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Ferrari, Marchionne: “Non andiamo all’estero per pagare meno tasse”

Un comunicato del gruppo guidato da Sergio Marchionne definisce "prive di fondamento" le indiscrezioni riportate dall'agenzia Bloomberg. "Non vi è alcun piano o intenzione" di questo tipo, si legge, "né alcun progetto di delocalizzare le sue attività italiane, che continueranno ad essere soggette al regime fiscale italiano"

Fiat-Chrysler (Fca) smentisce le indiscrezioni, diffuse ieri dall’agenzia Bloomberg, sull’ipotesi di un trasferimento all’estero della residenza fiscale di Ferrari. Un comunicato del gruppo guidato da Sergio Marchionne sostiene che “si tratta di voci prive di fondamento” e dichiara che “non vi è alcun piano o intenzione” di questo tipo “né alcun progetto di delocalizzare le sue attività italiane, che continueranno ad essere soggette al regime fiscale italiano”. Bloomberg citava “fonti vicine al dossier” secondo le quali sul tavolo c’era la possibilità che il Cavallino rampante seguisse l’esempio della casa madre, che dopo la fusione con Chrysler ha preso la sede legale in Olanda e residenza fiscale a Londra ed è quotata, oltre che a Piazza Affari, anche a New York. L’agenzia ricordava anche come l’anno prossimo Fca e Cnh beneficeranno del taglio della tassa sui profitti di impresa dal 21 al 20% deciso dal governo di David Cameron, che intende anche ridurre al 10% l’aliquota di imposta sui brevetti. Mentre in Italia, in base ai calcoli della Banca mondiale, il livello medio di tassazione sulle aziende è del 31,4 per cento.

Intanto in Piazza Affari sia Fiat Chrysler che la controllante Exor hanno continuano a precipitare perdendo rispettivamente  il 6,27% a 9,19 euro e il 2,54% a 33,71 euro. L’andamento è seguito all’annuncio, nella notte tra mercoledì e giovedì, del prezzo del prestito Fca da 2,875 miliardi di dollari da convertire in azioni (la scadenza è al 2016) con cedola annua del 7,875% (peggio del previsto secondo il mercato) e degli 87 milioni di nuovi titoli che verranno venduti a Wall Street a 11 dollari l’uno, cioè il 4% in meno del valore del titolo alla vigilia dell’annuncio. Giovedì mattina Exor ha comunicato che sottoscriverà il prestito per 886 milioni di dollari limando il suo peso di controllo nel gruppo dal 31 al 30 per cento. I dettagli forniti dalla società completano il quadro delle operazioni sul capitale annunciate a ottobre insieme allo separazione di Ferrari dal perimetro del gruppo. L’obiettivo è incassare liquidità per sostenere l’ambizioso piano di investimenti annunciato e contenere il debito. Che sarà alimentato anche dalla vendita del 10% di Ferrari e da un maxi dividendo da 2,5 miliardi che Maranello staccherà al suo azionista prima della separazione.