Giustizia & Impunità

Valter Lavitola condannato a tre anni per tentata estorsione a Impregilo

Nuova sentenza di colpevolezza per il faccendiere amico di Silvio Berlusconi. Al centro della vicenda, un affare dell'azienda di costruzioni a Panama. E una telefonata all'allora premier

Nuova condanna per Valter Lavitola, in carcere a Poggioreale per scontare cinque anni di reclusione passati in giudicato dopo un patteggiamento e un rito abbreviato per i finanziamenti all’editoria e per una tentata estorsione a Berlusconi. La Sesta Sezione penale del Tribunale di Napoli – presidente Giovanna Ceppaluni – ha inflitto all’ex direttore dell’Avanti tre anni di reclusione al termine del processo per la tentata estorsione ai vertici di Impregilo veicolata attraverso una telefonata del premier Silvio Berlusconi (non indagato). I fatti risalgono all’epoca in cui il colosso delle costruzioni era impegnato a Panama nei lavori per il raddoppio del canale e puntava all’appalto della metropolitana, poi assegnato a un’impresa brasiliana.

Il Tribunale è andato oltre la richiesta del procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli, secondo il quale Lavitola – difeso dagli avvocati Marianna FebbraioAmedeo Barletta – meritava il riconoscimento delle attenuanti generiche e una pena più lieve, a un anno, perché la tentata estorsione al presidente di Impregilo dell’epoca, Massimo Ponzellini, si inseriva in un più ampio quadro di rapporti di collusione tra il faccendiere salernitano, il presidente di Panama Ricardo Martinelli, il mondo delle imprese coinvolte negli appalti panamensi e alcuni personaggi locali. Rapporti riassunti dalla Procura partenopea in un’accusa di “corruzione internazionale”, per la quale Lavitola ha chiesto di patteggiare 11 mesi di condanna.

L’inchiesta dei pm Piscitelli ed Henry John Woodcock e il processo sono ruotati intorno alla presunta promessa di Impregilo di realizzare un ospedale pediatrico a Veraguas, la regione di origine di Martinelli, in cambio dell’appalto per la metropolitana. Appalto poi saltato. Di conseguenza, secondo la ricostruzione dell’accusa, la società non ha mantenuto la promessa e “Lavitola, per conto di Martinelli, fa pressione su Impregilo richiedendo comunque la realizzazione dell’ospedale con la minaccia”. Come? Martinelli avrebbe parlato pubblicamente di una “cattiva esecuzione delle opere del Canale di Panama” provocando “ricadute negative sulle quotazioni in Borsa” per Impregilo. In questa partita Berlusconi gioca il ruolo del “veicolo inconsapevole” dell’estorsione quando il 2 agosto 2011 chiama Ponzellini: “Ti telefono perché, mi telefonano da Panama… e dicono che devo contattare i vertici Impregilo… e dire che sulla questione ospedali dovete trovare l’accordo con Panama… altrimenti il presidente del Panama rilascerà alle 19,30 di questa sera ora panamense una dichiarazione per bloccare l’opera di Impregilo sullo stretto con un grave tracollo… conseguente in borsa per Impregilo (…) Quel tale Lavitola no, amico del presidente di Panama… mi ha telefonato sei volte mi ha trovato alla fine e mi ha lasciato detto questo”.

“Ti ringrazio dell’informazione – risponde Ponzellini – mi metto in moto subito siccome domani alle 7:30 sono da Gianni Letta ti lascio la soluzione, ma stasera già intervengo”. Impregilo non si è costituita parte civile. Ponzellini aveva il telefono sotto controllo perché sotto inchiesta a Milano per i rapporti tra la Banca Popolare di Milano e il gruppo Corallo. L’intercettazione è stata trasmessa alla Procura di Napoli, che l’ha fatta ascoltare più volte  nel corso del processo. Anche il 19 giugno scorso, quando fu chiamato a deporre Berlusconi. Il Cavaliere concluse un’ora e mezza di interrogatorio piuttosto teso con una intemerata contro la magistratura: “E’ incontrollata e incontrollabile, è irresponsabile e gode di impunità piena”.