Mafie

‘Ndrangheta, boss 83enne va in carcere. In suo onore “l’inchino” della Madonna

Il capocosca, Giuseppe Mazzagatti, si trovava agli arresti domiciliari per problemi di salute, ma questa notte i carabinieri lo hanno accompagnato in carcere dove dovrà continuare a scontare l'ergastolo per associazione a delinquere di stampo mafioso e omicidio. Nel luglio scorso una processione religiosa si fermò davanti alla sua abitazione per rendergli omaggio

Finisce in carcere Giuseppe Mazzagatti, l’anziano boss di Oppido Mamertina (Reggio Calabria), omaggiato la scorsa estate con l’inchino della Maddona delle Grazie davanti alla sua abitazione, durante la tradizionale processione religiosa.

Il capocosca, di 83 anni, si trovava agli arresti domiciliari per problemi di salute, ma questa notte i carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria lo hanno prelevato dalla sua abitazione e lo hanno accompagnato in carcere dove dovrà continuare a scontare l’ergastolo rimediato nel 2004 per associazione a delinquere di stampo mafioso e omicidio.

Secondo la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, Giuseppe Mazzagatti è il capobastone della omonima cosca. Dal 2006 stava scontando la sua pena presso la propria abitazione beneficiando della detenzione domiciliare in ragione delle sue condizioni di salute, “apparentemente – scrivono i carabinieri – incompatibili con il regime carcerario”.

Su richiesta della Dda, infatti, il Tribunale di sorveglianza di Reggio Calabria ha revocato i domiciliari sulla base dell’inchiesta “Erinni” che, a novembre 2013, ha stroncato la cosca Mazzagatti. Numerosi familiari del boss, tra i quali il figlio Rocco (considerato a capo della locale di ‘ndrangheta di Oppido Mamertina), sono finiti in carcere. Tra questi anche diversi portatori della vara della Madonna accusati anche di aver ucciso un rivale dandolo in pasto ai maiali.

In questi mesi, l’autorità giudiziaria aveva disposto nuovi accertamenti dai quali è emerso che le condizioni del Mazzagatti “non sono incompatibili con il regime detentivo in un struttura carceraria assistita da idoneo centro clinico”.

Numerosi sono stati, inoltre, i controlli dei carabinieri di Oppido, guidati dal maresciallo Andrea Marino il quale, nel luglio scorso, ha abbandonato la processione religiosa quando la Madonna ha eseguito l’inchino davanti all’abitazione di Mazzagatti. Dopo l’omaggio al boss, la diocesi di Oppido-Palmi ha sospeso le processioni religiose in tutta la Piana di Gioia Tauro mentre i vescovi, sei mesi dopo, hanno redatto una nota per affermare che la ‘ndrangheta “è il maligno”.

Una presa di posizione tardiva visto che gli inchini della Madonna di Oppido Mamertina in onore dei boss, così come in tanti altri centri della provincia di Reggio Calabria, vanno avanti da anni e rientrano in quel rapporto ambiguo tra la chiesa e la ‘ndrangheta ribadito anche da Papa Francesco in occasione della sua visita in Calabria da dove ha lanciato il suo anatema scomunicando tutti i mafiosi.

Qualche giorno dopo l’inchino, il parroco di Oppido, don Benedetto Rustico, aveva invitato i fedeli ad allontanare dalla chiesa e “prendere a schiaffi” il cronista de ilfattoquotidiano.it che voleva intervistarlo. Don Benedetto Rustico, pochi giorni prima, aveva guidato la processione e aveva disatteso la richiesta del maresciallo Marino di non fermare la vara della Madonna davanti all’abitazione del boss Mazzagatti. Domenica scorsa, era assieme al vescovo Francesco Milito per festeggiare a Oppido Mamertin la “Festa della pace” dell’Azione cattolica.