Diritti

Unioni civili, finalmente un sì. Ma il ddl Cirinnà è già la massima mediazione al ribasso

La commissione Giustizia al Senato ha finalmente approvato il testo di Monica Cirinnà sulle unioni civili. Il ddl equipara le famiglie gay e lesbiche a quelle regolarmente sposate. Un testo che presenta non poche criticità e più di un dubbio, ma che se venisse approvato così com’è sarebbe un primo passo, per quanto insufficiente e nato male: lo spettro dell’apartheid giuridico c’è tutto, infatti, come denunciato da Rete Lenford, l’avvocatura LGBT.

Vera e propria “panchina” per diversi, a dispetto dell’unica scelta rispettosa della dignità della persona, ovvero l’estensione del matrimonio. Occorre tuttavia anche essere realisti: non è possibile ottenere di meglio, per il momento, e non perché non ci sono i numeri (come vorrebbero farci credere da palazzo e nelle segreterie di partito), bensì perché chi sta lavorando al provvedimento è permeato da una cultura sostanzialmente omofoba, più o meno interiorizzata. A qualcuno spiacerà scoprirlo, ma è così.

Sulle criticità del testo presentato c’è, innanzi tutto, lo “spacchettamento” dell’articolo 3, da cui è stato tolto il riferimento diretto al matrimonio – a cui originariamente venivano equiparate le unioni civili – per sostituirlo con tutti gli articoli relativi a diritti e doveri che esso prevede. Sarà più semplice così emendarlo punto per punto e attaccare i singoli diritti. La parola “matrimonio” in buona sostanza era la cinta di mura dentro la quale proteggerne le prerogative. Senza quella barriera, i singoli diritti sono facilmente più attaccabili. Il Pd sarà chiamato a dimostrare unità interna e coerenza politica nel difendere il testo così com’è il quale, ribadiamolo, è già la massima forma di mediazione al ribasso possibile e di per sé discriminatoria (poiché esclude le adozioni tout court e per il fatto stesso di chiamarsi in modo diverso).

Rumors di palazzo ci inquietano su due aspetti fondamentali, ancora: la reversibilità della pensione e le stepchild adoption. La prima dovrebbe essere garantita dallo scudo europeo, nonostante le solite menzogne sui costi, da Malan a Brunetta e passando per Alfano, che saranno anche deputati, ministri e professori universitari ma che evidentemente hanno dimenticato la matematica di base. Sull’adozione da parte del partner ci sono ancora diversi mal di pancia, dentro e fuori il Pd. Contrarissimo il Nuovo Centrodestra, per cui con ogni evidenza corrotti, mafiosi e delinquenti possono essere coniugi e genitori – senza grandi preoccupazioni per il benessere del minore – mentre gay e lesbiche no. Vedremo, anche su questo fronte, se Renzi sarà in grado di non farsi ricattare da un partitino omofobo e ultraconservatore che esiste, per lo più, solo in parlamento.

Ci aspetta, in altre parole, un mese di “passione”. Aspettiamoci i soliti attacchi dalla chiesa, nonostante i falsi miti sulla benevolenza di Bergoglio: anche lì ci saranno amari risvegli. E a proposito di docce fredde, va notato quanto segue: Forza Italia ha votato compatta in Commissione Giustizia contro le unioni civili. Questo nonostante l’ingresso in Arcigay di Francesca Pascale, spacciato per atto di lungimiranza politica. Gente che ieri ha criticato le diverse perplessità rispetto a certe aperture – risoltesi al momento in fumo negli occhi, come dimostrato dalla cronaca e dai fatti – dovrebbe oggi prendere atto della propria ingenuità.

Premesso tutto questo, vedremo a cosa porterà la discussione in atto: sarà dura e difficile, insidiosa e ricca di trappole. Vedremo se il Pd sarà capace di fare una buona azione politica – reversibilità e stepchild incluse – o come già visto per altro con il ddl “contro” l’omofobia si ridurrà al solito stillicidio a discapito della dignità di milioni di gay e lesbiche.