Cultura

Nicolino Pompa, il poeta sghembo

Quando andai qualche anno fa a presentare all’Azzurro Scipioni di Agosti alcuni miei cortometraggi tra gli spettatori c’era anche Nicolino Pompa. Dopo la serata si avvicinò e mi lanciò una sfida ” vediamo che cosa riesci a tirare fuori da me con la tua piccola videocamera”. Ci scambiammo i numeri di telefono.

Tornai a Roma un anno dopo e mi ricordai della sfida. Lo chiamai e mi disse di raggiungerlo ad Ariccia. I miei video ritratti nascono così, incontro delle persone, accendo la videocamera e quello che succede lo filmo.

Ci sono delle trame sospese nella vita di tutti i giorni, a me interessano queste trame d’aria, invisibili e sotterranee. Amo il set fluido della vita, non c’è nulla di costruito, il mio sguardo svolazza come una farfalla e si posa dove sente la bellezza, e il nutrimento.

Walt Whitman, il poeta statunitense, ha scritto “chi tocca un libro tocca un uomo”. Con Nicolino la sensazione è diversa, toccare Nicolino è toccare le parole, è un uomo fatto di parole, parole sdrucite, scalze, strappate alle viscere della sua esistenza tormentata e solare, parole di fango, celesti, pulsanti, cariche di erotismo incarnato, pregne di una religiosità terrestre, umana, parole che scavano per dissetarsi e per dissetare l’ignoto.

La poesia per Nicolino è un tabernacolo inviolabile, e le sue ostie sono parole che si sciolgono in bocca, e che lasciano il sapore di un dio tumefatto. Ha un aspetto a metà strada tra Er monnezza (il famoso personaggio interpretato da Thomas Milian ) e…un prete ortodosso, ma si tratta semplicemente di un poeta, un poeta che ho avuto la fortuna di incontrare. Siamo stati assieme una giornata, sono venuti fuori due ritratti: Paladino Sghembo e Frammenti di una notte insieme a un poeta.

Per ora vi propongo il primo dei due. Buona visione.

Aforisma del giorno: sono un uomo fortunato, mi sono trovato tra due fuochi sempre nelle giornate di pioggia.