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Renzi a Brescia, Gomez: “Italia locomotiva d’Europa? Si parli meno e si lavori di più”

Renzi ha detto che l’Italia, se coglierà l’occasione, sarà la locomotiva d’Europa. A oggi ci sono zero possibilità che questo accada. Se ci si mette a lavorare, le potenzialità ci sono tutte. Speriamo che si parli meno e si lavori di più”. Sono le parole di Peter Gomez, ospite di “Coffee Break”, su La7, a proposito delle dichiarazioni rese oggi da Matteo Renzi dal palco dell’Assemblea degli industriali di Brescia. Il direttore de ilfattoquotidiano.it si pronuncia anche sul M5S: “L’idea di Beppe Grillo di far scomparire i suoi dalla tv è stata una follia”. Poi analizza in modo approfondito la riforma del lavoro e le sue contraddizioni, soprattutto per quanto concerne le tutele. E sottolinea: “Al Jobs Act, dopo una trattativa, si arriverà per forza mettendo la fiducia. E si porrà la questione sull’appartenenza al Pd, del tipo: ‘Se tu del Partito Democratico non voti la fiducia, sei fuori dal partito’. Questo ha anche un senso, ma se il governo utilizza la fiducia anche quando non la dovrebbe utilizzare che margine ha il parlamentare che non è d’accordo? Ricorda un po’ il Comma 22: ‘Chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di guerra, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di guerra non è pazzo’”. Gomez si esprime anche sulla promessa degli 800mila posti di lavoro: “Il governo ha stabilito che per tutto il 2015 ci sarà un’esenzione fiscale per 3 anni per i nuovi assunti. Questo significa che non ci saranno nuove assunzioni. Probabilmente la legge è sbagliata al di là delle intenzioni del governo”. Si sofferma quindi sulla necessità della banda larga, contesta al governo Renzi la mancanza di un vero e proprio progetto industriale e osserva: “Allo stato attuale, in Italia, visto che non si può svalutare la moneta e non abbiamo innovazione tecnologica sufficiente, si sta pensando di sviluppare il costo del lavoro. Il futuro che si prospetta è quello di lavoratori che sicuramente guadagneranno meno rispetto a quello che guadagnano adesso, e avranno meno diritti perché dovranno essere anche più produttivi”