Cultura

Charlie Hebdo, vignette e solidarietà del mondo arabo dopo la strage di Parigi

I vignettisti hanno fatto circolare una serie di strisce su Twitter accanto all’hashtag #je suis Charlie che è diventa virale come quello #notinmyname, con ragazzi e ragazze musulmani che postano le loro foto, con il cartello in mano per condannare l'attacco al giornale satirico

Nei disegni tratti da editoriaraba spicca “Siamo tutti Charlie”, in arabo, del collettivo libanese Samandal. La penna insanguinata è del siriano Ali Ferzat; il sudanese Arbaih firma “Sono solo un musulmano” tra i due opposti islamici e occidentali.

La “stilo tirata fuori alla parola revolver” è anonima; l’algerino Ali Dilem disegna la vittima con la scritta “dei coglioni mi hanno ucciso”. “Io penso, quindi non ci sono più” è del libanese Ma-zen Kerbaj.

I vignettisti hanno fatto circolare una serie di strisce su Twitter accanto all’hashtag #je suis Charlie che è diventa virale come quello #notinmyname, con ragazzi e ragazze musulmani che postano le loro foto, con il cartello in mano. 

Non solo dal mondo della satira e dei fumetti arriva la solidarietà dei musulmani. I giovani, ragazzi e molte ragazze con il velo e in mano il cartello #notinmyname, hanno fatto partire su Twitter una campagna contro il terrorismo e per condannaare la strage di Charlie Hebdo. E ufficialmente c’è stata la condanna dei governi e della stampa dei Paesi islamici.

“Condanna araba, islamica e internazionale dell’attacco”, aveva sottolineato in prima pagina il quotidiano panarabo Asharq al Awsat, ricordando in particolare le dure prese di posizione espresse dalla Lega Araba e dall’autorevole università islamica di Al Azhar al Cairo. Mentre l’altro maggiore quotidiano panarabo, Al Hayat, aveva titola: “Terroristi colpiscono a sangue freddo nel cuore di Parigi”.

Il libanese As Safir, tradizionalmente vicino a Damasco, aveva definito  l’attacco al settimanale satirico francese un “orribile crimine contro la libertà di stampa e gli arabi”, riflettendo i timori di possibili ripercussioni sulle comunità di immigrati in Francia e in Occidente in generale, e comunque degli effetti negativi che l’attacco può avere sull’immagine dei Paesi mediorientali.