Musica

Fedez, inizia il Pop-hoolista Tour: “Io, libero e incoerente. E sputo nel piatto dove ho mangiato”

"La fortuna dell’essere artisti non è quella di raggiungere fama e ricchezza, ma quella di avere il diritto – e anzi il dovere – di essere pienamente incoerente", ha detto il rapper. Progetti futuri? Un reality sulla sua vita quotidiana presto in onda su Mediaset

“Sarà un concerto molto meno dinamico di quanto ci si aspetti”. Fedez è alle prese con i cambiamenti da apportare alla prima del suo nuovo Pop-hoolista Tour. La data zero di Rimini ha dato chiare indicazioni e qualcosa è stato cambiato prima delle date di ieri e sabato al Mediolanum Forum di Assago (sold out, ovviamente). “C’era una macchina enorme sul palco, hanno dovuto smontarla e rimontarla in un giorno, è stata dura”. Venerdì sarà a Roma. Venticinque anni, un successo crescente e una propensione sempre più coltivata alla polemica, Fedez ha raggiunto la fama definitiva come giurato a X Factor. Un’esperienza che ha portato esiti contrastanti: il plauso di larga parte di pubblico e critica, gli scazzi (“Ma c’è stima”) con Morgan, la freddezza con Victoria Cabello (“È quella con cui ho legato di meno”). Ha scritto una canzone per un evento organizzato dal Movimento 5 Stelle, sente spesso il deputato Alessandro Di Battista (“È così preso dalle sue battaglie che a cena non riesce a parlare d’altro, neanche di figa. Però va bene così: c’era bisogno di persone pulite in politica. Siamo amici, lo stimo”). Artista che divide drasticamente, anche per il nuovo tour  – concepito con il collaboratore fidato Matteo Grandi – vuole che la gente non venga solo per divertirsi. “Certo, ci sarà anche modo di ballare, ma penso a questo spettacolo più come a una cosa teatrale che a un concerto. Vorrei che fosse un luogo per pensare e meditare: un luogo dove ponderare molto, anche se detta così non so se mi faccio buona pubblicità”.

Proponi anche tanti contributi video.
Riguarderanno alcune parole chiave. Per esempio il concetto di “populista”. Lo spettacolo avrà molte false partenze e sarà introdotto da una carrellata, non proprio breve, di “elogi” che ho ricevuto per il mio lavoro e le mie prese di posizione.

Tipo?
Matteo Salvini: mi ha mandato affanculo durante una manifestazione. Maurizio Gasparri: mi ha definito “coso dipinto” e ha insultato una mia fan reputandola sovrappeso. Oppure un giornalista dell’Espresso, Riccardo Bocca: mi ha attaccato dopo avere elemosinato qualche biglietto gratis per venire a vedermi: un uomo coerente. E poi il conduttore di Tv Talk.

Massimo Bernardini?
Ha definito i miei testi un po’ qualunquisti. Un’accusa che, anche nella storia della musica d’autore, è tornata spesso.

A Gaber lo ripetevano di continuo.
Non azzardo paragoni simili, per carità, ma anche il rapporto tra artista e critica verrà toccato. Penso a L’Avvelenata di Guccini, nata dopo una stroncatura ricevuta.

La firmò Riccardo Bertoncelli. Oggi sono amici.
Non è l’unico caso. Nello spettacolo cito un tale, Simone Dessì, che accusò Fabrizio De André di non essere coerente perché – più o meno – giocava al rivoluzionario ma non era credibile in quanto proveniente da una famiglia borghese.

Simone Dessì era uno pseudonimo, dietro il quale si celava Luigi Manconi. Sociologo, critico musicale e politico. Ora è senatore del Partito Democratico.
Non lo sapevo, ma scrivere protetti da pseudonimo è ancora peggio.

Messa così, però, sembra che tu mal tolleri le stroncature.
Al contrario, mi divertono e ci stanno. Figuriamoci se voglio piacere a tutti. Il punto è un altro: insistere sul concetto di coerenza e, ancor più, di incoerenza. La fortuna dell’essere artisti non è quella di raggiungere fama e ricchezza, ma quella di avere il diritto – e anzi il dovere – di essere pienamente incoerente.

Un concetto ardito: molti artisti, soprattutto di sinistra, sono stati massacrati per la loro (presunta) incoerenza. Lo sa bene Francesco De Gregori, di cui proporrai contributi video inediti.
Con Francesco ormai siamo amici. Avrei voluto che nei video parlasse del “processo” di cui fu vittima sul palco del Palalido, ma ho capito che è un tema ancora troppo doloroso per lui. Non ne vuole parlare. De Gregori è la prova che un artista deve essere “incoerente”. Cioè libero di cambiare genere, di osare e talvolta anche di sbagliare. Penso anche a Caravaggio.

Addirittura.
È un esempio estremo di incoerenza necessaria. Lavorava per la Chiesa, prendeva soldi dal Vaticano e utilizzava prostitute per dipingere la Madonna. L’apoteosi di quel che si suole definire “sputare nel piatto in cui si mangia”. Ogni grande artista è incoerente, ogni grande artista prima o poi sputa nel piatto in cui mangia.

Sputi anche tu: da un lato partecipi ai talent, dall’altro critichi lo star-system.
Esatto, a volte sputo anch’io. Lo si può sostenere serenamente. E lo sosterranno ancora di più quando Fedez Chronicles passerà dalla Rete alla tivù.

Una sorta di reality sulla tua vita quotidiana: l’apoteosi del narcisismo?
Non saprei dirti. A me pare solo una cosa divertente: un far vedere come vive ogni giorno un artista senza prendersi sul serio.

Quale tivù lo trasmetterà?
“L’ufficio stampa non vuole che te lo dica, quindi te lo dico: Mediaset. Non una serie a puntate, ma un film unico di novanta minuti o giù di lì.

Fin qui, di canzoni, hai parlato poco.
Ci saranno, ovvio. Proporrò tanti brani durante la serata. La musica resterà dominante. Sarà uno spettacolo molto stancante. Mi cambierò almeno dieci volte e a un certo punto sarò vestito anche da mega-assorbente insanguinato. Un’immagine tremenda, me ne rendo conto.

Credi ancora che i 5 Stelle siano “il meno peggio”?
In questo periodo ho vissuto un po’ fuori dal mondo, direi quasi alienato, ma credo nella loro onestà. Non vuol dire che li condivida sempre, ma è l’unica novità reale. A Renzi non credo, il suo “cambiamento” non mi convince.

Ti accuseranno una volta di più di essere il cantore di Grillo.
Macché. L’ho conosciuto molto tempo dopo aver espresso pubblicamente la mia simpatia. Mi cercò proprio dopo aver letto una mia intervista sul Fatto. Io non ho bandiere di partiti in mano, ma in Italia c’è sempre questa voglia di etichettare e catalogare. Pazienza, me ne farò una ragione. Quello che mi colpisce, piuttosto, è un’altra cosa.

Quale?
Com’è che se io dico di stimare i 5 Stelle è un reato, mentre se Jovanotti ripete di amare Renzi è normale?.

Per te Beppe Grillo chi è?
Un grande uomo di spettacolo e un grande libero pensatore. È tosto quello che sta cercando di fare: poteva benissimo risparmiarselo, non ci guadagna. È arrivato in Parlamento con un metodo del tutto inedito. Gliene va dato atto, al di là del fatto che le sue scelte siano condivise o meno.

Se ti dicono che sei un paraculo che gioca al ribelle, cosa rispondi?
Che ho una grande fortuna: il mio percorso. È la cosa di cui vado più fiero. Sono arrivato al successo grazie a Internet: un percorso lungo e in salita, che però ti garantisce libertà assoluta e ti permette di non dover dire grazie a nessuno. Ho fidelizzato il pubblico, radicando il rapporto tra me e chi mi segue. Il “personaggio televisivo”, di per sé, può durare anche solo dieci giorni.

Anche tu lo sei.
Infatti, televisivamente parlando, potrei durare dieci giorni. Anche meno.