della propria zona elettorale. Quando le famiglie hanno incontrato di persona e conosciuto le facce e i programmi dei candidati, decidono a chi affidarsi. Il più bravo a farsi conoscere, verrà eletto. Se poi fallisce nel fare gli interessi dei suoi elettori, al prossimo giro questi gli volteranno le spalle. La fedeltà, dunque, nel sistema maggioritario a turno unico è tra l’eletto e il proprio elettorato di zona, non fra l’eletto e il segretario o il partito. Certo: per essere candidati, occorre essere nominati dal proprio segretario, ma in altre circostanze occorre vincere le elezioni primarie locali del proprio collegio.

I pregi di questo sistema sono: assicura spesso (ma non sempre: quando ci sono tanti partiti che si presentano, può venir fuori un parlamento bloccato, così come si temeva stavolta in caso che i Conservatori non avessero raggiunto la maggioranza assoluta dei seggi) la governabilità e individua in modo cristallino chi vince e chi perde: ieri infatti, a 12 ore dai risultati, i tre leader dei partiti di opposizione ai Conservatori si sono subito dimessi (Ed Miliband, Nick Clegg e Nigel Farage).

Questo sistema è dunque da buttare via? Non secondo la grande maggioranza dell’opinione pubblica britannica, che ama il concetto di “accountability” e anche l’idea di avere, normalmente, un chiaro vincitore delle elezioni e dei chiarissimi perdenti. Ricordiamoci anche che il Regno Unito è il paese che ha inventato la democrazia parlamentare moderna, dunque ciò che piace e funziona da queste parti non è in genere una roba da liquidare con sufficienza, in questa materia.

L’Italicum appena diventato legge assicura col secondo turno la governabilità, ma distorce molto meno la rappresentatività democratica di quanto faccia il maggioritario a turno unico e assicura minore accountability sul territorio. Ma questo è discorso per un prossimo post.